Dal make-up, alla perdita della faccia, alla donna portata

L’uomo contemporaneo è un uomo che tende sempre più a disumanizzarsi, cioè a ridursi a cosa; un uomo che dopo essersi prestato al consumo di massa e aver apprezzato la “perfezione” e l’immortalità dei prodotti fabbricati dalla sua mano, arriva al punto di perdere la propria dimensione di soggetto “antiquato” e trasformarsi, egli stesso, nell’oggetto della sua venerazione: nel prodotto fatto in serie. Si tratta, in sintesi, del giudizio impietoso e, per la verità, dichiaratamente esasperato nei toni, di uno dei massimi filosofi non accademici del Novecento, Günther Anders.

A corredo della sua analisi,  nel 1956,  Anders adduce una serie di esempi, come il  make-up. Infatti, la possibilità di presentarsi in pubblico senza trucco non è neppure presa in considerazione dalle ragazze, e non solo perché come le loro madri e nonne si vergognano di uscire in veste trascurata o disadorna… determinante è il quando, cioè quando esse si considerano “curate”. Seguendo il filosofo «per quanto lo consenta la materia prima delle loro membra e dei loro volti, quando si sono trasformate in cose, in prodotti finiti, in oggetti di artigianato». Sono poche infatti le ragazze che si mostrano con le “unghie nude”, perché  è ritenuto sconveniente; in quelle condizioni non sarebbero degne di camminare per strada, di essere presentate in società, in ufficio e  persino di stare in cucina. Sono abbastanza curate solo quando finalmente si trovano sullo stesso piano degli arnesi che devono maneggiare, quando «mostrano la stessa morta e lucida rifinitura da oggetto che quelli hanno; quando possono rinnegare la loro precedente vita organica»; cioè quando danno l’impressione di essere fabbricate tout court.

Lo stesso standard vale per il modo di portare capelli, di dare visibilità alle gambe, per la gestione delle espressione del viso, del corpo e dei suoi movimenti nella totalità. È esemplificativo il fatto che oggi non sia il corpo svestito a essere considerato “nudo”, piuttosto è quello non lavorato, che non contiene elementi di cose, né indizi di una riduzione a cosa. «E ci si vergogna di questo corpo “nudo” in senso nuovo», come sottolinea Anders, «anche quando è coperto».  E non mancano altri esempi che continuerebbero ad avallare questa tesi. Uno tra i tanti, tra quelli che ci vengono offerti dal mondo della musica, lo possiamo rintracciare nel video del nuovo singolo di Katy Perry Bon Appétit. In soli quattro minuti la cantante è cotta e sfornata e diventa la portata principale di un banchetto cannibale. Infatti, nel breve tempo è trasmesso il video di una donna che viene scongelata, per poi essere impanata, cucinata e, infine, bollita da cuochi con aria minacciosa. Solo quando sarà “assaggiata” e cotta alla perfezione, sarà impiattata e presentata ai Migos, un gruppo di commensali affamati (in realtà il gruppo hip hop statunitense). I giochi di parole del testo passano da un registro alimentare a uno cannibale. Da «vuoi quello che sto cucinando ragazzo» a «spero che tu abbia uno spazio per la miglior torta di ciliegia al mondo, colpirà il tuo palato, ragazzo». In altre parole, i fantasmi del mondo che volano nelle nostre case, e che vengono dal cinema, dalle trasmissioni televisive o radiofoniche, e ormai anche dal web, ci trasfigurano, come detto, in prodotti fatti in serie.

Oltre al make-up, altri esempi sono la nail art e il french. La nail art di quest’anno appare originale, easy e adatta anche alle mani meno esperte, la nuova tendenza richiede infatti i colori pastello e nuance nude sulle nostre mani, nonché tonalità metallizzate come l’oro rosa e l’argento. Inoltre, non si parla più della classica french, in quanto si è trasformata, perché non vedremo sfoggiare la solita linea bianca, ma si oseranno abbinamenti divertenti e le linee si sposteranno alla base dell’unghia, creando mezzelune, anche se la vera novità saranno le nail art geometriche.  Che dire invece delle tendenze di quest’anno dell’hairstyle? Tornano le ciocche rosa, e l’accoppiata long bob con tendenza onde piatte è decisamente il cult della primavera estate 2017.

Più complessa è invece l’indagine sul modo in cui adeguiamo le espressioni del volto ai nostri “fantasmi” preferiti. La nostra mimica facciale si presta a espressioni spesso complesse e ambigue; questo accade soprattutto perché esse provengono da un sistema duplice, volontario e involontario, capace di mentire e di dire la verità e, a volte, contemporaneamente.

Nel suo libro I volti della menzogna Paul Ekman elenca almeno tre chiavi di lettura per stabilire che un’espressione non sia genuina e sincera: asimmetria dell’espressione nei due lati del volto, scelta sbagliata dei tempi di innesco e “disinnesco” della mimica facciale, errata collocazione dell’espressione nell’interazione. Neanche i volti dello spettacolo sono sempre perfetti e  tirati, spesso ammiccanti e  diabolici. Tornando a Katy Perry nel video di Bon Appétit, lo spettatore assiste a quella che sempre Anders definisce una «perdita della faccia» durante  “l’orgia musicale”. Durante l’orgia il volto appare devastato e sfatto; cessa infatti di essere specchio dell’individualità e si trasforma in una semplice parte del corpo, o si dissocia dall’orgia e non informata di ciò che succede al piano inferiore diventa impassibile e la si porta con sé come “dotazione” perché non è stato possibile lasciarla nel guardaroba, o ancora diventa vitrea nell’ebbrezza della meccanizzazione, del processo dell’uomo che si rende cosa: ossia cessa di  avere coscienza della propria visibilità. In un’ulteriore esagerazione resta innegabile il fatto che la faccia è diventata un residuo, un pezzo «antiquato».

E infine, anche il corpo e il suo movimento si adeguano a questa trasformazione. Nel mondo contemporaneo, addirittura mediante lo Human Engineering (o ingegneria applicata all’uomo), l’uomo tenta di sfuggire alla sua calamità (la sua imperfezione rispetto ai suoi prodotti e macchine, alla sua mortalità e all’incapacità di adeguarsi fisicamente ai ritmi dell’evolversi delle sue produzioni) sottoponendo il proprio fisico a condizioni innaturali, a situazioni-limite fisiche e studiandone le reazioni. «Ciò che spera di ottenere con i suoi esperimenti – rileva ancora Anders in L’uomo è antiquato, sempre esagerando delle situazioni per portarle alla conoscenza – è di ottenere  il climax di ogni possibile disumanizzazione», quello che au fond  riesce a raggiungere Perry il cui corpo nel video considerato viene scongelato, impanato, modellato, raffinato, tagliato, sfilettato, lucidato, condito, assaggiato, bollito e servito. Per esprimerci con una parafrasi di un celebre detto di Nietzsche: «Il corpo è qualche cosa che deve essere superato» o – gli potrebbe fare eco Anders – «è già superato»?

Valeria Gennaro

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Valeria Gennaro
Giornalista, insegnante, fashionista e cultrice della materia in storia del cinema con la passione per la moda, i bijoux e la social communication. Laureata magistrale in Teoria e filosofia della comunicazione e laureanda in Scienze filosofiche. Neuro Linguistic Programming Master Practitioner. Collabora con "La Gazzetta del Mezzogiorno", Cinematographe, Fashion Life, ed è caporedattore del giornale "Alpi Fashion Magazine" e del relativo supplemento sul lusso Luxury Style Mag

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