Nato in Sicilia, in provincia di Siracusa, Roberto Pantano vive alcuni anni tra la Sicilia e il Sudamerica per poi stabilirsi definitivamente a Roma, città in cui respira le atmosfere del cinema e se ne appassiona. La settima arte rappresenta per lui una valvola di sfogo per il suo attento spirito di osservazione; un talento nel raccontare storie che esprime con una naturalezza disarmante, senza filtri né mediazioni. Per lui la proiezione sul grande schermo della realtà non rappresenta affatto una sovrastruttura per veicolare un particolare tipo di messaggio piuttosto che un altro. Il cinema è verità ( sic et sempliciter): una semplice ed istantanea fotografia del quotidiano, quella stessa arte fotografica che abbinata alla letteratura fantastica e ai fumetti, verso i quali nutre una passione viscerale, rappresenta la massima espressione della sua capacità immaginifica di immortalare in un quadro di sceneggiatura ogni singolo tratto della vita e delle personalità sfaccettate di cui l’umanità si compone.

Infatti di veramente autentico, fa intendere il regista di InterNOS Le Courtmétrage, ci sono le visioni e le immagini che scorrono nella nostra mente e che come in un puzzle rappresentano i tasselli mancanti che potrebbero completare la cornice di un vissuto che altrimenti rimarrebbe appiattito nella caligine della omologazione. InterNOS Le Courtmétrage rispecchia proprio il punto di non ritorno di una società anestetizzata di fronte ai sentimenti puri e fotosensibile ai bagliori delle apparenze.  Ciononostante quando si arriva in fondo al tunnel c’è una luce che può riportare indietro anche i più ignavi; quelle personalità apparentemente inette e apatiche e far recuperare loro la parte virtuosa della loro indole e la genuina spontaneità nei rapporti. Alpi Fashion Magazine in questa intervista esclusiva ha provato a capire meglio i lati nascosti del carattere e della personalità artistica del regista che si manifesta nella sua personale e complessa visione del mondo e dei rapporti interpersonali.

Roberto Pantano

Roberto, come nasce la storia di questo cortometraggio. Ci racconta il suo punto di vista di regista?

Il progetto InterNos è un progetto complesso, che può dividersi in due parti: il lungometraggio InterNos Une Histoire sans espoir e il cortometraggio InterNos Le Courtmètrage. Entrambi hanno origine dalle vicende del mio gruppo di amici di gioventù, che ho rivisto dopo trent’anni… reintrecciare rapporti dopo tanti anni ha suscitato in me emozioni profonde che ho poi riversato nella stesura del lungometraggio, che è stata un lavoro lungo circa due anni, che ha visto numerose revisioni anche per esigenze di produzione.

Questo film in realtà è molto complesso. Da quale spunto nasce l’idea di realizzare il cortometraggio?

InterNos Le Courtmètrage è nato principalmente per promuovere la sceneggiatura del progetto principale, ovvero il lungometraggio che è la storia di un gruppo di amici e di Marcello che scrive un film sulle loro vicende. Tuttavia nascerà una lotta intestina tra i personaggi che finirà per dare vita a “film nel film”, nel quale la sceneggiatura è solo un pretesto per far emergere rancori passati, rancori che comprometteranno inesorabilmente e drammaticamente la riuscita dell’opera. Nel cortometraggio però confluisce anche un sentimento di dolore misto a rabbia, una sorta di “vendetta” contro il vero “Lucio”, che diede improvvisamente forfait ad alcuni accordi, per tale motivo mi balenò l’idea di “ucciderlo” sotto forma di un suicidio apparente, inteso come metafora e monito di un dolore e di un disagio interiore che egli vive realmente.

Quanto i grandi maestri della cinematografia, come Federico Fellini, l’hanno ispirata?

Vede….tanti maestri mi hanno influenzato, ma quando ho scritto questa storia in realtà non avevo l’intenzione di emulare nessuno di essi. Ho voluto semplicemente dare sfogo a un sentimento allo stato puro. E l’ho fatto attraverso una serie di avvenimenti realmente accaduti, momenti di vita a cui ho assistito personalmente e che poi ho ricostruito. Attraverso il cinema cerco semplicemente di tener fede ai miei sentimenti. Ho raccontato tutto ciò che avevo dentro, le mie immagini, le mie visioni, i miei pensieri.

Qual è l’intenzione che si vuol trasmettere allo spettatore? 

Posso dire che il doppio personaggio Lucio-Oscar rispecchia il doppio lato della personalità dell’uomo. Lucio a volte ha un’euforia e un’energia enorme; è una persona molto intelligente, piena di risorse e simpatia però basta poco perché diventi un uomo meschino, una persona trasandata ed insopportabile. Inizialmente volevo assegnare i due ruoli, quello di Oscar e quello di Lucio, a due attori diversi ma Annamaria (Annamaria Zevola, coautrice del corto, ndr) ha avuto l’idea di farli interpretare dallo stesso attore, Luca Lionello, proprio a sottolineare i due lati di una stessa medaglia. Inoltre Annamaria ha voluto fortemente dare al doppio personaggio Lucio/Oscar una possibilità di riscatto: mentre nel lungometraggio Lucio finisce per sembrare la vittima sacrificale, nel cortometraggio ha la chance di riscattarsi, di superare le sue debolezze seppur a un prezzo altissimo, mettendo a nudo se stesso e scoprendo la fragilità di certi rapporti interpersonali e per certi versi della nostra società. Infatti l’attaccamento al materialismo che emerge nel corto, così come la crisi di valori e sentimenti e il decadimento generale che ne consegue sono lo specchio del mondo che ci circonda e in cui viviamo, un mondo rappresentato nel suo realismo talvolta anche crudo e cinico.

www.internosilfilm.com

Marianna Gianna Ferrenti

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Marianna Gianna Ferrenti
Sono una giornalista pubblicista lucana. Dopo alcune esperienze sul territorio, ho allargato gli orizzonti, affacciandomi nel 2012 al mondo del social journalism. Laureata magistrale in Scienze filosofiche e della comunicazione, dopo un corso di Alta Formazione in Graphic Design ed Editoria digitale, finanziato dal Fondo Sociale Europeo, ho arricchito il mio background con competenze tecniche nell'ambito della scrittura digitale

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