In queste ultime settimane di reclusione domestica mi sono interrogato a fondo riflettendo sulla famiglia, l’amicizia, l’amore, il lavoro, l’informazione, il mondo dei social network.

Non sono ancora riuscito a dare delle risposte a tutto, ma in senso generale mi sono accorto di quanto siamo stati bombardati da un linguaggio manipolatore che ci ha allontanato da ciò che è veramente indispensabile. Obbligati ad un mutamento così drastico che il paniere delle priorità è cambiato in egual misura.

Questa tragedia globale ha causato il crollo della produttività, la morte di migliaia di persone e la reclusione forzata per il bene di ognuno. Nonostante tutto questo dramma, penso che ci siano degli aspetti positivi da considerare.

Le nostre vite corrono cercando di superare sempre di più tutti i limiti, come la produttività, il senso delle cose ed il concetto di vita. Arrivando quasi a dimenticarci di ciò che è realmente importante. Ma perché? Forse quei vecchi concetti chiamati valori, forse, ricominceranno a tornare di moda….

Se effettivamente ed efficacemente non si troverà un vaccino il nostro quotidiano è destinato a cambiare drasticamente…! Come sarà riorganizzato il mondo del lavoro? Soprattutto quella parte di produttività dove la presenza umana è fortemente necessaria.

Come si organizzeranno le scuole elementari e gli asili nido visto che a quell’età risulta difficile se non impossibile far passare il concetto di distanza di sicurezza? E quindi, come faranno tutti i genitori lavoratori a gestire i propri figli in quella fascia d’età?

E contestualmente, come sarà organizzata l’istruzione, anche se abbiamo visto che la formazione online ha avuto parecchio consenso soprattutto in ambito universitario?

Come si riorganizzerà il mondo della musica e dello sport? Se ai concerti o negli stadi non ci si potrà più andare?

Come si ridimensionerà il mondo della moda anch’esso fatto di interazioni umane come risultante della sua creatività? Ed ancora, come vivremo il nostro quotidiano? Visto che probabilmente bisognerà capire come relazionarsi con amici e parenti. E se volessimo andare a cena da uno di loro dovremmo assicurarci che siano stati in quarantena? E le relazioni tra i giovani? Ed i relativi centri di aggregazione?

Tutte queste sono alcune delle domande sulle quali ci si dovrà interrogare e darsi una risposta. Se questo è il quadro generale, quale sarà prezzo della quotidianità? Chi pagherà sulla propria pelle o addirittura sulla propria esistenza ai fini del cambiamento? È un costo opportunità che toccherà pagare a tutti o ne risentiranno solo i più deboli?

Penso che questo momento dovrebbe farci riflettere sul fatto che è importante più che mai dimostrare di avere realmente le capacità intellettuali ed anche materiali per stare al passo in un mondo che è cambiato. E quindi riposizionare un sacco di figure che, chissà per quale motivo, ricoprono certi ruoli senza dimostrarne le capacità. Forse è ora di far tesoro dell’eccellenze del nostro Paese e non dei parassiti che occupano determinate posizioni. Forse è ora di tornare a splendere così com’era stato il nostro Rinascimento, da troppo tempo ce ne siamo dimenticati. L’igiene mentale che dovremmo sviluppare in previsione del post – Covid19 è semplice ma non banale: decidere di sforzarci nell’essere migliori senza ipocrisia e senza quell’ego che il più delle volte mette solo in evidenza l’aspetto peggiore di noi stessi. Altrimenti nessuno avrà mai il coraggio di dire quello che pensa per paura di pagare il prezzo della sincerità.

Credo che questo sia tra le più grandi piaghe sociali.

Articolo di Gabriele Vinciguerra
Foto di Benedetta Muda

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Gabriele Vinciguerra
L’obbiettivo del fashion photographer Gabriele Vinciguerra, è quello di emozionare! Eclettico nell’interpretazione delle esigenze del cliente, attraverso immagini artistiche, accattivanti dall'identity univoca. L’alta moda è il suo focus. Un mondo irrinunciabile, un’ossessione perseverante soddisfatta solo quando fotografa. Le capacità tecniche sono importanti. Tuttavia, l’anima, l’intensità e la sensibilità che ha nel saper cogliere ciò che inquadra con la macchina fotografica, lo rendono diverso. “La fotografia non è un lavoro, è una necessità intrinseca della sua anima. Una maledizione e una fortuna che rendono unica la sua espressione artistica

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1 Commento

  1. Totalmente d’accordo Gabriele. La mediocritá della classe dirigente basata su amicizie e raccomandazioni, anziché merito e preparazione, si paga in questi momenti, e non quando va tutto bene e si allargano le braccia dicendo “che vuoi farci? Quello è un amico di… Siamo in italia”…
    Pensiamoci prima di rimettere nei posti chiave, pubblici o privati, amici di, parenti di… Di eccellenza ne abbiamo, solo che la mandiamo all’estero per la disperazione (la loro)… basta

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