Intervista e foto di: Gabriele Vinciguerra.
Musicalmente qual è il vostro primo bisogno?
Quando siamo partiti come I Ministri, il nostro bisogno era sicuramente quello di creare qualcosa che lasciasse la gente a bocca aperta oltre che essere uno sfogo.
Con il tempo abbiamo preso coscienza del fatto che fare essere musicisti e fare musica è una responsabilità perché ciò che fai è ciò che consegni a chi si identifica in te. Suonare è tra quei bisogni che se dovesse mancarci, ci farebbe stare male.
Musica e business, Cultura e soldi dove finisce uno e comincia il resto?
Vent’anni fa se mi avessero fatto la stessa domanda, avrei risposto che questi erano associazioni distanti anni luce l’uno dall’altra. Perché c’era la convinzione che la cultura in quanto tale non dovesse essere contaminata dal denaro o dagli affari.
I soldi sono finiti. Album di esordio che uscì nel 2006 in cui nella copertina c’erano soldi veri. Che cosa significava quel messaggio? Che al contrario di altri avevamo rifiutato di prendere strade e possibilità dove qualcuno ci avrebbe dato dei soldi ma che in cambio ci avrebbe chiesto di far parte del suo business.
Abbiamo continuato a dire di No, mantenendo quella purezza che oggi purtroppo non apprezza più nessuno. E se dovessimo parlare di mercato in termini di domanda e offerta, ci sentiamo più adeguati alle conversazioni del passato piuttosto che a quelle attuali.
Rispetto a 10 anni fa, quanto siete cambiati e quanto è cambiato il vostro pubblico?
Pur non avendo una grande trasposizione radiofonica o televisiva, il nostro pubblico è cresciuto insieme non solo anagraficamente ma anche in termini di numeri. In ogni concerto ci accorgiamo di un rinverdimento sempre maggiore.
E questo è un segnale di un cambiamento che ci appartiene. Rispetto a ieri siamo diventati più responsabili, consapevoli e professionali. Per noi la musica era, ed è un testimone che consegni a quelli che vengono dopo.
E vedere che questa modalità è adottata anche da altri, per noi è qualcosa di importantissimo. Capita che nella vita di ognuno ci siano dei momenti di rottura, generate sa situazioni personali o sociali, ma consapevoli di questo abbiamo cercato di esistere armonizzandoci col passato rispetto le generazioni attuali.
Anche se ci rendiamo conto di non essere un prodotto che attecchisce con le generazioni di attuali come altri, non ci sta andando così male.
Che significato attribuite alla parola: “Spettacolo” Quando i ministri salgono sul palco cosa succede?
Uno dei nostri ruoli nel dare significato al concetto di: Spettacolo, è quello di trasfigurarci, nel senso che quando saliamo sul palco diventiamo qualcos’altro che si traduce in energia. E se ce qualcuno che possa pensare che questo sia alla portata di tutti, credimi si sta sbagliando.
Come musicisti, come professionisti abbiamo la responsabilità del nostro ruolo ed in quanto tale perseveriamo nell’esserlo. Se pensi ad esempio alle giacche che indossiamo. Nel tempo ed in modo del tutto spontaneo, sono diventate un elemento distintivo che ha creato intorno a sé un mondo, un immaginario collettivo, un racconto, non di noi stessi, ma della musica che facciamo.
Un risultato che è nato dalle conferme che il nostro pubblico ci ha fatto capire che stiamo andando tutti insieme nella giusta direzione. La nostra musica diventa quell’elemento comune attraverso il quale il nostro pubblico sa riconoscersi anche al di fuori dei concerti, magari ascoltandoci mentre va in fabbrica al lavoro.
Essere una Rock band ha un prezzo da pagare visto il panorama attuale?
In termini economici sicuramente… È una carriera che abbiamo scelto più per passione. Al contrario di altri che sono stati attratti da episodi di successo veloce con risvolti economici fortunati, che in alcuni casi sono durati poco.
Si parla molto di business, come chiedevi tu prima, si parla molto di successo economico, senza pensare che significa: spostare le sorti della propria vita grazie alla Hit parade. Noi abbiamo fatto una scelta diversa. Siamo una Rock band con dei valori che sono gli stessi che appartenevano alla musica che ascoltavamo un tempo.
Con l’auspicio che quegli stessi valori siano percepiti ed apprezzati anche se in questo avremmo qualche perplessità. L’idea di spettacolo moderno nasce con il Rock. Il Rock rimane Padrino di questa idea di spettacolo.
Tanto è vero che se vediamo i più grandi show di oggi, questi coinvolgono sempre persone che stanno suonando su un palco con una chitarra collegata ad un amplificatore. Poi ci sono i DJ che possono suonare in tutte le discoteche del mondo, ma i grandi spettacoli continuano ad essere legati a questa matrice.
Cosa ne pensate della società attuale?
È buffo pensare che sia diventato complesso per la nostra società mantenere dei momenti di aggregazione. Nel secolo scorso quei momenti erano generati dalla religione, dalla politica e dallo sport.
Parte di tutto questo, si è perso ad esempio per la religione e la politica. Il problema qual è? Quello di non sapere come far incontrare le persone. Questa è la società del consumismo che non si preoccupa più di come fare aggregazione dimenticando, che è l’unico modo per far andare avanti l’umanità.
Credo che i fenomeni di massa siano qualcosa di veramente importante per il forte impatto sociale che ne deriva. Ad esempio, il concetto di musica Pop concepita e prodotta per il consumo popolare, urbano e di massa, nell’era della civiltà industriale, si è rivelata un mezzo attraverso il quale ci si riconosce e ci si aggrega.
Diversamente i concerti perderebbero la loro funzione. Quello che non gradiamo è quando tutto questo viene studiato a tavolino cercandone la massificazione nel prendere la gente e stringerla in un imbuto per sputare fuori un concetto che possa essere commestibile per tutti. Con il risultato che quello che si cerca di fare è semplicemente un po’ di qualunquismo.
Una bugia universalmente condivisa diventa una verità. Secondo voi questo concetto è applicabile nella società attuale?
Negli ultimi anni sono state create delle nuove tecnologie dove tutti possono parlare. E parlare agli altri, come ad esempio attraverso i social network. Diventa problematico il fatto che hanno dato a chiunque la possibilità di dire ciò che pensa.
E non sempre queste stesse persone sanno come gestire questi strumenti. Infatti, è successo anche a politici, imprenditori, persone di spettacolo, di bruciare la loro carriera per aver adottato una comunicazione inadeguata.
Perché, comunicare efficacemente è complicato. Quindi? Da un momento all’altro tutti si sono ritrovati a dire la loro, quando un attimo fa si limitavano a dire cazzate al bar. Questo per dire che non tutti sono in grado di usare questi strumenti, del potere che hanno e degli effetti che si generano.
Tutti sono presenti sui social ma non tutti sono in grado di creare la loro immagine da esibire. Di conseguenza di creano delle dissonanze che generano delle tossicità comunicative che portano anche ad un dialogo pericoloso. Ci si accorge che i momenti di discussione sono sterili perché non vanno mai al di là del dialogo tra personaggi.
Lì ti accorgi che sei dentro ad una recita. Se tutto questo fosse affrontato da persone che hanno in termini di consapevolezza, la capacità ed il carisma di portare l’opinione pubblica verso una discussione più ampia, concreta e pragmatica, qualcosa cambierebbe di sicuro.
Se doveste dare una definizione di voi stessi cosa direste?
Diremmo che siamo persone che hanno cura delle proprie canzoni. Ci consideriamo genuine. Siamo legati alle persone più che ai traguardi economici o discografici.
La nostra storia vibra tra tre persone e non di certo tra dischi venduti. Quello che noi cerchiamo è una propria strada umana ed esistenziale, piuttosto che di successo…