intervista e foto di: Gabriele Vinciguerra

È facile cadere nel pregiudizio secondo cui chi pratica l’MMA è un violento, una persona che ama picchiare per il gusto di farlo o per chissà quale altro motivo. Questo non potrebbe essere più lontano dal significato di questo sport.

L’MMA è un’arte dura che impone una preparazione rigorosa e richiede un profilo fisico e psichico di livello. Serietà, dedizione, lealtà, rispetto e senso di appartenenza sono alla base dei suoi valori costituenti. Tutto questo diventa disarmante nell’incontrare Alice Pisciotta. Perché ti immagini sia esuberante, magari egocentrica e piena di sé. E invece no.

Umile, prima di tutto, una ragazza acqua e sapone dall’aspetto pacato. Ma quando entra in gabbia, tutto cambia. Tutto il suo mondo è circoscritto da un ottagono dove il tempo è scandito da 5 riprese di 5 minuti ciascuno. Fuori i secondi, inizia lo show!

Come sei arrivata all’MMA?

In realtà ci sono sempre stata. Il mio parco giochi era la palestra dove insegnava il mio papà. Era più forte di me, dovevo andare lì anche solo per vedere gli allenamenti. Lottare era come per un altro bimbo di 5 anni, l’equivalente di rotolarsi sull’erba o fare qualsiasi altro gioco.

Non sempre mi era concesso stare in palestra perché mio padre si preoccupava di me e non voleva assolutamente che nel vedere gli atleti lottare potessi impressionarmi. Detta così sembra che facessero chissà quali cose, ma in realtà era una forma di protezione che aveva nei miei riguardi.

Che tipo di approccio hai avuto e a che età hai iniziato?

Come ti dicevo, la palestra è ed era la dimensione in cui io giocavo, mi divertivo. Ho iniziato a fare Karate con il M° Bruno Pizzelli, per poi spostarmi verso la lotta e alle MMA. Dai 5 agli 11 anni ho vissuto lo sport in modo ludico, dopodiché ho iniziato a dedicarmici seriamente.

Se dovessi definirti sportivamente cosa diresti?

Non amo definirmi perché preferisco che sia ciò che faccio a parlare di me. Ho una certa consapevolezza che mi porta a vibrare a seconda degli impegni sportivi che devo affrontare. Sicuramente sono una persona che cerca sempre di migliorarsi nel perseverare in disciplina e rigore sportivo.

E devo ammettere che in questo sono molto testarda. Sul piano sportivo mi considero una grappler nel Dna, ma mi rendo conto che i piani di confronto in questo sport vertono ad una visione più ampia nell’essere degli atleti completi, capaci di gestire sia le situazioni di striking che a terra.

Quindi il mio impegno è quello di cercare di avere meno lacune possibili.

Essere donna, in una disciplina fortemente ad appannaggio maschile pensi che possa snaturare la tua femminilità?

Non credo che uno sport a prescindere dal quale possa essere, abbia la capacità di mettere in dubbio la femminilità di una donna.

Ogni donna vive lo sport in modo del tutto personale e quello di certe attribuzioni penso che appartengano a modelli comunicativi medievali.

Abbiamo esempi oggettivi di fighters di grande livello che hanno saputo mantenere la loro femminilità in barba a pregiudizi arcaici e direi fuori luogo nel 2023.

Ti consideri una guerriera o un’atleta. Quale delle due e perché?

Mi considero un’atleta con lo scopo di diventare guerriera. Tutti possono essere degli atleti.

Ma per diventare una guerriera ci vuole molto di più, perché il raggiungimento dell’essere è diventare più di quanto siamo!

Sport da Combattimento e società come forma di educazione. Pensi che la palestra possa essere un luogo in cui si possano educare le persone al rispetto e all’etica?

È l’uomo che fa la differenza. Cosa intendi? Che gli aspetti sia di crescita personale che sportiva, possono avvenire se hai un Maestro ed un Team che come te condividono gli stessi obbiettivi. Ed in questo posso considerarmi fortunata.

Inizia l’incontro, alle tue spalle si chiude la porta della gabbia. Qual è il tuo ultimo pensiero prima di iniziare il match?

Normalmente i pensieri li ho durante la giornata che precede il match. Quando sono in gabbia la mia testa si svuota di tutto ed è come se respirassi un’altra aria. Difficile da spiegare ma è come se entrassi in una dimensione dove conta solo il presente.

Consiglieresti alle donne di praticare questo sport anche se non necessariamente con finalità agonistiche?

Non per essere di parte, ma consiglio assolutamente la pratica di uno sport come questo che ti aiuta non solo ad essere in forma ed imparare una disciplina completa.

Ma soprattutto, ti mette di fronte ad un aspetto come quello emozionale nel saper affrontare situazioni difficili dov’è importante essere lucidi e razionali.

Penso che sia un aspetto imprescindibile per la vita di tutti noi e non solo nello sport.

Fatica, dolore, paura. Che rapporto hai con loro?

Quando pratichi uno sport così, quello è il tuo quotidiano.

Se non ci facciamo sopraffare da tutto questo ma lo accettiamo, sicuramente riusciremo a superare limiti che altrimenti ci precluderebbero il raggiungimento dei nostri obiettivi sportivi.

Perché combatti e per chi?

Per me! Perché mi appaga, perché amo combattere e mi diverte farlo. Non credo di pensare ad una dimensione diversa da quella.

L’MMA è la mia dimensione e la gabbia un’occasione per dimostrare il mio valore sportivo. Inoltre, sono circondata da una famiglia che mi ama e mi sostiene in tutto.

Oltre alla fortuna di avere un papà che segue la mia preparazione senza mai lasciare nulla al caso, come se fossimo collegati da un filo di Arianna che ci permette di avere un feeling insostituibile.

Se dovessi toglierti un sassolino dalla scarpa cosa diresti?

Che dire… personalmente cerco sempre di dare il massimo e nonostante i repentini sforzi, non mi accontento mai della mia performance.

Forse è un modo per impormi di vivere fuori dalla confort zone, forse è un modo per stare con i piedi per terra, forse è un modo e una forma di disciplina volta al raggiungimento di traguardi sempre più alti, attraverso il continuo rinnovamento della versione migliore di me.

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Gabriele Vinciguerra
L’obbiettivo del fashion photographer Gabriele Vinciguerra, è quello di emozionare! Eclettico nell’interpretazione delle esigenze del cliente, attraverso immagini artistiche, accattivanti dall'identity univoca. L’alta moda è il suo focus. Un mondo irrinunciabile, un’ossessione perseverante soddisfatta solo quando fotografa. Le capacità tecniche sono importanti. Tuttavia, l’anima, l’intensità e la sensibilità che ha nel saper cogliere ciò che inquadra con la macchina fotografica, lo rendono diverso. “La fotografia non è un lavoro, è una necessità intrinseca della sua anima. Una maledizione e una fortuna che rendono unica la sua espressione artistica

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