È una lunga storia, risale al 1585. Siamo nel pieno fulgore dell’era papalina di Papa Gregorio XIII che accolse allora una delegazione di nobili orientali al seguito del Principe Nakaura. L’evento assolutamente straordinario era il risultato della politica del grande Alessandro Valignano che, ottenuta la totale fiducia dell’Imperatore, lo convinse ad inviare a Roma un gruppo di giovani titolati. Una fiducia tanto unica quanto preziosa che purtroppo decadde poi per l’operato dei suoi successori che determinarono la chiusura, durata più di 500 anni, dell’Estremo Oriente su sè stesso. Torniamo a Roma, a Trastevere per l’esattezza, dove una volta c’erano gli orti di Cesare ora c’è il complesso di Santa Maria all’Orto, ne troviamo traccia nel nome della Chiesa, che a sua volta sorge su una Chiesa Ipogea, visitabile solo dopo aver riempito chilometri di modulistica.

La Chiesa, nacque dopo mille peripezie grazie alla tenacia di fruttaroli e pizzicaroli, ed è l’unica realizzata con fondi per così dire,  plebei. Forse per questo i romani abituati a imperatori e principi la snobbano un po’. Ma un Principe comunque c’era, Giuliano Nakaura si fermò in missione  un paio di mesi spesi a creare più relazioni possibili e diventò  devoto a vita della “Madonnella” che lo salvò da morte certa perché vittima terribile nubifragio al largo di Ostia. Tornato in Patria continuò la sua missione, a cui anzi  sacrificò la vita. Morì 50 anni dopo,  tragicamente,  per la ferocia dell’allora Shogun che sterminò la comunità cattolica nella sua totalità. Ma le culture resistono, al di là di tutto  e  una volta tornata la libertà di culto, i giapponesi cattolici riemersero dalla clandestinità durata ben 750 anni.  Nakaura fu beatificato a Nagasaki nel 2008 insieme ad altri 188 martiri giapponesi.  Ascolto con piacere dalla viva voce di Domenico Rotella da 40 anni Camerlengo  dell’Arciconfraternita,  la storia di Santa Maria all’Orto la Chiesa dedicata alla Madonna miracolosa. Alla fine del  Cinquecento, narra il Camerlengo, un ortolano allo stremo per una malattia, si rivolse alla Madonna dell’Orto,  la cui icona era a lato di uno stradino, sottoposta ad ogni genere di intemperie, e la Madonna lo salvò. Di qui il voto di metterla almeno al riparo da freddo vento pioggia sole cocente. Decise di costruire subito una piccola cappella votiva. La sua “universitas” allora si chiamavano cosi le corporazioni, si mobilitò però per dedicarle un Santuario. Il complesso nacque quindi da e per il popolo ed è unico nel suo genere perchè le confraternite di origine mestierale – universitas –  sono sparite, salvo  questa appunto, che ancora se ne occupa e che ne fa un corpo vivo. Il gruppo di commercianti quindi si rivolge al papa che riconobbe l’accaduto miracoloso. Cospicui beni destinati furono destinati alla sua cura, beni  che via via furono oggetto di confische, Napoleone in primis, i Savoia poi nel 1893, ben 100 case, e la sua sopravvivenza da allora ha davvero del miracoloso.

Trastevere era tutta diversa allora. Il Porto di Ripa Grande portava traffici da tutto il mondo, la Confraternita si arricchì velocemente, diventa Arciconfraternita e chiamati dai Fabbricieri, convergono grandi pittori scultori architetti. A parlare è Giovanna Campitelli, storico dell’arte, invitata insieme a Claudio Strinati alla presentazione della poderosa opera omnia dei de’ Merangoli Editrice: “Santa Maria dell’Orto. Il complesso architettonico trasteverino”. Il volume presenta i contributi di 18 docenti universitari che codificano la storia del  prezioso santuario per la prima volta in maniera scientifica, e il coordinamento è  di Williams Troiano e Michele Funghi. Ben al dilà delle più rosee speranze del nostro ortolano, inconsapevole che la sua gratitudine avrebbe generato tutto questo, questi raccolse i colleghi per chiedere  al Papa di riconoscere la miracolosa guarigione. Cose che accadde. Allora Trastevere vantava  ben 13 università. Gli Uomini, così li cita il Vasari nelle sue storie,  si dedicarono all’abbellimento della Chiesa che si protrasse poi per decine di anni e qui si  alternarono  negli anni Taddeo e Federico Zuccari dai cantieri Farnese, il Tronetta o Trombetta 1593, il Vignola  realizzò la facciata, Giovanni Baglione e altri Maestri.

Santa Maria all’Orto ha perso il respiro che aveva all’intorno per le costruzioni che l’hanno soffocata fin dalla realizzazione della papalina Manifattura Tabacchi racchiude però tesori incredibili e storie altrettanto preziose cui ora possiamo accedere proprio grazie all’ opera omnia, che introdotta da Claudia Bisceglia, direttore della De’ Merangoli è stata presentata in maniera non solo interessantissima ma con interventi tutti  dotati di una spruzzata di delizioso sense of humor da Giovanna Campitelli storica dell’Arte Moderna all’UNICAL, Rosario Giuffrè, professore emerito di Tecnologia dell’Architettura che ci ha illustrato Trastevere com’era, lo scrittore Carlo Martigli, ha invece aperto un simpatico e dotto spiraglio  sul modo di vivere  dell’epoca,  Claudio Strinati, storico dell’arte e divulgatore sopraffino, del Camerlengo Domenico Rotella che ha dedicato la sua vita abbiamo già detto, spero di avervi passato il suo amore e la sua passione, per finire con Umberto Vattani che ha condotto il consesso con la consueta maestria. E infine la visita guidata… Che dire se non augurare a tutti di poterne godere alla prima occasione.

Tiziana Leopizzi

Qual è la tua reazione?

emozionato
0
Felice
0
Amore
0
Non saprei
0
Divertente
0
Tiziana Leopizzi
Architetto e giornalista, si occupa di comunicazione e di organizzazione di eventi di arte contemporanea in Italia e all'estero. Editore pubblicazioni d'arte. Direttore e consigliere di Ellequadro Documenti - Archivio Internazionale di Arte Contemporanea con sede a Genova.

Ti potrebbe piacere anche

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

More in:Architettura