Secondo i dati di Confcommercio, gli italiani spenderanno in media quasi quanto il 2016. Inoltre le stime rivelano che il budget preventivato da ogni famiglia per abbigliamento, calzature e accessori è di 344 euro per un valore complessivo di 5,3 miliardi di euro. Basilicata, Sicilia e Val D’Aosta hanno anticipato di qualche giorno, ma a partire dal 5 gennaio la corsa all’affare migliore si è estesa in tutta Italia: la parola d’ordine è convenienza, senza però rinunciare alla qualità del prodotto.
Come segnalato dall’Unione Nazionale Consumatori, attenzione alle “super-svendite” (superiori al 70%) che avvengono subito dopo le eccezionali promozioni natalizie, e anche agli escamotage che i commercianti utilizzano per contenere le perdite causate prima dall’inflazione e poi dalla deflazione. Può accadere, così, che i commercianti aumentino il prezzo originario del prodotto per poi applicarvi lo sconto, a scapito degli acquirenti che ambiscono al legittimo risparmio.
Per non diventare vittima di questo retaggio, l’ideale sarebbe recarsi nei punti vendita qualche settimana prima dall’inizio dei saldi per verificare il prezzo del prodotto prescelto e poi tornare in quel negozio, quando inizia la “liquidazione”, e confrontare eventuali discrepanze. Chi non lo ha fatto può rimediare, ricordandosi che nello shopping la fretta è cattiva consigliera. Non fermarsi mai al primo punto vendita; se si ha del tempo libero, meglio girare, osservare e comparare i prezzi, perché in un altro negozio lo stesso capo può avere un costo inferiore. Occhio anche alle “svendite” sulla merce che risale agli anni precedenti e che viene riproposta come ultima stagione autunno-inverno. E poi ci sono espedienti che si trasformano in veri e propri raggiri, come le truffe sulla originalità dei marchi e sulla qualità dei materiali di composizione.
Gli ultimi dati sulla contraffazione segnalati da Confartigianato, pubblicati nel 2016, hanno rivelato che in Italia sono stati sequestrati complessivamente 337 milioni di beni contraffatti, con una media annua di oltre 23 milioni e 122 mila articoli di moda, accessori e calzature sottratti al mercato nero. I paesi di provenienza di queste manifatture sono la Cina, che detiene il primato della falsificazione, e Hong Kong. La riproduzione fraudolenta delle etichette italiane oltre a incidere negativamente anche sul PIl nazionale, rappresenta un danno per il made in Italy.
Marianna Ferrenti