Giochi di luce. Sonorità impreziosite dal tempo. Di un tempo nel quale nulla era formato, o per meglio dire plasmato a seconda delle nostre necessità. Necessità viste come un puro fatto elitario, sfogo di chi probabilmente desidera aprire la propria anima a qualcosa molto più vicina a se, al proprio istinto, alla propria natura.

Ci fu un tempo nel quale delle dee madri erano venerate per portar prosperità e fortuna. Sacro e profano erano un tutt’uno in un turbine di fumi e magie indissolubili. Riti ancestrali che tenevano legati il culto della terra a quello più vicino e effimero delle passioni terrestri.

Denita Kudur (2)

Uomo e divinità. Legami indissolubili che ancora oggi ritroviamo nei templi, nelle testimonianze ma soprattutto nei monili. Nei colori, nelle forme, che diventano sostanza nel valore che noi stessi, ancora oggi, diamo ai nostri prodotti.

Prodotti del lavoro, del sacrificio, ma anche dell’orgoglio. Prodotti di bellezza indiscutibile: lo specchio sul quale riflettono le anime delle divinità dai loro sieri pregiati.

Queste stesse caratteristiche mi riconducono fortemente ai gioielli di Djenita Kudus, originaria di Sarajevo, che da anni si dedica nella creazione di delle veri e propri oggetti di culto capaci di impreziosire caratteri e personalità.

È proprio questo il senso di un accessorio: impreziosire. Creare dei legami tra i sentimenti e chi abitualmente ne indossa uno, in un continuo rapportarsi tra leggende e commistioni senza tempo e senza spazi.

La manualità è una delle forme d’arte che soddisfa maggiormente Djenita, forse per la sua particolarità di mettere in gioco se stessa e la propria creatività. Come fosse un vero e proprio rito nel quale ripercorriamo fatti e atti già vissuti, sempre diversi per rimanere costantemente inalterati, e per questo dal fascino desueto.

Denita Kudur (4)

“Mi piace immaginare l’espressione del volto di chi indosserà un mio gioiello”, mi ha scritto in risposta alle domande che le feci per l’intervista. “Immaginare la luce che ne definisce le linee del volto, i suoi contorni, mi commuove”.

Per questo motivo ogni oggetto creato da Denita Kudus che potrete trovare già in qualche boutique a Milano, in Italia, sono espressione di particolari ideali dettati dal cuore, conseguenza di un ricerca continua di materiali, ma soprattutto nelle lavorazioni che trasfigurano nella tecnica Soutache perline colorate e di varie forme, ma soprattutto pelli dal potere energizzante.

Lavorazioni che si ripercuotono nei decori, nelle linee e nei giochi di luce: che sono vita per quanto abbiano potere di esaltarne gli anfratti. Come un diamante in grado nel suo fascino di durare in eterno.

Stefano Fiori

Sito: www.denitagioielli.wordpress.com

Facebook: www.facebook.com/djenita.kudus

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Stefano Fiori
Stefano Fiori. Questo è il nome. Di solito non mi piace scrivere di me, la trovo pura esibizione di se stessi, ma è anche un modo per farmi conoscere ai lettori di ALPI FASHION MAGAZINE. Non mi reputo un ragazzo come tanti, e fin da piccolo ho coltivato l’idea che trascorrere del tempo con se stessi, con la propria individualità fosse un fatto affascinante, e da cui ne sto traendo qualche frutto. Scopri cose di te stesso, che probabilmente mai nessuno saprà mai. Impari che persino il silenzio ti entusiasma, ma non quanto il rumore, che insieme hanno la particolarità di avvolgere la sensibilità che ti sei creato nel tempo. I libri sono sempre stati il mio nutrimento, la mia più grande ispirazione. Mondi nel quale rifugiarsi e vivere quando non sopporti più l’idea di vivere in silenzi immensi. I libri sono colore, uno per ogni stato d’animo. Il sorriso la mia caratteristica. Non c’è una fotografia, un vecchio filmato nel quale io non sorrida. Sono sempre stato un bambino sereno, nel senso che la mia eleganza consisteva, fin da piccolo nel procedere a passi felpati, per paura di disturbare, persino a casa mia, quello che poi sarebbe diventato il più grande regno degli amori, più che di semplici affetti. Col tempo scrivere è diventato quel modo di colmare quei vuoti, nei quali dominava l’inconsistenza più assurda. Un modo per emozionarmi, e talvolta emozionare. Scrivere mi aiuta ad amplificare il dislivello tra l’essere e l’apparire. Ciò che mi definisce, almeno fino a questo punto è una sensibilità maturata col tempo, ed un amore per la bellezza, per l’arte, per i sorrisi. Mi piace pensare che queste tre cose siano collegate e possano in qualche modo rendere più autentiche in quanto più consapevoli le persone, che muovono il mondo e gli danno dinamicità e pregio, gli danno vita. www.newstilepublications.com

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