Vi piace essere aggiornati sul mondo della moda e non perdete mai un’offerta della vostra griffe  preferita? Abbiamo creato un “dizionario” per conoscere il linguaggio della moda

Non è così difficile: il linguaggio della moda rispecchia le tendenze del momento e, spesso, prende in prestito termini dell’uso comune, ma anche altri più originali e provenienti da altre lingue, per esprimere i concetti in modo très chic.

Se stai cercando il significato di una parola che non conoscevi, salva nei preferiti e custodisci gelosamente questo articolo!

linguaggio della moda

1. Prêt-à-porter

Il “pronto da indossare” è un tipico abito da donna confezionato in serie, in taglie standard. Usata a partire dal 1948 negli Stati Uniti, questa locuzione è conosciuta anche come “read to wear” e si sviluppa con il relativo abbigliamento in Francia, negli anni ’60. Il prêt-à-porter sta al cibo da asporto come un capo sartoriale corrisponde a un ristorante.

2. Démodée

Fuori moda, passato di moda. Nel linguaggio della moda questo termine si riferisce, insomma, a capi di abbigliamento non solo vintage o rétro, ma addirittura desueti. Che non ci sogneremmo mai d’indossare al giorno d’oggi.

3. Macramé

Il macramé è il classico merletto creato secondo un’antica tecnica marinara, con filati intrecciati e annodati tra loro, senza l’ausilio di aghi o uncini. Si compone su un piano di lavoro dotato di imbottitura. A seconda del diametro della corda impiegata, il prodotto della lavorazione è destinato ai più diversi utilizzi, dall’abbigliamento alla tappezzeria.

4. Taffetà

Si tratta di uno dei più bei tessuti in seta, con armatura a tela, caratterizzato da una densità di ordito superiore a quella di trama. Ha struttura serrata, quasi rigida, dall’aspetto lucido e luminoso, frusciante a ogni minimo movimento, leggerissimo e brillante. Nel taffetà cangiante, i riflessi iride sono ottenuti usando in trama e in ordito filati di colori diversi.

5. Fashion victim

Dobbiamo al grande stilista americano Oscar de la Renta questo termine che significa “vittima della moda”, e che identifica, per chi lavora nel settore, tutti coloro che seguono in modo passivo e acritico le mode del momento. In effetti, nella sua connotazione più “critica”, questo termine potrebbe indicare chi segue la moda, ma non ha gusto.

6. Fashion addicted (oppure: fashion addict)

Vuol dire “moda-dipendente”, “dipendente dalla moda”. Di solito, si tratta di un’esperta di moda che fa di questa passione un lavoro, diventando personal shopper o personal stylist. Non perde occasione per vedere le ultime creazioni degli stilisti che ama e conosce alla perfezione le tendenze che si susseguono di anno in anno. Molte “fashion blogger“, sulla scia di Chiara Ferragni, cercano di trasformare la propria passione in lavoro.

linguaggio della moda

7. Griffe

Si chiama così la “firma” o il nome del fabbricante, stilista, ideatore o disegnatore di un capo d’abbigliamento. Viene tessuta su rettangolino di stoffa o impressa direttamente su stoffa, e viene così applicata su abiti, foulard, cravatte o altri oggetti “di marca”. In italiano, “abito griffato” si usa con significato analogo ad “abito firmato”.

8. Maison

Letteralmente: casa di moda, ovvero un’impresa, generalmente di alta moda, che si dedica al disegno industriale e alla progettazione di accessori e vestiti, prodotti all’interno delle influenze culturali e sociali di un periodo specifico (es. Maison Valentino). Dalla seconda metà del 1900 ad oggi, questo termine si è diffuso sempre di più con l’accezione che conserva tuttora.

9. Collab

Nel linguaggio dei social, indica la collaborazione che si stabilisce tra brand e influencer, o tra brand e personaggio famoso (VIP). Quest’ultimo si pone come ambassador del brand verso il pubblico. Per questo motivo, pubblica contenuti tra cui foto o video contenenti omaggi griffati, segnalando con l’hahtag #adv tutti i contenuti a scopo pubblicitario (non spontanei, pagati dal brand).

10. Brand Ambassador

È un influencer o personaggio già noto al grande pubblico che decide di proporre ai suoi followers sui social contenuti dedicati ad un brand specifico. Generalmente, un Brand Ambassador si focalizza su un unico brand alla volta, in base alla categoria merceologica e al pubblico di riferimento, fino alla scadenza del contratto. Oggi sono molto diffuse le collaborazioni tra micro-influencer seguiti da specifiche tipologie di followers e brand di medie dimensioni, ma non sempre si tratta di collaborazioni a pagamento o di brand ambassador.

11. Délavé

Molto in voga negli anni ’90, il délavé (lett. “sbiadito“) corrisponde a una tecnica per produrre capi di abbigliamento casual, scoloriti attraverso ripetuti lavaggi. Oggi stanno tornando di moda t-shirt multicolor realizzate con questa tecnica (facile da realizzare anche a casa, con coloranti specifici) e capi in denim délavé. Per cui, non è raro imbattersi in questo tipo di abbigliamento.

12. Âgée

Un altro termine francese che indica modelli, tendenze specifiche, capi di abbigliamento “invecchiati” o destinati a un pubblico in avanti con l’età.

13. Matelassé

Noto anche come “tessuto martellato“, si tratta di un tessuto con effetto di trapunta e leggera imbottitura creato a macchina. Si produce lavorando la legatura delle trame, ed è eseguito su raso o lana per vestaglie, fodere e non solo. Un esempio? Le borse trapuntate di Miu Miu.

14. Serigrafia

Nel linguaggio della moda, si tratta di stampe personalizzate su qualsiasi tipo di tessuto. T-shirt, abiti, accessori, perfino collant possono essere “serigrafati” con foto, immagini e colori che diventano pezzi unici, inimitabili e, spesso, in edizione limitata. La serigrafia sta riconquistando l’alta moda: consiste in una tecnica di stampa artistica che deriva dal latino (seri, “seta”) e dal greco (grapho, “scrivere”). Infatti, nell’antichità era utilizzata prevalentemente su seta. Oggi la stampa serigrafica si ottiene con un telaio, la cui trama è aperta in corrispondenza dell’area dell’immagine che si vuole ottenere. Una volta inchiostrato, il telaio viene posto sul supporto scelto per procedere alla stampa.

15. Monogram

Si tratta di un pattern o motivo costituito da simboli iconici o semplici iniziali che contraddistinguono un brand. Un caso famoso è quello del momogram di Luis Vuitton, la cui tela monogram venne registrata nel 1897 come motivo e nel 1905 come marchio.

16. Decluttering

Si tratta di una metodologia per riorganizzare gli ambienti e fare spazio. Avete presente il ciclo di vita del vostro mascara? Ecco, dopo un tempo sufficientemente lungo sarà opportuno fare decluttering (“riordino”). Consiste nel selezionare oggetti inutilizzati, per poi cederli o barattarli (come su Lookiero). È consigliabile fare spesso un decluttering dei propri cosmetici, poiché ognuno di essi, in base alla tipologia, ha una scadenza dopo la quale possono infastidire o generare irritazioni cutanee. La scadenza viene indicata dal “PAO” (Period After Opening) sulla confezione.

La durata media dei cosmetici secondo Deannabeauty.it

17. Wardrobe refashion

Si tratta di un insieme di idee, tecniche e metodologie usate per dare nuova vita agli abiti usati (spesso vecchi, altrimenti da cestinare). Molto utilizzato nell’ambito della moda sostenibile, questo termine indica una nuova tendenza che sta spopolando.

18. Lamé

E torniamo alla seta. Il lamé è un tessuto in seta molto prezioso, lucido in superficie, intessuto con filati metallici (quindi “laminato”). Anche questo è, insieme a écru (tessuto in seta o lino grezzi), uno dei termini più usati nel linguaggio della moda. Un valido esempio sono i tessuti lamé di Just Cavalli.

19. Giveaway

Molto popolari su Instagram, sono concorsi a premi che mettono in palio capi di abbigliamento, accessori o gift card da spendere in negozi convenzionati. Dall’inglese “dare via, regalare” consiste nel proporre ai consumatori la partecipazione a un concorso gratuito con regole da seguire, i cui vincitori vengono generalmente estratti a sorte. Spesso vengono organizzati per dare maggiore risalto e popolarità a un prodotto o marchio specifico.

Esistono anche molte altre parole che hanno a che fare con il lavoro, i tessuti, le tendenze social e l’industria della moda, quasi tutti di derivazione italiana, inglese o francese. La moda non smette mai di stupirci: ecco perché il linguaggio della moda, in continua evoluzione, continua ad adattarsi alle esigenze contemporanee.

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Maria Cristina Folino
Laureata in Pubblicistica e Filologia Moderna presso l'Università degli Studi di Salerno, specializzata in programmazione e gestione d'interventi per gli archivi e le biblioteche digitali, dal 2008 collabora con stampa locale e giornali online. Già docente di scrittura creativa ed esperta di comunicazione digitale, lavora come giornalista, social media manager e copywriter. In precedenza ha vinto numerose competizioni artistico-letterarie a livello nazionale. Dopo la raccolta di poesie "Ali di Gabbiano" (Aletti Editore, Roma 2008) e due ebook con Edizioni Il Pavone, nel 2022 ha pubblicato "Tim Burton e il catalogo delle Meraviglie" con Edizioni Dialoghi. Su Instagram ha un account dedicato a libri e moda: seguila su @fashionreadersit

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