200 mila operazioni l’anno ma è nascosta come i volti delle donne
Solo un anno fa una tv iraniana, Teheran Channel, annunciava che non avrebbe più trasmesso film con attrici che hanno fatto ricorso alla chirurgia plastica, argomento che è stato molto contestato nella Repubblica islamica, dove, stando al quotidiano Etemad, ogni anno quasi 200mila iraniani, soprattutto donne, ricorrono ad operazioni di chirurgia plastica.
Nella sola capitale Teheran si contano 3.600 i chirurghi esperti in questo settore che hanno in programma anche 3/4 operazioni al giorno e i settori di maggiore attenzione sono naso, petto, glutei e labbra in quanto, secondo i precetti della religione musulmana, in Iran le donne devono coprirsi il capo con un velo quando si trovano in pubblico e sono zone importanti in quanto gli uomini possono scorgerne soltanto il volto, occhi, naso, labbra e guance.
Cominciano anche interventi di riduzione del seno, dal momento che il riso è la base della cucina persiana e molte donne sono in sovrappeso. Pertanto, pur rimanendo anonimo, anche il business della liposuzione è in forte espansione.
E nonostante il tam tam mediatico che vieta la cultura occidentale i social network e le televisioni catturate da antenne paraboliche vietate mostrano uno spaccato di vita, attori, sportivi e persone belle ed eleganti, perfette e armoniose, che attirano l’interesse sia delle donne che degli uomini sulle operazioni di chirurgia estetica: infatti anche gli uomini cominciano ad avere il desiderio di migliorare chirurgicamente il proprio aspetto fisico.
In Iran una operazione di chirurgia estetica può costare dai 1000 ai 2500 euro, che è una somma elevata per gli standard iraniani; ma i giovani lo considerano un ottimo investimento in quanto molte donne associano un intervento di chirurgia estetica alla speranza di trovare un marito appartenente ad una ricca famiglia, in modo da garantirsi una vita agiata e serena, ancora meglio se munite di passaporto straniero: è il miraggio moderno, nel Paese, per iniziare una nuova vita in Occidente.
Cristina Vannuzzi Landini