Condividi Select Languageالعربية简体中文NederlandsEnglishFilipinoFrançaisDeutschGreekItaliano日本語PolskiPortuguêsRomânăРусскийСрпски језикEspañolSvenskaTürkçe Il nostro profilo «è l’immagine che di noi stessi conosciamo meno», per dirla con Emanuela Pulvirenti, e benché spesso non possiamo vantare un naso disegnato con riga e squadra alla Kate Beckinsale, di una bellezza classica, ideale e perfetta, modulata e proporzionata, non occorre scoraggiarsi, perché numerose ricerche di estetica, filosofia, psicologia e matematica confermano le nostre intuizioni sulla priorità che accordiamo agli occhi, agli zigomi e alle labbra. Infatti, da un punto di vista estetico il naso aggiungerebbe un valore minore, minimo, alla bellezza complessiva del viso. Deve valere tuttavia la condizione della proporzione rispetto al volto, e dell’armonia con il volto. E il gioco è fatto: le curve del nostro volto appaiono parimenti convincenti senza doversi disperare per la mancanza di un nasino civettuolo e seducente come quello delle donne rappresentate nei dipinti di Èdouard Manet e di Toulouse Lautrec. Anche il genio Leonardo Da Vinci provò a indagare le proporzioni perfette di un volto raggiungendo solo la conclusione dell’estrema variabilità del profilo umano, quindi dell’impossibilità di stabilirne delle misure standard. L’attrice e modella britannica Kate Beckinsale, fonte Stylebistro Belle e “imperfette”, come le celebrità Ci sono tante donne, fra le quali altrettante celebrità, considerate divinamente belle anche se il loro naso è irregolare, ovvero lontano dalla perfezione: da Barbra Streisand, che si è fatta fotografare innumerevoli volte proprio di profilo (la funny girl che faceva innamorare tutti e che storicamente è la prima grande attrice che riesce a sfatare il mito del nasino), a Sarah Jessica Parker che con il suo “naso importante” raccoglie l’eredità della Streisand negli anni ’90: è la protagonista di Sex and the City e recita la parte di una giornalista di costume che racconta le sue disavventure amorose nella New York dei giorni nostri, attorniata da tre amiche del cuore e da diversi uomini. Lo stesso discorso vale per il profilo nomale ma “imperfetto per i canoni” di Emily Ratajkowski , per il naso dell’attrice spagnola Penélope Cruz , che non è certo uno dei più classici per una delle più belle e affascinanti donne del mondo, e per quello della intrigante top model Gisele Bündchen . Gisele Bundchen Il profilo nell’arte e alle origini dell’arte «Il disegno del nostro profilo ci rappresenta in maniera inequivocabile – spiega Emanuela Pulvirenti – perché il volto di profilo è l’unico che si può disegnare con un unico tratto continuo, è un segno forte, essenziale ma riconoscibile». Alcuni profili sono talmente tanto celebri da risultare presto riconoscibili solamente osservando la loro sagoma, come quello di Dante Alighieri o di Alfred Hitchcock; questi si ricollegano a uno dei miti più antichi sulla nascita della pittura, quello raccontato da Plinio il Vecchio nel suo Naturalis Historia che rintraccia le origini dell’arte nella pratica della circumductio umbrae che lega l’arte ( il ritratto) alla funzione di ricreare la presenza di una persona: in quel lontano giorno in cui la figlia di un vasaio di Corinto, Dibutade, per ricordarsi del volto del suo amato soldato, che era pronto ad andare in guerra, ne avrebbe ricalcato sul muro la sagoma proiettata da un lume o dalla luce solare. Didatticarte E se il Rinascimento è la grande stagione del ritratto di profilo, «gli artisti di ogni epoca e stile cercheranno di catturare, con una sola traccia, l’individualità di una persona conferendole al contempo distacco ed eleganza». Poi il volto nei ritratti al femminile, nell’Ottocento, non guarderà più verso l’infinito. ma verso le pagine di un romanzo, mentre nel Novecento sarà soprattutto fotografico; come icone del Rinascimento, tante star del cinema si lasciano fotografare di profilo. opera di G. Underwood Non con meno interesse, anche la pittura contemporanea si occupa del profilo, e a volte in modo un po’ ossessivo, come accade nelle opere dell’artista britannico surrealista George Underwood. Valeria Gennaro Condividi Qual è la tua reazione? emozionato 0 Felice 0 Amore 0 Non saprei 0 Divertente 0 Valeria GennaroGiornalista, insegnante, fashionista e cultrice della materia in storia del cinema con la passione per la moda, i bijoux e la social communication. Laureata magistrale in Teoria e filosofia della comunicazione e laureanda in Scienze filosofiche. Neuro Linguistic Programming Master Practitioner. Collabora con "La Gazzetta del Mezzogiorno" ed è caporedattore del giornale "Alpi Fashion Magazine" Website Twitter Facebook Instagram
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