Lo stilista Michele Miglionico è uno dei rappresentanti dell’alta moda italiana nel mondo. Ha accettato di raccontarsi, attraverso un’inedita intervista, ad Alpi Fashion Magazine. 

Il 2000 è stato il suo anno d’esordio con la collezione dedicata all’Arma dei Carabinieri, presentata nella Città Eterna, presso Palazzo Barberini. E solo due anni dopo Miglionico ha aperto il suo atelier in Via Veneto.

Usando come tessuti soprattutto il crêpe doublé, il georgette e il mousseline, il suo fashion design si ispira a Valentino e al primo Yves Saint-Laurent.

Nel 2003 ha debuttato a Bruxelles, in occasione del semestre di Presidenza Italiana dell’Unione europea, accanto a Valentino, Fausto Sarli, Gattinoni, Riva e Raffaella Curiel

Mentre a Beijing, nel 2007, Miglionico ha ricevuto il premio d’onore da parte della China Fashion Association, in occasione della settimana della moda cinese.

Durante la sua carriera ha curato inoltre  il look di tanti volti del mondo dello spettacolo e del giornalismo televisivo. Fra in nomi più importanti le attrici Ornella Muti e Maria Grazia Cucinotta, la cantante Serena Autieri e la giornalista Roberta Capua.

Da suo padre, prestigioso sarto di Caraceni nel capoluogo lombardo, ha certamente ereditato la passione per la moda… Potrebbe raccontarci un aneddoto, meglio se relativo alla sua infanzia, per farci comprendere quanto abbia contato per lei aver magari “giocato”, sin da bambino, con dei pezzi di stoffa?

Sono nato a Milano da genitori lucani. Fin da ragazzino è sempre stata viva in me l’ossessione per le cose belle e per le donne ben vestite. Sicuramente l’amore per questo mestiere mi è stato trasmesso da mio padre Mario, un eccellente sarto da uomo che ha saputo insegnarmi quel senso di rigore e disciplina che bisogna avere per fare bene questo lavoro.  Contrariamente a quanto si possa pensare non sono cresciuto in mezzo ai tessuti, ricami, perline…  però ne ho vissuto l’atmosfera, che poi mi avrebbe condotto in questo mondo così complesso ed affascinante. 

Anche se realizzare una passione richiede una precisa volontà individuale…  Ha compreso sin da subito che il mondo dell’alta moda sarebbe stato il suo?

Penso di aver sempre desiderato di fare questo lavoro, tutto è avvenuto quasi naturalmente.

So che per lei le origini lucane sono un grande orgoglio. Ha ricevuto un premio, di recente, proprio per essersi “distinto a livello nazionale e internazionale, senza mai dimenticare la sua terra di origine”. Ma qual è il suo rapporto con la città di Potenza, e, in generale, con la Basilicata?

Penso che non bisognerebbe mai rinnegare le proprie origini, l’appartenenza al proprio territorio, alla propria cultura passata. Ma questa è la contraddizione che ogni artista deve vivere per riuscire a trovare la propria identità. Bisogna distruggere per poi ricostruire, cioè avere l’illusione che tutto cambi per rimanere fedeli a se stessi. All’inizio della mia carriera c’è stato sicuramente un conflitto con la realtà che mi circondava; vivevo il mondo della moda come si vive in provincia attraverso le riviste e la televisione. Il sogno e la determinazione hanno fatto si che tutto questo fosse meno distante. Oggi mi sono riappropriato del mio passato, del mio vissuto raccontando la Basilicata ed il suo patrimonio artistico-culturale fatto di tradizione con l’esaltazione degli elementi del costume lucano, dell’artigianalità, della sacralità e costruendo una connessione con il contemporaneo ispirandomi alle Madonne venerate in questa terra e portate in processione, alle sue figure femminili e alla sua cultura popolare.

Una collezione ispirata da quei riti sacri che trasformano le immagini delle donne-madonne delle antiche tradizioni lucane in donne di oggi.

 Infatti, la sua a collezione “Madonne Lucane” lo scorso  21 novembre è stata ospitata, per una sfilata, presso la residenza dell’Ambasciata d’Italia a Bruxelles. Ricordo che ne diedi notizia. Cosa vuole dirci su questo evento?

E’ stato per me un evento molto importante, che mi ha impegnato diversi mesi nell’organizzazione. Ho voluto promuovere l’identità lucana utilizzando il linguaggio della moda ed affiancarlo anche al sociale, sostenendo l’associazione Onlus Belga DMLA.be. 

L’alta società aristocratica e imprenditoriale belga è venuta ad applaudire la collezione in una location fantastica qual è la residenza dell’ambasciatore italiano a Bruxelles S.E. Elena Basile.

Michele Miglionico Embassy of Italy in Brussels

Le sue creazioni hanno calcato le principali passerelle italiane  e internazionali. È rimasto sempre fedele ai canoni estetici della couture e ai richiami della Basilicata. Come descriverebbe la sua cifra stilistica?

 Ho sempre ricercato sin dall’inizio della mia carriera il mio senso di eleganza. Una ricerca di un linguaggio sofisticato e mai ostentato. Una sorta di coincidenza di etica e di estetica. Sono sempre stato percepito come un designer classico: cerco sempre di “reinventare” con le collezioni che creo cercando di rimanere  fedele e coerente ai miei canoni estetici.  Si può essere innovativi guardando in modo personale alla tradizione. Il mio rapporto tra passato e futuro, tra tradizione ed innovazione è molto sottile.

Desta interesse anche il fatto che abbia vestito non solo attrici del calibro di Ornella Muti e di Maria Grazia Cucinotta, ma anche cantanti come la bella e brava Serena Autieri. Nonché giornaliste televisive e miss. Può rivelarci se c’è stato un personaggio particolarmente esigente, quello o quella che lo ha fatto più faticare? Che lo ha impegnato di più?

 In linea di massima tutte le donne sono esigenti e soprattutto sono consapevoli del fatto che un abito può aiutare a generare in se stessa quel senso di grande benessere interiore che un bel vestito, a volte, riesce a regalare. Rispetto agli abiti di passerella, pensare ad abiti per il mondo dello spettacolo, o programmi televisivi, è più impegnativo, in quanto mi devo adeguare alle regole dello spettacolo e della televisione.

L’attrice che sento di voler ricordare più delle altre è Florinda Bolkan.

Perché il mondo del Fashion è indissolubilmente legato a quello delle altre arti. Anche la vita è un’arte, non crede? E nella vita c’è chi sottovaluta il campo della moda… Cos’è la moda secondo Michele Miglionico?

Molti definiscono la moda come un arte minore, altri la osannano, la raccontano e la espongono nei musei più importanti nel mondo. Ad ognuno  una risposta. Per me la moda è espressione di sogno, visione, personalità e know how. Per molti invece, la moda è un’arte applicata, e per altri ancora è una forma d’arte generica. Ciò che conta è la verità ed il potere delle emozioni che questa provoca.  Penso che quando si ammira da vicino un cappotto di Cristóbal Balenciaga o la giacca Bar di Christian Dior si può dire che sono opere d’arte soltanto per il fatto che suscitano emozione.

A proposito di emozioni…cosa vuole dirci sul colore rosso? Elemento costante del suo stile. Crede che, a volte, sia tutta una questione di colore?

 La scelta del rosso è del tutto personale. Ho sempre avuto una passione totale per questo colore, forse perché  sono del segno del toro. Ed in una sfumatura ben precisa: rosso carminio… Comunque una donna che indossa questo colore per me dimostra di avere grinta, forza, e carattere, ma soprattutto molta sensualità.

E’ un  colore grafico, importante, ed esprime una scelta decisa, attenta, per nulla scontata…

Qual è il consiglio che darebbe alle giovani lettrici di Alpi Fashion Magazine che amano e seguono le tendenze, e che vorrebbero essere sempre fashion?

 Penso che per una donna sia importante ricercare il proprio stile, anziché seguire le proposte della moda che si susseguono di stagione in stagione.

Essere sempre “alla moda è soprattutto una questione di gusto e di cultura.  Questo non riguarda tanto seguire le tendenze quanto scegliere uno stile personale, aperto alle novità e alle variazioni, anche ben pensato, vissuto quotidianamente nel tempo, tanto da farci sentire a nostro agio.  Lo stile è qualcosa di eterno, come diceva Yves Saint Laurent, a differenza della moda che è passeggera (questo in verità lo diceva anche Cocò Chanel).

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Valeria Gennaro
Giornalista, insegnante, fashionista e cultrice della materia in storia del cinema con la passione per la moda, i bijoux e la social communication. Laureata magistrale in Teoria e filosofia della comunicazione e laureanda in Scienze filosofiche. Neuro Linguistic Programming Master Practitioner. Collabora con "La Gazzetta del Mezzogiorno", Cinematographe, Fashion Life, ed è caporedattore del giornale "Alpi Fashion Magazine" e del relativo supplemento sul lusso Luxury Style Mag

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1 Commento

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