In occasione della pubblicazione del suo libro Amicus. La storia cinematografica completa, edito da Weird Book  – che colma una lacuna, perché non avevamo ancora un volume specifico in italiano sull’Amicus Production – abbiamo intervistato lo scrittore, ricercatore e storico del cinema Antonio La Torre Giordano. La Torre Giordano è Direttore dell’Archivio Siciliano del Cinema e insegna didattica, storia del cinema, del precinema e dell’audiovisivo. La scorsa estate ha vinto il Premio Letterario Internazionale Giuseppe Tomasi di Lampedusa 2024 (sezione critica cinematografica) per Il Gattopardo. I sessant’anni del film tra arte, media e società e per meriti legati all’attività di ricerca nell’ambito della settima arte.

Amicus  – L’intervista con Antonio La Torre Giordano sull’amicus (casa di produzione cinematografica britannica di culto specializzata nel cinema dell’orrore e del fantastico) e il suo cinema dalla doppia morale

Da dove nasce l’intenzione di scrivere un libro su questo tema?
Beh, da ragazzino venni affascinato dalla visione di alcune pellicole come Le cinque chiavi del terrore, La bambola di cera e La casa che grondava sangue. Titoli che frequentemente riempivano i palinsesti delle giovani emittenti televisive private, in compagnia di altre pellicole di genere, dal western al genere avventuroso, attraverso i film dell’orrore e del fantastico. I film dell’Amicus possedevano delle peculiarità distintive che lasciavano traccia nella mia memoria, e nel tempo li ho prima repertati e poi studiati accuratamente”.
Perché la Amicus si è sempre posta in antitesi all’altra celebre Casa d’oltremanica, ovvero la Hammer?
A cavallo tra gli anni Cinquanta e Sessanta, il cinema horror e fantastico britannico costituisce una quota considerevole dell’intera produzione mondiale e se nel Regno Unito la Hammer è stata la casa di produzione che ha impresso l’impronta più profonda in quest’ambito, anche l’Amicus, sua maggiore concorrente, ne ha tratteggiato in misura minore i connotati. I fondatori dell’Amicus, Milton Subotsky e Max J. Rosenberg, creano una cifra originale creando film antologici – noti anche come omnibus o portemanteau – nello stile EC Comics, con ambientazione contemporanea, black humor e una cupa morale. Negli studi dell’Amicus affluiscono sceneggiatori come Robert Bloch (che già aveva sceneggiato Psycho di Alfred Hitchcok) e registi del calibro di Freddie Francis e Roy Ward Baker. L’astio tra la Amicus e la Hammer deriva da una sceneggiatura che Subotsky e Rosenberg proposero alla Hammer e che venne prima cestinata e poi riutilizzata all’insaputa dei due autori. Subotsky e Rosenberg intentarono causa, vincendola. Correva l’anno 1956 e la sceneggiatura fu utilizzata per La maschera di Frankenstein (1957). La Amicus sarebbe nata di lì a poco“.

Antonio La Torre Giordano: “La Amicus ha fornito un impulso notevole alla modernizzazione della narrazione cinematografica”

Ma quali contributi ha dato la Amicus al rinnovamento cinematografico?
Ha fornito un impulso notevole alla modernizzazione della narrazione cinematografica. La strategia era molto semplice: trasferire l’horror e la sua mitologia, la sua drammaturgia, in un universo contemporaneo, moderno, lontano dal suggestivo manierismo estetico dei suoi rivali grazie a una messa in scena molto più funzionale e allo stesso tempo, realistica. L’idea alla base dei migliori film dell’Amicus è quella che l’orrore simboleggi una connessione diretta col pubblico, in qualche misura quotidiani e legati al dolore quasi fisico; e alla sofferenza, legata all’esistenziale, allo spirituale, alla follia, al delitto e alla morte. Durante gli anni Sessanta e per buona parte del decennio successivo, l’Amicus sarà una delle case di produzione di film horror, fantascienza e fantasy più rilevanti e barricadiera al mondo, rivaleggiando con la Hammer, i film di Pete Walker e, nel tempo, con altre compagnie d’oltremanica dello stesso ambito, quali la Tigon British Film Production e, per qualche anno, la Tyburn Film Production Limited; la posta in gioco sarà l’orrore nel cinema!”
I lettori saranno curiosi di sapere quali sono le screeming queen nella produzione Amicus e quali gli attori più contesi con altre case di produzione, come la Hammer?
L’Amicus si eleva intrepida a specchio delle esigenze del pubblico, generando un cinema di ampia creatività, differente rispetto ai criteri di quegli anni, e reclutando nei suoi cast i migliori talenti del decantato horror britannico come Peter Cushing, Christopher Lee, Donald Pleasence, Herbert Lom, Patrick  Magee, Richard Todd, Diana Dors, includendo poi molte attrici glamour coeve, quali Joan Collins, Britt Ekland, Charlotte Rampling, Ingrid Pitt, Lesley-Anne Down, e con la partecipazione di alcuni attori impegnati sui set internazionali: Jack Palance, Terence Stamp, Burgess Meredith, Curt Jurgens, eccetera“.

Pellicole prodotte da diverse angolazioni, eccentriche e riformiste, sempre diabolicamente intelligenti

Come la Amicus influenza il cinema di oggi?
Questo volume racconta da cima a fondo il cinema progressista degli studios dell’Amicus, la seconda fabbrica della paura britannica, per nulla eclissata dall’ombra misoneista della Hammer, analizzando tutte le pellicole prodotte da diverse angolazioni, eccentriche e riformiste, sempre diabolicamente intelligenti. Partendo dai primi musical targati anni ’50, attraverso l’ascesa delle pellicole sci-fi guidate dai rifacimenti cinematografici sul Dr. Who, e poi i drammi, i thriller e gli horror d’impianto standard o antologici, noti anche come omnibus o portmanteau – tratto distintivo dell’Amicus – giungendo infine alle pellicole d’ambientazione preistorica degli anni Settanta, che ne indicheranno la fine. Col suo spirito sedizioso, anarchico e sperimentale, l’Amicus Productions ha dato prova che l’innovazione e l’ingegno possono prosperare anche quando sorretti da budget modesti, dando luogo ad una filmografia inobliabile che ha contribuito a plasmare il panorama cinematografico dell’orrore e del fantastico, assegnandogli un’eredità che fomenta l’ispirazione di nuove generazioni di registi e spettatori, così come di nuove produzioni cinematografiche e serie TV. 

la torre giordano Sull’eredità artistica di amucus: Ogni volta che ci immergiamo nella visione di un film horror episodico, diventa inevitabile riconoscere l’influenza strutturale e antologica di matrice “Amicus”. In alcuni casi, tale influsso costituisce addirittura il nucleo stesso del film

Le tue considerazioni finali?
Se l’emozione della paura nasce insieme all’uomo, il cinema dell’oltreumano non è il battesimo dell’orrore ma la fotografia istantanea della psiche, che fluttua tra il reale e l’immaginario, individuale e collettivo. L’Amicus entra nelle pieghe di queste oscillazioni con i suoi racconti, assecondando il bisogno di espiare i sensi di colpa collettivi. Tra tutte le sue pellicole, gli omnibus dell’orrore sembrano delle serie TV ante litteram, ricorrendo ad una delle chiavi metaforiche possibili, e se Racconti dalla tomba è ancora oggi un film disturbante e un modello di riferimento per le nuove produzioni, ciò accade perché il film di Francis non baratta unicamente la paura atavica con l’angoscia a buon mercato ma, con la lente della metafisica, assegna al pubblico il brivido della perdita definitiva, della morte, fisica e spirituale. Nelle produzioni Amicus, il tema della moralità di fondo, in una società che a tutt’oggi sconta il debito dalle dipendenze, riecheggia con quello dell’amoralità, aprendo un enigma di natura antropologica: qual è la vera natura umana? In fondo, la domanda più ricorrente dell’Antropocene. Indubbiamente, la cifra distintiva dell’Amicus ha lasciato un’impronta significativa nell’immaginario cinematografico dell’horror, del fantastico e del mistero, sebbene oggi siano scomparse le precondizioni per creare lo stesso approccio che le ha consentito di sperimentare e ribaltare gli stilemi, il gusto e le circostanze di quell’era irripetibile, sicché la sua eredità stilistica perdura ancora oggi nei film e nelle copiose serie TV contemporanee.
Ogni volta che ci immergiamo nella visione di un film horror episodico, diventa inevitabile riconoscere l’influenza strutturale e antologica di matrice “Amicus”. In alcuni casi, tale influsso costituisce addirittura il nucleo stesso del film“.

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Valeria Gennaro
Giornalista, insegnante, fashionista e cultrice della materia in storia del cinema con la passione per la moda, i bijoux e la social communication. Laureata magistrale in Teoria e filosofia della comunicazione e laureanda in Scienze filosofiche. Neuro Linguistic Programming Master Practitioner. Collabora a "La Gazzetta del Mezzogiorno", Cinematographe, CineCriticaWeb, Fashion Life, ed è caporedattore del giornale "Alpi Fashion Magazine" e del relativo supplemento sul lusso Luxury Style Mag.

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