La sperimentazione di una nuova modalità di cottura degli alimenti attraverso l’autocostruzione del forno è stata al centro del “Solar Cooking Club”. Si tratta del workshop organizzato a Matera (nel casino Padula) dall’Open Design School, con gli architetti giapponesi Yoshiharu Tsukamoto e Momoyo Kaijima dello studio Atelier Bow Wow. Il progetto ha coinvolto l’Istituto Comprensivo Pascoli Matera, la Scuola Don Milani del Quartiere di Agna e le comunità di Casa Netural e di Gardentopia. Anche Matera Capitale Europea della Cultura 2019 sulla cultura del verde e la cittadinanza attiva ibridati dall’arte contemporanea a cura di Pelin Tan.
Solar Cooker, la nuova frontiera del cibo sostenibile?
La novità è il “Solar Cooker”, un forno che utilizza l’energia solare per riscaldare, cuocere e pastorizzare bevande e alimenti. Un metodo di cottura diffuso in tutto il mondo, a basso costo economico e ambientale, che permette di ridurre i costi del carburante. Ma anche l’inquinamento atmosferico e il rallentamento di deforestazione e desertificazione causato dalla raccolta di legna da ardere per cucinare.
Il primo passo di un progetto più ampio che rivedrà lo studio di architettura giapponese a Matera nelle attività che Open Design School realizzerà per il Festival Open Culture che chiude e rilancia Matera 2019
Il progetto apre infatti alla comunità locale attraverso l’orto urbano di Casino Padula che diventa luogo di aggregazione e presenta una funzione sociale; inoltre nell’ottica dell’inclusione e della condivisione del bene comune, ha l’ambizione di allargare alla comunità nomade e dei migranti
“Si è trattato – come chiosano gli organizzatori in una nota – del primo passo di un progetto più ampio che rivedrà lo studio di architettura giapponese a Matera nell’ambito delle attività che Open Design School (un laboratorio di sperimentazione e innovazione interdisciplinare al servizio della realizzazione del programma culturale di Matera 2019) realizzerà per il Festival Open Culture che chiude e rilancia Matera 2019. A partire dal tema delle architetture pop up, lo studio e Open Design School lavoreranno insieme sulla realizzazione di micro-oggetti, architetture nomadi che diventano attivatrici di una nuova idea di spazio, in un presente in cui l’organizzazione degli ambienti e la creazione di villaggi effimeri sono argomenti all’ordine del giorno. Il progetto apre infatti alla comunità locale attraverso l’orto urbano di Casino Padula che diventa luogo di aggregazione e presenta una funzione sociale; inoltre nell’ottica dell’inclusione e della condivisione del bene comune, ha l’ambizione di allargare alla comunità nomade e dei migranti”.
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