Gli italiani vogliono toccare con mano quanto acquistato. Al di là che ciò avvenga in un supermercato oppure attraverso un agente che bussa alla porta per offrire un ventaglio dei prodotti. Nell’uno e nell’altro, il consumatore verifica la provenienza e la qualità del prodotto in rapporto alla convenienza.
Per questo motivo nel nostro paese la propensione nel comparto alimentare è indirizzata verso la vendita diretta. Questo nonostante l’avvento dell’e-commerce sembri monopolizzare gli indici di vendita in altri settori produttivi. Secondo i dati di Format Reserch di quest’anno, la vendita nel settore alimentare ha fatto registrare nel 2016 un fatturato complessivo di 3,6 miliardo di euro, piazzandosi ad un 46% nel comparto, circa la metà dell’intero mercato. A rivelarlo è Univendita, l’associazione nazionale di categoria che ha presentato i dati al TuttoFood 2017, nel cuore della settimana milanese dedicata al cibo.
Sembra addirittura che la predilezione verso il “porta a porta” abbia raggiunto nel 2016 un’impennata pari al 3,3% in più al confronto con le stime dell’anno precedente e a dispetto di tutte le altre forme di commercio alternativo.
L’indotto economico realizzato dalla vendita diretta nelle materie di primaria sussistenza è gigantesco. Ad avere la meglio su tutte, in termini di fatturato, è proprio il settore dei surgelati nell’ambito del quale la multinazionale Bofrost ha realizzato proprio lo scorso anno un utile pari a 234 milioni di euro, registrando un +3,2% rispetto a due anni fa, diventando il secondo produttore in Italia, dopo la Findus.
E questo importante traguardo cade proprio in occasione dei trent’anni di attività per la Bofrost che – come rivela in una nota stampa il suo amministratore delegato Gianluca Tesolin – ha avuto nel 1987 l’intuizione giusta e partendo quasi dal nulla, con appena 27 collaboratori, è riuscita a costruire la propria colonna d’Ercole che vanta oggi 2.400 lavoratori e 1,2 milioni di clienti. Una titano che ha raggiunto nel mercato l’indice di fedeltà più elevato.
Gli italiani, inoltre, sembrano essere sempre più accorti a ciò che acquistano, leggono le etichette, si informano e pongono al venditore mille domande. In pratica, sono molto più attenti rispetto alla sicurezza alimentare di quanto non lo fossero in passato.
Marianna Gianna Ferrenti