Nato tra la Campania e la Puglia, il progetto del museo virtuale MoWaste si estende a tutta l’Italia per sensibilizzare sulla tematica del riciclo
Partito nel gennaio 2022, MoWaste (Museum of Waste) è il museo digitale dei rifiuti trovati in giro per l’Italia – soprattutto sulle spiagge – da varie associazioni e attivisti. Lo scopo è sensibilizzare sulla necessità di operare un corretto riciclo e smaltimento dei rifiuti. Questi, infatti, sopravvivono spesso perfino all’uomo a causa dei lunghi tempi di biodegradazione in natura.
Un museo virtuale, quindi, che viaggia su due binari “digitali” paralleli – Facebook e Instagram – per intercettare un pubblico di tutte le età, e non solo. Infatti, grazie a mostre temporanee e permanenti e agli attivisti in Italia e all’estero, sta assumendo una dimensione sempre più concreta. Grazie alle due associazioni capofila “Voglio un mondo pulito” e “3Place“, infatti, l’iniziativa MoWaste si è estesa da Salerno e Andria a tutta l’Italia. Raggiungendo poi anche altre associazioni e gruppi di giovani in Germania e a Manchester.
Per questo motivo, abbiamo coinvolto gli ideatori del progetto – Francesco Ronca di “Voglio un mondo pulito” e Riccardo Moschetta di “3Place” – in un’intervista doppia. E abbiamo chiesto loro maggiori dettagli sui ritrovamenti più “strani” della collezione.
Da sinistra: Francesco (Ciccio) Ronca e Riccardo Moschetta
Ciao Francesco, di cosa si occupa la tua associazione e come nasce l’idea di MoWaste?
F.R.: “Voglio un mondo pulito” è un’associazione ambientale che si occupa di rendere più verde il territorio di Salerno e dintorni. Raccogliamo rifiuti lasciati in giro per le strade o sulle spiagge. Negli anni scorsi abbiamo ripulito tutto il litorale di Salerno, e abbiamo avuto anche una sezione in Irpinia che ha lavorato sul Monte Terminio.
“MoWaste” nasce proprio da una di queste azioni, svolte nell’ambito della rete Clean-Up Italia. In quest’occasione ho conosciuto il presidente di 3Place, Riccardo Moschetta. Anche loro hanno effettuato operazioni simili sui litorali pugliesi. Così abbiamo avuto l’idea di raccogliere i rifiuti più “particolari” e datati. Quelli, cioè, con una data di scadenza che va prevalentemente dagli anni ’70 e ’90 agli anni 2000. L’intento è far capire che anche un gesto superficiale, come quello di gettare una lattina senza smaltirla, può lasciare un segno rilevante nell’ambiente.
Si tratta di un museo “virtuale”, oppure ha anche una sua parte “fisica” con ritrovamenti catalogati?
F.R.: MoWaste è su Facebook e Instagram per essere visibile a più e meno giovani. I ritrovamenti vengono pubblicati con foto, data di ritrovamento e nome della persona o associazione che li raccoglie. La particolarità è proprio questa: MoWaste accoglie contributi da ogni parte d’Italia. Chiunque lo volesse può inviarci le proprie foto di rifiuti “datati” raccolte sui litorali italiani. In ogni caso, MoWaste ha anche una sua parte fisica, che consiste in una selezione dei rifiuti più significativi. E li stiamo catalogando in vista di una prossima mostra che si svolgerà a fine marzo. Inoltre, ad Andria c’è uno spazio allestito proprio a questo scopo, in modo permanente, presso la sede di 3Place.
Quali sono i rifiuti più assurdi che avete ritrovato, E dove?
F.R.: I maggiori ritrovamenti sono stati fatti finora presso il Faro Verde e la Stazione Marittima di Salerno. Una cosa su cui riflettere è che oltre al rifiuto per eccellenza, la lattina, e vari pezzi di vecchie PlayStation e cellulari, abbiamo ritrovato numerosi sex toys.
State cercando di segnalare il fenomeno alle Istituzioni? Se sì, in che modo?
F.R.: Abbiamo dialogato più volte con le Istituzioni e siamo in attesa di risposte, tuttavia non abbiamo mai avuto un riscontro effettivo. L’importante, però, è che il messaggio arrivi forte e chiaro alle persone, in modo che possano riflettere sui gesti che inquinano. Per questo, con l’associazione culturale Art.Tre stiamo organizzando una mostra che si svolgerà a breve. E la curatrice Giulia Rosco sta già catalogando i rifiuti che abbiamo conservato.
Quali sono i pezzi più significativi della collezione? Dove si trovano ora?
F.R.: Abbiamo ritrovato una lattina di Simmenthal la cui data di scadenza era del 1990, a pochi mesi da quando sono nato. Per questo l’ho postata sui social scherzando sul fatto che siamo “quasi coetanei” (la data di scadenza non coincide con quella di produzione). È diventata così famosa che siamo finiti su Commenti Memorabili [nota pagina Facebook umoristica, n.d.r.]. Poi c’è una sciarpa dell’Arsenal Football Club ritrovata sul Mar Ionio. L’anno scorso ne abbiamo raccolti altri durante un evento in Germania, e nel 2020 a Manchester, superando i confini nazionali. Quelli ritrovati dalla nostra associazione sono conservati da me, in attesa dei prossimi eventi di sensibilizzazione.
Credits: Voglio un mondo pulito
Ciao Riccardo, di cosa si occupa la tua associazione?
R.M.: 3Place, l’altra associazione di punta del progetto MoWaste, si occupa di salvaguardia ambientale ad ampio spettro. Lavoriamo sulla piantumazione degli alberi, spesso insieme alle scuole, e sensibilizziamo sull’inquinamento da plastica. Il nome nasce per assonanza con “free places” (zone libere, pulite). E dalle tre P che compongono il nostro motto: Pulisci, Pesa e Posta. Abbiamo una cinquantina di associati, con un’età media che va dai 25 ai 50 anni.
Quale contibuto hai dato alla creazione del Museum of Waste?
R.M.: Ho conosciuto Francesco Ronca durante una delle operazioni di Clean-Up Italia. Lì ci è venuta in mente l’idea di creare questa “vetrina digitale” di rifiuti “vintage”. Il nome l’ho scelto io, ispirandomi al MoMA, perché un museo dei rifiuti non esisteva ancora. Ad Andria abbiamo raccolto, finora, almeno 200 rifiuti di questo tipo con i ragazzi di 3Place.
È possibile visitare la parte “fisica” del museo? Dove si trova esattamente?
R.M.: Abbiamo allestito un museo “fisico” dei rifiuti, liberamente visitabile, nella nostra sede di Andria, in Vicolo Vittor Pisani 9. Inoltre abbiamo organizzato già due mostre, e non solo. Siamo stati presenti nel 2021 al Festival della Disperazione di Andria, e nel 2022 a Barletta per l’evento “Ditelo ai bambini”. La prossima mostra è in programma ad aprile, ad Andria, con l’associazione Ditelo ai bambini di Antonio Binetti.
Quale messaggio volete lanciare attraverso l’azione di sensibilizzazione del MoWaste?
F.R. e R.M.: Non vogliamo fare la morale, semplicemente risvegliare le coscienze partendo dai piccoli gesti. Spesso le persone con cui parliamo additano “la gente” in generale come causa di tutto questo. Eppure tutti noi, chi più chi meno, inquiniamo. Anche noi due, nonostante cerchiamo di ridurre al minimo l’impatto sull’ambiente. L’importante è non estremizzare mai. Ad esempio, è necessario utilizzare un oggetto o un capo sino a fine vita e poi smaltirlo correttamente, differenziandolo, in modo che possa in futuro essere nuovamente utilizzato.
Quando lanciamo questi messaggi non esiste un “noi” e un “voi”, ma solo un “noi”. Ognuno di noi dovrebbe sforzarsi di fare la propria piccola parte. Spesso gli adulti la buttano sul decoro urbano, minimizzando la questione. Invece, i ragazzini sono il pubblico che maggiormente ne avverte il danno ambientale. Puntiamo molto su di loro: negli anni ’90 non abbiamo avuto chissà quanti esempi da seguire in questo senso. Oggi cerchiamo di dire la nostra, per rendere la cittadinanza più consapevole.
Il primo clean-up di 3Place. In primo piano: Riccardo Moschetta
Come partecipare
Dal 2 settembre 2022, MoWaste è entrato a far parte dell’alleanza di associazioni di 30x30italia lanciata da Worldrise. Un gruppo che lavora in maniera sinergica, per l’obiettivo comune di proteggere il 30% dei nostri mari entro il 2030. Perché anche i rifiuti MoWaste sono rinvenuti per il 90% sulle spiagge o in mare.
Per maggiori informazioni e per partecipare al progetto, è possibile visitare la pagina Facebook o il profilo Instagram al link www.instagram.com/mo.waste.