Questo il titolo molto evocativo della mostra che il Comune di Arcore dedica a Federico Faruffini nella splendida cornice di Villa Borromeo d’Adda. Così la Regione Lombardia rilancia i luoghi della cultura dopo il sofferto periodo di chiusura forzata.

Non è certo una mostra tradizionale questa a cura di Simona Bartolena e Anna Finocchi attente come sono state a  dipingere un grande e vivace affresco della vita di Federico Faruffini.

Un artista emblematico nato nella prima meta dell’Ottocento, che ha vissuto il suo rapporto con l’arte in un conflitto perenne, mai pago del plauso direi costante che gli veniva via via tributato ! Tuttavia  i tanti riconoscimenti non furono sufficienti a dargli quella sicurezza in sé stesso che prescinde dai giudizi se pur notevoli del prossimo. La sua autoimmagine ferita e distrutta lo perseguitò ovunque e comunque.

Noi siamo ciò che pensiamo, cambiamo i pensieri e cambiamo noi stessi. Un cavallo di battaglia questo di Louise Hay, autrice del mitico Puoi guarire la tua vita. Purtroppo a metà Ottocento erano di là da venire non solo il pensiero della Hay, e la recente rivoluzione di Terenzio Traisci, ma anche il grande Carl Gustav Jung e soprattutto Eric Berne, fondatore dell’analisi transazionale. Rimase da solo a fronteggiare il  suo tormento.

Federico Faruffini

Il suo indubbio talento trovò humus fertile nella frequentazione di Giacomo Trecourt, artista che portò una ventata di freschezza nella Milano su cui incombeva l’accademismo di Hayez. Il nostro giovane artista, scelse di vivere perennemente insoddisfatto, alla ricerca del segno perfetto. Una  vita tanto intensa, quanto breve e tormentata.

Dipinti a olio, acquerelli, disegni, incisioni e fotografie originali, numerose lettere e documentazioni d’epoca, stuzzicano a più livelli l’interesse e la curiosità del pubblico eterogeneo proprio con lo scopo di avvicinare anche i non esperti, facendo leva su emozioni universali che ci fanno toccare con mano l’attualità del personaggio.

Si trovò a convivere con la scena artistica lombarda alla metà del XIX secolo. Protagonista di uno psico- dramma personale vive a pieno titolo il conflitto tra la generazione postromantica e l’apertura al nuovo di una Milano restia alle nuovi correnti.che a Milano. Una personalità ribelle e difficile, fino all’autolesionismo che si placò solo nel suicidio.

Amico e compagno di Tranquillo Cremona fu tra i principali precursori della stagione scapigliata, la sua ricerca accelerò il passaggio verso la modernità e seppe parlare anche alle generazioni successive. Le sua profonda sofferenza affondava forse le sue radici nel tradimento che sentiva di aver operato nei confronti di sé stesso per aver seguito i desiderata del padre che lo avviò di modo e di fatto agli studi giuridici. Indiscutibili i dictat del capofamiglia, allora erano legge. Riuscì comunque a coronare il sogno a lungo accarezzato di frequentare l’Accademia di Brera, nonostante gli impegni dello studio legale, si dedicava al la pittura che divenne gioia e tormento.

L’attività è frenetica. All’esposizione annuale di Brera presenta  Cola di Rienzi che dalle alture di Roma ne contempla le rovine, poi acquistato dalla Società per le Belle Arti di Milano, realizza la pala dell’Immacolata Concezione per il Duomo di Pavia.

L’anno dopo 1858 a Roma, entra in contatto con alcuni significativi artisti appartenenti alla corrente meridionale da Domenico Morelli, a Filippo Palizzi, Bernardo Celentano e Francesco Saverio Altamura. Lo stesso anno si aggiudica il concorso Frank della Scuola di Pittura con I tre fabbriceri per la fabbrica del Duomo di Pavia, presentato poi con successo alla Esposizione di Brera.

1860 Torna a Pavia, per presentare a Brera Piazza San Michele e l’anno successivo realizza la pala del Beato Bernardino da Feltre per la Chiesa di Santa Maria del Carmine. Finalmente si avvera il sogno a lungo accarezzato di trasferirsi a Milano: e l’anno successivo  viene nominato socio onorario dell’Accademia di Brera.

Federico Faruffini

Il suo Cv è costellato da un’attività frenetica e gratificante su cui non mi dilungo ulteriormente, cito solo La battaglia di Varese, che viene contestato ma Faruffini ottiene consenso poi a Londra 1862 e di nuovo a Milano.

Mi piace ricordare, siamo nell’anno di Dante, che realizzó  inoltre acqueforti per l’edizione Pagnoni della Divina Commedia, in occasione della ricorrenza della nascita di Dante Alighieri. L’elenco come si evince è lunghissimo ma le soddisfazioni morali venivano costantemente travolte dalle difficoltà economiche. Il clima a Milano si fa  pesante per l’ostracismo del mondo artistico  capeggiato da Camillo Boito e Giuseppe Rovani, perciò si trasferisce a Parigi dove rimane fino al 1867 e dove ottiene la medaglia d’oro al Salon de Paris per Borgia e Machiavelli,  conquista anche il terzo premio all’Esposizione universale del 1867 e l’opera  viene poi acquistata da un collezionista americano.

La sua bramosia di vita lo riporta ancora a Milano e Roma, dove si dedica alla fotografia e all’acquarello sperando di trovare un mercato più redditizio,  ma gli introiti non si rivelano quelli sperati. Il cerchio si chiude per sua libera scelta. Medita di ritirarsi in convento,  ma ormai profondamente minato dalle difficili condizioni economiche e psichiche, tenta il suicidio gettandosi nel Tevere. Lo choc è così forte che inopinatamente si riprende tanto da mettere su famiglia.

Nel 1868 si sposa con Adele Mazzoleni, nasce Teresita e improvvisamente decide di  trasferirsi  a Perugia, dove continua a dipingere ma le condizioni psichiche sono ormai disperate.

A soli 36 anni sceglie di porre definitivamente  fine alle sue angosce sottraendo così il suo talento ai suoi contemporanei e non solo, ma non per sempre… chi vive con l’arte vive per sempre e questa bella mostra lo dimostra una volta di più..

Federico Faruffini

A corollario della mostra l’artista Enrica Borghi ha realizzato  un’installazione in omaggio a Federico Faruffini, dedicata all’opera La Toeletta antica. Il lavoro è esposto al primo piano di Villa Borromeo d’Adda, con altri lavori della Borghi, per tutta la durata della mostra, in un dialogo suggestivo tra passato e presente.

INFO

Io guardo ancora il cielo
FEDERICO FARUFFINI

La mostra promossa e sostenuta da Comune di Arcore è accompagnata da un pregevole ed esaustivo catalogo.

A cura di Simona Bartolena con la collaborazione di Anna Finocchi.

Coordinamento, organizzazione e realizzazione Ponte 43
con il supporto di heart – pulsazioni culturali.

fino al 27 giugno 2021
Arcore, 27 aprile 2021 – La Lombardia è tornata zona gialla e i musei su tutto il territorio regionale riprendono le attività espositive nel rispetto delle normative sanitarie vigenti.
Da sabato 1 maggio e fino al 27 giugno sarà aperta al pubblico la mostra Io guardo ancora il cielo. Federico Faruffini, a cura di Simona Bartolena, a Villa Borromeo d’Adda, Arcore (MB).
La mostra si potrà visitare venerdì, sabato e domenica dalle 15.00 alle 18.00 con prenotazione obbligatoria sul sito Ville Aperte – Eventi.

Villa Borromeo d’Adda
Largo Vincenzo Vela, 1 Arcore, MB

Orari di apertura e modalità di accesso
venerdì, sabato e domenica, dalle 15.00 alle 18.00
Prenotazione obbligatoria sul sito Ville Aperte – Eventi.

Ingressi
€ 10,00 biglietto intero (solo mostra)
€   8,00 biglietto ridotto per residenti di Arcore (solo mostra)
€ 15,00 biglietto intero (ingresso alla mostra + visita alla Villa Borromeo d’Adda)
€ 12,00 biglietto ridotto per residenti di Arcore (ingresso alla mostra + visita alla Villa Borromeo d’Adda).
Gratuito per i minori di 6 anni e visitatori disabili con accompagnatore.

Con il patrocinio di Lions Club Arcore Borromeo.

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Tiziana Leopizzi
Architetto e giornalista, si occupa di comunicazione e di organizzazione di eventi di arte contemporanea in Italia e all'estero. Editore pubblicazioni d'arte. Direttore e consigliere di Ellequadro Documenti - Archivio Internazionale di Arte Contemporanea con sede a Genova.

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