Lavorando nell’ambito delle residenze studentesche ad Amsterdam un giovane manager scozzese notò i prodromi di una grande crisi in quel settore.
Pensò subito che avrebbe potuto essere una grande opportunità. Liberata la mente da qualsiasi condizionamento, lanciò una sfida a sé stesso ed ebbe un’intuizione che si mostrerà vincente.
Charlie Mc Gregor ideatore e fondatore di The Student Hotel ideò una nuova realtà che divenne internazionale nel giro di una manciata di anni.
Oggi il suo modello è presente in 14 località europee tra cui Firenze, Dresda, Bologna, Madrid, Berlino, Delft e gestisce ad oggi oltre 5000 stanze e punta ad averne 11.000 entro il 2023, ma ci sarà occasione di approfondire.
In sostanza siamo di fronte ad un ribaltamento stupefacente. Mac Gregor ha creato qualcosa che è andato ben aldilà del problema contingente di superare la crisi nel suo settore, e ha trovato un nuovo modello di business: una sorta di co-leaving.
Alla base sta il recupero del concetto di Borgo e dei valori positivi che questo modello comporta. Il suo borgo è dimensionato su un numero di abitanti prestabilito, che può essere flessibile, e su una serie di servizi a questo funzionali, attivi contemporaneamente, eventi d’arte, design, la cucina indipendente, una ricca caffetteria, un ristorante vero e proprio, bici a noleggio, uno shop e ancora ė a disposizione degli ospiti un pianoforte a coda, il tavolo da ping-pong, uffici, computer, le stanze di questo hotel sui generis, monolocali o bilocali ecc.
Lo scopo è non solo fare accoglienza agli ospiti della struttura, ma curare la cooperazione, la collaborazione e inoltre ed è un elemento portante, coltivare l’attenzione per i bambini che nelle famiglie oggi sono spesso soli vivendo in contesti mononucleari, sempre più spesso con un unico adulto, e sono schiacciati perlopiù dagli impegni lavorativi dei genitori.
Tanti sono gli spunti che Mac Gregor offre alla riflessione.
Mentre il progetto è in piena espansione, per lui come per tutti noi, piomba l’emergenza. Vale la pena quindi avvicinarsi a questa figura che pare proprio possedere lo spirito giusto per approcciare le crisi in maniera positiva.
Ormai siamo consapevoli che il nostro abituale sistema di vita è già radicalmente cambiato. In meglio o in peggio dipende dai punti di vista. Se siamo solidali con il pianeta forse è cambiato in meglio.
È doloroso vedere che intere filiere si stanno prosciugando ma altre si stanno implementando. La produzione di veicoli a due ruote per esempio sta subendo un’impennata mentre quella delle auto sta precipitando. Questo è uno dei casi, ma gli esempi si sprecano e comunque i nostri “totem” sono crollati, ma la filosofia di Charlie Mc Gregor regge ed è vincente perché ha adottato parametri immateriali, escludendo per esempio la solitudine e la malinconia di cui ogni essere umano può essere preda dal suo pianeta. Riesce ad allontanare questi spettri attivando una spirale di reciproco mutuo interesse. Uno dei suoi segreti è creare un ambiente molto misto, dando lo start in mano agi studenti ma anche al pensionato alla famiglia al manager al responsabile delle biciclette, al parrucchiere. Tutti sono aperti uno all’altro.
Non potrebbe essere proprio questo allora il momento opportuno per studiare una nuova morfologia della domanda e dell’offerta? Mai come ora ognuno di noi può fare qualcosa, cambiando un minimo le proprie abitudini in modo da dirottare l’offerta del mercato su obiettivi salutari.
Al di la dell’accidente specifico, che comunque o con le cure, o con l’auspicato vaccino, o con la risposta immunitaria della popolazione, è destinato a passare, sempre troppo tardi ahimè, la paura che serpeggia ed è tangibile, è che ci stiamo giocando le ultime carte per fare poker e vincere la partita che ha come piatto l’ambiente. La comparsa di fenomeni virali o di altri accidenti, la scelta è ampia, è legata ai cambiamenti climatici che sono sotto gli occhi di tutti. Tutti noi, grazie alla consapevolezza veicolata dalla tecnologia, possiamo fare quadrato per risolvere questo problema di fondo che ripete la situazione in cui si trova ora l’umanità, schierata tutta dalla stessa parte cioè, per fronteggiare il virus. Tutti abbiamo l’unico obiettivo, sconfiggere ora un invisibile nemico comune, in questo braccio di ferro mondiale contro il nemico pubblico n.1. E allora perché non far leva proprio sull’esperienza del virus e farne l’occasione per fare un passo oltre e coniugare la sopravvivenza di noi esseri umani sul pianeta forti di aver testato uno stesso approccio e uno stesso obiettivo, perché è indubbio che il problema riguarda tutta l’umanità e se Sparta piange Atene non ride.
Ci si potrebbe coordinare per poter incidere sulla domanda e influenzare così la produzione verso un’offerta che tenga presente le impellenti necessità dell’ ecostenibilità.
Quanta economia si metterebbe in moto… L’accelerazione subita dall’uso di mezzi che permettono in certi casi il lavoro a distanza, ha abituato tanti lavoratori a esplorare e scoprire nuove vie per svolgere la propria attività con conseguente abbattimento dei trasporti urbani ed extranurbani. Vedo con piacere che ristoranti, ma anche abbigliamento, l’alimentare, un po’ tutti i settori più colpiti, si stanno organizzando per superare questo en-passe e diventare più flessibili. Per esempio servire il cliente a casa. Occorre una totale riprogettazione sociale, si avverte la volontà di non lasciarsi travolgere dagli eventi e la voglia di reagire sì sta affacciando con forza.
Facciamo leva sul virus… sta a noi quindi realizzare dei piccoli passi che ciascuno può iniziare a fare e comunicarli uno all’altro per fare rete.
Tiziana Leopizzi