Immagini e parole fanno parte di un unico pensiero. A volte la pausa, la punteggiatura è realizzata dalle immagini a volte invece è la scrittura stessa”. Così Vincenzo Agnetti, artista milanese capostipite di un linguaggio tradotto in immagini evocative, viene celebrato con un’ampia rassegna a Palazzo Reale di Milano. Dopo 36 anni dalla sua ultima mostra al Padiglione d’Arte Contemporanea nel 1981, (l’artista morirà prematuramente nello stesso anno lasciando un’opera incompiuta Il lucernario insieme ad alcuni versi scritti poco tempo prima a New York), la città meneghina  corre ai ripari dedicando un’ampia antologica ad uno dei maggiori esponenti dell’arte concettuale, insieme a Piero Manzoni e a Castellani.

V. Agnetti Territoriale, 1971 (120 x 80 cm). Courtesy Archivio Vincenzo Agnetti

Nel 1973 Agnetti apre uno studio nella Grande Mela che rappresenterà il fulcro per l’ispirazione della sua attività, vissuta in simbiosi con la sua città d’origine. Come non ricordare l’aforisma di Agnetti “L’artista coglie solo frutti acerbi” scritto su un foglio nero che ancora oggi simboleggia la sua produzione nell’atelier di Via Machiavelli. Poeta e grande precursore dei tempi, l’autore non è conosciuto al grande pubblico forse per il suo carattere schivo e riservato che non gli permetteva di frequentare certi ambiti salotti animati da intellettuali.

La mostra AGNETTI. A cent’anni da adesso, promossa e prodotta da Comune di Milano-Cultura, Palazzo Reale e Archivio Vincenzo Agnetti, curata da Marco Meneguzzo insieme all’Archivio Vincenzo Agnetti, raccoglie oltre cento opere realizzate tra il 1967 e il 1981 che delineano, in maniera chiara ed esaustiva, il percorso creativo del poliedrico artista. Ne scaturisce un enorme interesse per la parola e un’analisi critica e suggestiva originale, visionaria e di avversione ai meccanismi del potere.

V. Agnetti, Assioma, La luce era la più lenta perchè anche il vuoto riusciva a frenarla, 1971 (80 x 80 cm). Courtesy Archivio Vincenzo Agnetti

Dunque la parola è la vera protagonista in tutte le sue opere che si manifesta in vere e proprie narrazioni. Non dimentichiamoci che Agnetti aveva frequentato la scuola del Piccolo e vantava una bellissima voce impostata. Amava infatti definirsi storyteller, un narratore per definizione.

V. Agnetti, Autoritratto, 1971 (120 x 80 cm). Courtesy Archivio Vincenzo Agnetti

Il percorso espositivo non è necessariamente cronologico ma si affida ad un discorso artistico più strutturato e dinamico. Tra i lavori esposti sono immancabili il suo autoritratto Quando mi vidi non c’ero, oppure Il Libro dimenticato a Memoria, l’opera che sintetizza la sua indagine sulla memoria e sulla dimenticanza e Gli Assiomi: bacheliti nere incise con colore a nitro bianco, delle vere chicche di paradossi e di tautologie. E inoltre Oggi io e te abbiamo detto di no, una splendida citazione forse di una storia d’amore.

Francesca Bellola

AGNETTI. A cent’anni da adesso

Palazzo Reale

Piazza del Duomo, 12 Milano

dal 4 luglio al 24 settembre 2017

Ingresso gratuito

Apertura: lunedì: 14.30-19.30

martedì, mercoledì, venerdì e domenica: 9.30-19.30

giovedì e sabato: 9.30-22.30

(ultimo ingresso un’ora prima della chiusura)

www.palazzorealemilano.it

www.vincenzoagnetti.com

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Francesca Bellola
Vive a Milano. Giornalista e direttore del portale OkArte.it, scrive per varie testate tra le quali: Il Giorno (quotidiano), Alpi Fashion Magazine, Ok Arte di cui ha diretto per sette anni il freepress cartaceo. E' curatore di mostre d'arte in sedi Istituzionali, private e gallerie in Italia. E' Art-Promoter di artisti affermati ed emergenti, organizzatrice ed ideatrice di eventi culturali. L'esperienza, acquisita nel corso degli anni per l'arte in tutte le sue forme, l'ha portata a coltivare ottime relazioni esterne con il suo staff. Adora i felini nella fattispecie i gatti perché hanno delle caratteristiche simili al suo carattere. Infatti è istintiva, indipendente, tenace e non ama le persone opportuniste e calcolatrici. Nel tempo libero gioca a tennis, nuota e fa shopping.

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