C’era una volta lo smarrimento che il cinema con il suo modo di comunicare immediato ha saputo riconvertire in voglia di riscatto. Commozione e stupore sono stati gli ingredienti principali dei sentimenti percepiti durante tutto l’arco delle cinque serate del festival. Sono pienamente convinto che ciò che ha contribuito il successo diretto di questa quinta edizione del Mediterraneo Film Festival siano stati i valori, i principi narrati. Comunicati. Vissuti.

C’è bisogno di ripensare ad una nuova concezione di sviluppo che prenda piede partendo dalle persone, valorizzandone i singoli caratteri per arrivare a creare qualcosa che valga per la crescita di una comunità. Sorrisi che parlano di gioie. Pianti che parlano di sofferenze. Un modo per partire dalla vita e misurarsi con le sue infinite sfumature.

Questa edizione dai temi: “Cinema/Lavoro/Migrazione, ha voluto mettere in scena questi tre “baluardi” del mondo attuale, che sempre più in un misto di rabbia e tensione muovono le prospettive dei giorni nostri. A mio avviso, ciò che ho sempre sostenuto è che a muovere il mondo non siano tanto le prospettive, piuttosto le persone. Sono le persone a muovere il mondo, con i loro sogni, il loro voler continuamente stare al centro, per paura, forse, che qualcosa non sbilanci troppo il proprio equilibrio interiore.

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La cultura ha sempre favorito quell’idea di riscatto, mossa da quel desiderio di “Rivoluzione pacifica” che sia in grado, ancora oggi, di muovere le coscienze. La guerra in questi casi rimane un mezzo del tutto inutile, capace solamente di dare vita a disastri infiniti. Una reazione a catena, un domino ipotetico di sangue. Macerie. Smarrimenti. Il Sulcis è divenuto quel luogo nel quale tutto può ripartire.

Il “nostro” domani ci sarà solamente quando avremmo la capacità di pensare che il cambiamento si fa leva del desiderio quasi primordiale di essere noi stessi e sentirci persone vive. Persone che amano la vita in un modo inesorabile. Siamo sempre pronti a pensare che tutto nasca dal caos. Sono pronto a sostenere che dopo il caos ci sia il vuoto, capace di farci comprendere che ci sarà vero cambiamento quando noi in prima persona saremmo a volerlo. Cosicché, un sorriso nascerà improvvisamente dal nostro viso frastornato e saprà comunicare quella voglia di vivere che solo il condividere storie infinite sa imporci. Il cinema è una “fabbrica di storie” e fino a quando le persone saranno disposte a vivere e non cadere nell’oblio, ci sarà speranza.

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Stefano Fiori
Stefano Fiori. Questo è il nome. Di solito non mi piace scrivere di me, la trovo pura esibizione di se stessi, ma è anche un modo per farmi conoscere ai lettori di ALPI FASHION MAGAZINE. Non mi reputo un ragazzo come tanti, e fin da piccolo ho coltivato l’idea che trascorrere del tempo con se stessi, con la propria individualità fosse un fatto affascinante, e da cui ne sto traendo qualche frutto. Scopri cose di te stesso, che probabilmente mai nessuno saprà mai. Impari che persino il silenzio ti entusiasma, ma non quanto il rumore, che insieme hanno la particolarità di avvolgere la sensibilità che ti sei creato nel tempo. I libri sono sempre stati il mio nutrimento, la mia più grande ispirazione. Mondi nel quale rifugiarsi e vivere quando non sopporti più l’idea di vivere in silenzi immensi. I libri sono colore, uno per ogni stato d’animo. Il sorriso la mia caratteristica. Non c’è una fotografia, un vecchio filmato nel quale io non sorrida. Sono sempre stato un bambino sereno, nel senso che la mia eleganza consisteva, fin da piccolo nel procedere a passi felpati, per paura di disturbare, persino a casa mia, quello che poi sarebbe diventato il più grande regno degli amori, più che di semplici affetti. Col tempo scrivere è diventato quel modo di colmare quei vuoti, nei quali dominava l’inconsistenza più assurda. Un modo per emozionarmi, e talvolta emozionare. Scrivere mi aiuta ad amplificare il dislivello tra l’essere e l’apparire. Ciò che mi definisce, almeno fino a questo punto è una sensibilità maturata col tempo, ed un amore per la bellezza, per l’arte, per i sorrisi. Mi piace pensare che queste tre cose siano collegate e possano in qualche modo rendere più autentiche in quanto più consapevoli le persone, che muovono il mondo e gli danno dinamicità e pregio, gli danno vita. www.newstilepublications.com

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