La mano bruciata, il nuovo libro dello scrittore e cineasta Jonny Costantino, edito da Rubbettino Editore, raccoglie dei saggi selvaggi che hanno come fil rouge la natura del fuoco della “vitarte”, nella formula creata da Costantino, e che vedono protagonisti artisti viventi e non.
La mano bruciata: una storia di elezioni
Costantino sugli artisti scelti: “Ne ho fatto sorelle e fratelli. Ho stretto patti di sangue”
La mano bruciata è una storia di elezioni il cui principio operante è quello dei vasi comunicanti. I pittori e gli scrittori che Jonny Costantino pone al centro della sua “visione” sono punti di riferimento, diventano fratelli e sorelle di sangue. Sono le personalità tagliate nel fuoco dell’arte, ovvero i “veri senzienti” punti dalla spina dell’assoluto. “Quei malati di vita” che, per dirla con l’autore, “l’arte sfama più di qualsiasi manna caduta da qualsiasi cielo”.
Da Clarice Lispector passando per Guido Ceronetti e Antonio Moresco fino a giungere a Gustave Flaubert
Jonny Costantino: “Si scrive come se non si avesse niente da perdere”
Nel nuovo libro dell’autore di Mal di fuoco (2016) si incontrano allo stesso grado di bruciatura la scrittrice Clarice Lispector (fra gli artisti che insistono sul superamento della vergogna – condicio sine qua non per scrivere), Thomas Bernhard, che “scrive come chi non ha niente da perdere” e Agota Kristof. La poesia di Guido Ceronetti e lo stile di scrittura di Roberto Bolaño. Antonio Moresco e il concept della creazione come combattimento. E ancora, Ivano Ferrari, il poeta della carne macellata e Domenico Brancale, il malvivente della poesia con quella dismisura che pregiudica l’amore (il sovramore). Ci sono anche la pelle dell’immagine di Marlene Dumas, che ci lascia intravedere le venature dell’anima dell’artista, gli sfregi nella pittura di Nicola Samorì, lo spazio di Flavio de Marco e le “intravisioni” di Lorenzo Mattotti.
Focus sull’arte “che porta dall’altra parte dello sbrego, dove a puntarci c’è il signor Abisso”
Tutto il focus di “La mano bruciata” si sposta sugli strappi le smembrature le lacerazioni le “perdite” nella vitarte, che portano irreparabilmente “dall’altra parte dello sbrego, dove a puntarci c’è il signor Abisso”. Ma cosa significa? Allora, in conclusione, chi ha il diritto di scrivere sull’arte? Il lettore lo scopre nel saggio “Il diritto di scrivere” in cui si comprende la metafora che dà il titolo al libro attraverso le parole infuocate di Jonny Costantino, che trovano “combustibile fino” nello stile di Gustave Flaubert, e che concludono come sa concludere una folgore. Riuscirebbero ad appiccare roghi anche nei punti più lontani.
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