Fabio Mazzari

Fabio Mazzari è di nuovo al cinema: grande attesa per “Vicino al Verbo”, con un cast pazzesco e la regia di Luca Guardabascio

L’ultima volta che l’abbiamo visto al cinema, aveva preso parte ad Andrea Doria – I passeggeri sono in salvo? (docu-film 2016) e Skin of a Lawyer (film TV 2017), entrambi lavori firmati dalla regia di Luca Guardabascio. In precedenza, però, Fabio Mazzari era già apparso sul grande schermo nel 2009,, con La piccola A e Agli uomini piace uccidere. A un anno dal termine di “Vivere“, soap opera in onda su Canale 5 e Rete 4 dal 1999 al 2008 che lo ha reso celebre con il personaggio di Alfio Gherardi.

Ora il grande volto del cinema e del teatro italiano torna nelle sale con “Vicino al Verbo“, ancora una volta diretto da Luca Guardabascio. Il lungometraggio è stato presentato il 25 maggio al Visiona MovieFest, dopo l’anteprima mondiale a Eboli (SA) e una tappa a Palermo. La pellicola vanta un cast d’eccezione, con Clayton Norcross (il Thorne Forrester di Beautiful), Don Most, Flavio Bucci e ancora Annarita Del Piano, Francesco Baccini, Kevin Capece, Morlo War, Claudio Madia e la giovanissima presenza di Joshua Guardabscio.

Intanto, cresce l’attesa per la proiezione del 31 maggio 2024 presso il cinema San Demetrio di Salerno. Le proiezioni si svolgeranno alle ore 17, 19.30 e 22, con la presenza dei principali membri del cast alle ore 19.30.

Abbiamo chiesto a Fabio Mazzari di parlarcene, in attesa di emozionarci con lui e il resto del cast.

Lei è il principale interprete di Vicino al Verbo: può raccontarci qualcosa di questa produzione?

È un film molto spirituale, intenso, realizzato in una dimensione pauperistica. In questo caso, il mio ruolo è quello di sacerdote, e a me ricorda un po’ il cinema di Kieślowski, un cinema morale, etico, con una spiritualità diretta e molto espressa. Si tratta dell’ultimo giorno di sacerdozio di un anziano sacerdote, e lui ascolta in confessione vari personaggi.

Ogni confessione è come un piccolo cortometraggio, e le storie si susseguono mentre quest’uomo, dotato di stimmate, soffre questo sua condizione con cui convive perché è un contatto diretto col Divino. Alla fine di quest’ultima giornata scoprirà in maniera molto umana l’amore per la sua perpetua, che l’ha accompagnato tutta la vita.

La sua figura collaterale è un sagrestano un po’ naïf, interpretato dall’attore salernitano Kevin Capece come un personaggio che ha avuto un’infanzia sofferta. L’anziano sacerdote va a trovarlo a casa sua, cosa che non aveva mai fatto prima, e parlando scopre la realtà di chi gli è sempre stato vicino e che non ha mai visto, poiché preso dalla sua condizione.

Per essere un film girato in tempi diversi, interrotto dal Covid, iniziato nel 2019 e poi ripreso con strumenti e tecniche diverse, il risultato è molto soddisfacente. In effetti è come un puzzle, evidentemente destinato a una zona di riflessione e di dibattito molto intima, perché ha commosso chi lo ha già visto. Ricollegandomi all’associazione Cinema sociale 99 fondata da Luca Guardabascio, all’interno di questo film troviamo storie sociali estreme, dall’africano che raccoglie le olive al padre che vende il figlio. Alcuni episodi hanno appunto anche una certa durezza, come delle ferite che si aprono.

Fabio Mazzari

Com’è nata la collaborazione di Fabio Mazzari con il regista Luca Guardabascio?

La collaborazione è nata svariati anni fa, per puro caso, perché una regista di Eboli cercava un protagonista per una sua pellicola. Qualcuno le indicò me, che mi dividevo tra Milano e Torino, e ci vedemmo a Roma. Con lei c’era Luca, che era il co-sceneggiatore del film, ed è nato subito un feeling artistico tra di noi. Parlavamo la stessa lingua. Restammo in contatto, poi io girai il film con questa regista, e lui non c’era. Ci risentimmo: il Comune di Eboli gli aveva commissionato uno spettacolo teatrale scritto da lui (“Carlo Levi a Sud di Eboli”) e mi chiamò per interpretare un ruolo. Da quel momento in poi io e Luca abbiamo stretto un legame di amicizia e collaborazione. Dopo la morte di mia moglie, io sono sceso al Sud da mio figlio e Luca mi ha ricontattato.

Oltre a Vicino al Verbo, ci sono altri progetti in cantiere?

In ambito teatrale il Dottor Freud, che ho avuto il piacere e l’onore d’interpretare nella pièce da me scritta [Freud e Karenina“, n.d.r.] , è nato dall’idea che il famoso psicanalista ricevesse nel suo studio alcuni dei personaggi più famosi della letteratura. Inizialmente era un progetto in votis pensato per una serie tv, sull’onda di In Treatment. Mi sono detto: perché non far incontrare a Freud Amleto, Robin Hood, D’Artagnan o personaggi femminili come Karenina?

Poi in provincia di Salerno ho conosciuto Giuliana Meli e suo marito Gennaro “Rino” Paraggio, che l’anno scorso hanno aperto il Teatro Piccolo di Battipaglia. Ho pensato che il ruolo di Karenina le si addicesse, e così abbiamo messo in scena il primo “caso clinico”, che ha avuto successo anche a Roma e di cui stiamo preparando il seguito.

Possiamo “spoilerare” che la prossima paziente letteraria che vedremo in scena sarà all’opposto del caso clinico precedente, con qualche elemento un po’ strano, come contrappunto, ovvero Mary Poppins.

Infatti, da quando ho finito la mia “serialità” sono tornato a occuparmi di quello che facevo in precedenza, con regie teatrali e scrittura di testi. Ho ideato anche un monologo dal titolo “Ulisse“, che presto sarà in scena al Piccolo di Battipaglia con la mia direzione artistica, e probabilmente anche a Roma. Intanto, Freud e Karenina dovrebbero essere a Salerno l’anno prossimo.

Fabio Mazzari

La locandina ufficiale del film

Tornando al film “Vicino al Verbo“, cos’è che dovrebbero sapere gli spettatori prima della visione?

Devono sapere che si trovano davanti a un film difficile, ma profondamente umano e onesto, che fa porre molte domande e forse non dà altrettante risposte.

Per maggiori informazioni su Fabio Mazzari e sul film, è possibile visitare la pagina Facebook dell’Associazione Cinema sociale 99. In attesa della proiezione a Salerno, che si prepara a emozionare e commuovere ancora il pubblico.

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Maria Cristina Folino
Laureata in Pubblicistica e Filologia Moderna presso l'Università degli Studi di Salerno, specializzata in programmazione e gestione d'interventi per gli archivi e le biblioteche digitali, dal 2008 collabora con stampa locale e giornali online. Già docente di scrittura creativa ed esperta di comunicazione digitale, lavora come giornalista, social media manager e copywriter. In precedenza ha vinto numerose competizioni artistico-letterarie a livello nazionale. Dopo la raccolta di poesie "Ali di Gabbiano" (Aletti Editore, Roma 2008) e due ebook con Edizioni Il Pavone, nel 2022 ha pubblicato "Tim Burton e il catalogo delle Meraviglie" con Edizioni Dialoghi. Su Instagram ha un account dedicato a libri e moda: seguila su @fashionreadersit

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