Tra disinformazione e falsi allarmi, minacce di sfortuna e altre bufale, ecco tutta la verità sulle catene di Sant’Antonio. E uno spunto virale (questo sì) da diffondere

Sono ovunque: ormai, le cosiddette “catene di Sant’Antonio” ci perseguitano anche in ufficio, nei gruppi di WhatsApp, sui social e nei commenti di spam. Il nome deriva da Sant’Antonio Abate, un eremita egiziano considerato il fondatore del monachesimo cristiano e primo abate della storia; a utilizzare per primo l’espressione “Catena di Sant’Antonio” fu Alfredo Panzini nel suo Dizionario Moderno del 1935, descrivendola come l’usanza di spedire a più persone una lettera anonima che invitava alla recitazione di una serie di preghiere con lo scopo di salvare il mondo. Se qualcuno avesse poi interrotto il ciclo di preghiere già iniziate, tremende minacce si sarebbero abbattute sull’umanità.

cateneMa in cosa consistono le “catene” moderne? Stando a Wikipedia, una catena di Sant’Antonio è un sistema per propagare un messaggio inducendo il destinatario a produrne molteplici copie da spedire, a propria volta, a nuovi destinatari. In pratica, qualcuno scrive il testo di un messaggio contenente un testo persuasivo, velatamente minaccioso o allarmistico, e lo inoltra a numerosi contatti inducendoli, a loro volta, a fare lo stesso. Una catena di Sant’Antonio può essere considerata come un particolare tipo di “meme” (un elemento d’informazione auto-propagantesi).
Un tempo, queste catene viaggiavano prevalentemente via sms, su MSN o via email, ma oggi WhatsApp e Facebook hanno reso tutto più facile. Chi non ha mai letto la storia del fantasma che appare quando il messaggio ricevuto non viene trasmesso ai nostri amici? E chi non ha mai fatto gli scongiuri per catene di Sant’Antantonio che mettevano a repentaglio la fortuna, la laurea o la possibilità di incontrare “l’amore della tua vita”?

J’ACCUSE! Riprendendo il titolo dell’editoriale scritto dal famoso giornalista e scrittore francese Émile Zola, vi segnalo che esistono diversi tipi di messaggi utilizzabili per propagare una catena di Sant’Antonio: eccone alcuni esempi.

catene

  • FALSO AVVISO – “Salve, siamo Andy e Jonh, i direttori di whatsapp. qualche mese fa vi abbiamo avvertito che da quest’estate Whatsapp non sarebbe stato più gratuito; noi facciamo sempre ciò che diciamo, infatti, le comunchiamo che da oggi whatsapp avrá il costo di 1 euro al mese. Se vuole continuare a utilizzare il suo account gratuitamente invii questo messaggio a 20 contatti nella sua rubrica, se lo farà, le arriverá un sms dal numero: 123#57 e le comunicheranno che whatsapp per LEI è gratis!!! Grazie”.
    Una bufala travestita da comunicato ufficiale.
  • MINACCIA DI SFORTUNA O DI SORPRESE SPIACEVOLI – “Non è per farti paura ma ho ricevuto questo messaggio e adesso devo inviarlo a te dice: CIAO SONO TERESA FIDALGO E OGGI FACCIO 27 ANNI DI MORTE… SE NON INVII QUESTO MESSAGGIO A 20 PERSONE DORMIRÒ CON TE PER SEMPRE… SE NON MI CREDI VAI SU GOOGLE E SCRIVI TERESA FIDALGO… UNA BAMBINA DOPO AVER LETTO QUESTO MESSAGGIO L’HA IGNORATO E DOPO 20 GIORNI L’È MORTA LA MAMMA INVIALO A TUTTI MA NON A ME”.
    Cosa c’è di più tremendo di una minaccia sgrammaticata? Quando le catene non fanno leva sulla superstizione, fanno leva sulla paura.
  • PROMESSA DI NOVITà POSITIVE – “Invia ad altri 15 nomi questa mail e riceverai fortuna in amore”. Ma guai a spezzare la catena, perché spesso i misteriosi autori assicurano che accadrebbe l’opposto di quanto sperato.

Altri tipi di catene utilizzano toni scandalistici o consistono in truffe vere e proprie, che millantano buoni sconto di brand famosi, e simili. In quest’ultimo caso, i link contenuti nel messaggio spesso contengono servizi in abbonamento costosi che, se cliccati e attivati, prosciugano le tasche del proprietario del telefono.

Ma perché allora tutti le condividono, e chi c’è dietro? Sfatiamo subito un mito complottista: le catene di Sant’Antonio sono innocue. Infatti, anche se qualche anno fa la Cassazione le ha dichiarate illegali (con la sentenza numero 37049/2012), raramente vengono ideate da hacker o da soggetti che le utilizzano con lo scopo di diffondere virus informatici, e di certo non può dirsi che con le catene di Sant’Antonio qualcuno ci guadagni o possa monitorare determinati comportamenti delle masse, perché la loro propagazione avviene in maniera pressoché casuale e spesso vengono bloccate dai più informati, che le mal sopportano. Reali danni possono verificarsi solo con la diffusione di dati personali ed eventuali lesioni della privacy, ma più spesso lo scopo dei messaggi è quello di divertire chi li ha creati, constatando quanta gente ci abbocchi.

BISOGNA REAGIRE. E allora, per informare legioni di utenti passivi e distratti, vi propongo di condividere (almeno questa volta!) una catena “sana” che possa fungere da monito. Diffondendo il messaggio sotto riportato, si potrebbe creare un gigantesco wormhole (loop infinito) per informare altri utenti sulla vera natura delle catene di Sant’Antonio. Ecco, qui sotto, il testo del messaggio: copiatelo e inviatelo ai vostri contatti, fatelo girare, perché questa “catena” che parla di “catene” è l’unica che dovremmo veramente diffondere.

“Forse non lo sai, ma le cosiddette Catene di Sant’Antonio sono inutili, oltre che fastidiose. Spesso consistono in sms che fanno leva sul tuo senso di colpa, sulla superstizione o sulla speranza (come quelli in cui vieni minacciato di tremende sfortune o che ti promettono di incontrare l’anima gemella entro 24 ore). La vita vera non funziona così. Questi messaggi rischiano di intasare inutilmente WhatsApp, Facebook o la tua email. Non credere a tutto quello che leggi. E ora, condividi questo messaggio con tutti i tuoi contatti.
– Via @AlpiFashionMagazine (http://alpifashionmagazine.com/journal/catene-di-santantonio-jaccuse/)”

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Maria Cristina Folino
Laureata in Pubblicistica e Filologia Moderna presso l'Università degli Studi di Salerno, specializzata in programmazione e gestione d'interventi per gli archivi e le biblioteche digitali, dal 2008 collabora con stampa locale e giornali online. Già docente di scrittura creativa ed esperta di comunicazione digitale, lavora come giornalista, social media manager e copywriter. In precedenza ha vinto numerose competizioni artistico-letterarie a livello nazionale. Dopo la raccolta di poesie "Ali di Gabbiano" (Aletti Editore, Roma 2008) e due ebook con Edizioni Il Pavone, nel 2022 ha pubblicato "Tim Burton e il catalogo delle Meraviglie" con Edizioni Dialoghi. Su Instagram ha un account dedicato a libri e moda: seguila su @fashionreadersit

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