Arte è, Arte non è… da sempre affascinante, il tema si sa ė oggetto di dibattiti senza fine, anche per l’inevitabile mutamento dei parametri imposti dal tempo… per fortuna non tutti, come dimostra l’interesse suscitato dai capolavori di ogni epoca del nostro prezioso panorama artistico. L’esperienza accumulata in tanti anni di militanza in questo campo mi fa dire comunque che arte è quell’attimo di sublime sentire, di felicità forse, che si accende nell’animo di chi ha la fortuna di guardare quell’opera capace di parlare a persone di ogni provenienza, età, diversissime per gusti e cultura, amplificandone al contempo il sentire o almeno destando l’impulso a saperne di più.
Il tratto di Modigliani parla al profondo, è un percorso psico-filosofico – esistenziale il suo, frutto di un’insaziabile ricerca per comunicare l’essenza dell’essere umano, da un lato la sua grandezza grazie al pensiero, dall’altra la sua vulnerabilità, la sete di sapere, la disperazione, preda com’é di destini sconosciuti la cui meta finale è un appuntamento imprescindibile e imprevedibile. La madre di origine francese, colta e raffinata, è attenta alle doti di Dedo che cosi frequenta l’Accademia d’Arte di Firenze. Fattori ne parla come di un outsider, “di Modigliani ne sentiremo parlare“… come riporta una delle interessantissime scritte della mostra al Ducale.
La cultura classica di Modi, parigino ormai, non più il Dedo Modigliani di Livorno, entra in contatto con le allora recenti scoperte della iconografia del Continente Nero, e scocca la scintilla che apre un dialogo molto fitto. Vive in in una Parigi sublimata, a Montparnasse, in un condominio chiamato la Ruche, alveare di nome e di fatto nato assemblando vari residui dell’Expo di Parigi del 1908.
Qui si fa completamente assorbire dal clima culturale straordinariamente effervescente grazie alla presenza di personaggi di incredibile spessore da Paul Alexandre a Paul Guillaume, Max Jacob, Jean Cocteau, Soutine, Kiesling, Guillaume Apollinaire, Diego Rivera, Henri Laurens, Léopold Survage, Juan Gris, Pablo Picasso, Brancusi che ha come mentore con Toulouse Lautrec e Cezanne e il suo agente / poeta Leopold Zborowsky che preme perché abbandoni la sua ricerca invendibile. Richiesta vana, assillato dal suo Daimon cerca nei volti l’uomo nella sua essenza. Si concretizzeranno cosi le sue icone, quasi Idoli, impassibili, ieratici osservatori della nostra umanità, martoriata fin dalle origini, un’umanità costretta a muoversi in un labirinto costellato di pericoli inimmaginabili. Dai tirannosauri alle atomiche, cambiano solo le modalità. Chi può aiutarci allora? Osservando i suoi lavori che metabolizzano i nostri millenni di civiltà, può essere solo la nostra costellazione culturale fatta di pensiero, arte poesia musica ricerca sperimentazione sogno, i grandi anestetici di noi poveri esseri umani in balia del fato…
Modì in francese suona “maudit” , nomen omen, forse la coincidenza lo condiziona, la creatività lo divora ad un punto tale che l’arte si sostituì alla sua vita, fino a soffocarlo esplorandone gli eccessi.
Bello e impossibile… maudit appunto, ma anche , passionale, colto, talmente elegante che Picasso lo elegge ad icona di stile, e lui raffinato, vive in un quotidiano di perenne emergenza, al limite della sopravvivenza. Per disperata che fosse la situazione economica, colori tele pietre, i supporti fisici alle sue idee sono sempre presenti, prioritarie.
La madre di sua figlia, Jeanne Hébuterne, una bellissima figliola della buona borghesia, e già madre di una loro bambina, lo ama disperatamente tanto da non sopportare di vivere senza di lui e due giorni dopo la scomparsa del pittore si suicida, incinta al nono mese. Ci vorranno decenni perché la piccola Jeanne, si chiamava come la madre, potesse essere una Modigliani.
In mostra al Ducale il racconto si srotola scandito dalle opere molto ben ambientate, coinvolgendo il visitatore che entra in sintonia con Dedo Modigliani e Modí. I dipinti qui raccolti provengono da importanti musei come il Musée de l’Orangerie e il Musée National Picasso di Parigi, il Koninklijk Museum voor Schone Kunsten di Anversa, il Fitzwilliam Museum di Cambridge, la Pinacoteca di Brera e da prestigiose collezioni europee e americane, oltre ad altrettanti disegni, e la loro sequenza mette in risalto il grande valore della sua ricerca maturata nel clima assolutamente unico della Parigi d’inizio Novecento.
Tiziana Leopizzi
Modigliani
16 marzo – 16 luglio 2017
Palazzo Ducale di Genova