Intervista di: Gabriele Vinciguerra

Marchigiano Doc. Studia il violino ma si innamora del basso. Nel 2013 conduce la trasmissione televisiva: Guerrieri.

Tra le numerose collaborazioni, quella con Sting.
Dopo aver subito un’estrazione ai denti, viene imboccato dal Celebre Luciano Pavarotti.
Nel 1991 incontra Lorenzo Jovanotti e condividono insieme amicizia e successi per oltre 30 anni.

Stiamo parlando chiaramente del Bassista più famoso d’Italia e non solo: Saturnino Celani

In tantissimi ti conoscono come bassista ma in realtà sei un polistrumentista. Cosa significa?

Considero gli strumenti musicali come un segno della creatività e della capacità di espressione dell’uomo. Ovvero, quel mezzo attraverso il quale la musica viene codificata da chi la ascolta e nel mio caso penso di aver avuto questa affinità fin da piccolo.

Fortuna vuole, che mio padre avesse studiato violino in collegio, mia sorella maggiore faceva danza e quindi ascoltava la musica. Mia madre ha sempre ascoltato la musica evidenziando un grandissimo senso del ritmo
naturale. Quindi la musica è sempre stata la benvenuta.

Tant’è che ho cominciato a studiare il violino, per passare al pianoforte come strumento complementare per arrivare al Basso, definendolo come il mio grande amore.

Penso di saper suonare molti strumenti, ma non tutti.
Consapevole di questo limite, laddove so di non conoscerlo bene, preferisco che lo faccia chi di dovere.

Fare il musicista tra quelle professioni viste con preoccupazione dai genitori. Come hai vissuto questo aspetto?

Certo nel mio caso andata bene. Ma se penso anche ad altre professioni, se non sei bravo è chiaro che diventa complicato svilupparla come si vorrebbe.

Ti rispondo usando una Citazione di Umberto Galimberti: Una volta ti laureavi e subito dopo trovavi lavoro. Oggi? Noi siamo precari sempre.

Dico così perché siamo sempre esposti ad una gran quantità di rischi.
Tutto cambiato dal prescindere che tu voglia fare il musicista o altro.

Oggi c’è la fobia del controllo e del controllo del futuro, perdendo di vista il fatto che così non si vive il presente, proprio perché ci si concentra sempre troppo in là.

Questa è una riflessione che faccio a me stesso ed un valore, quello del tempo che ho apprezzato da poco proprio perché ero sempre proiettato in avanti.

È molto Filosofico come atteggiamento? Un mindset che mi ha fatto capire che il vero valore è il tempo e non il denaro.

Come investi il tuo tempo? Quanto ti assorbe la musica?

La musica mi assorbe in modo assoluto. La mia casa ha tutto ciò che serve per ascoltarla bene e tutto ciò che mi permette di realizzarla professionalmente. Infatti, recentemente dovetti registrare delle tracce musicali da casa per il singolo di Gianni Morandi, perché ero risultato positivo al Corona Virus.

Una volta mi chiesero: cosa ti spaventa della morte? Ed io risposi dicendo che non so se avrò la consapevolezza di percepire i suoni. Per me la cosa più bella è ascoltare la musica.

Atto che non subisco, ma la celebro come gesto terapeutico distinto da tutti i miei stati d’animo.

Prima di andare in Tour è buona pratica avere una preparazione fisica adeguata?

Avere una buona preparazione fisica prescinde l’andare in tour o altro. La prevenzione è uno di quegli aspetti a cui tengo molto.

Come la dedizione continua al tuo lavoro e come nel mio caso, il suonare, è come prepararsi continuamente al miglioramento della tua prestazione.

Quindi pensi che la preparazione fisica aiuti a superare gli stress di un Tour?

Il Tour non da stress. E chi dice il contrario non sta dicendo la verità. Il Tour è un’esperienza bellissima.

Qualsiasi cosa tu ami fare non ti costa fatica. Quando entro ad esempio in uno studio di registrazione, entro in una dimensione dalla quale non uscirei più. Ed il Tour l’espressione più grande che puoi dare al tuo lavoro.

Immagina di essere sul palco e di essere di fronte ad un pubblico che uscito da casa solo per vederti suonare. Una magia difficile da definire. Un miracolo che si ripete ad ogni tappa. E non posso che essere grato a tutti quelli che con il loro entusiasmo ci sostengono in ogni concerto.

La cosa più strana o simpatica che ti è capitata sul palco?

Sicuramente la cosa più strana è stata quando mi è ceduto il palco durante un concerto a Trieste.

Stavo saltando durante il pezzo: Io no. Il palco ha ceduto e fortunatamente sono caduto senza ferirmi. Una volta all’ultimo dell’anno al Palasport di Bologna mi arrivò una brioche in faccia.

Il palco mi ha sempre regalato gioia ed emozioni come anche shock e dolori.

Saturnino e Jovanotti?

A tal proposito ti racconto un episodio che mi appena successo. Vengo invitato ad una trasmissione che sarebbe stata trasmessa su Twich e facebook da un carissimo amico: Mario Riso, batterista, fondatore di Rock TV e Vera Spadini, giornalista di Sky Moto GP appassionata di Musica e Rock.

Tengo a precisare che Mario è una di quelle persone così speciali che se hai la fortuna di incontrare nella vita è impossibile non mantenere un rapporto.

In diretta mi fanno la stessa domanda, ovvero quella che mi fanno da 30 anni. Com’è il tuo rapporto con Lorenzo? Rispondo, e subito dopo mi chiedono: Ma tu sai qual è la sua opinione circa quello che hai appena detto? Perché loro, gli avevano chiesto un messaggio su di me da mandare in onda. Il risultato? Sono rimasto sconvolto dal fatto che esistono cose e legami indissolubili che ti fanno capire che esistono delle persone di cui ti puoi fidare ciecamente. Il nostro è un legame talmente forte da considerarsi una fratellanza (di famiglia).

Saturnino imprenditore?

La mia fortuna quella di avere un Amico/Socio che sa compensare sfaccettature del mio imprendere che a volte si fanno guidare dal romanticismo.

Per Saturnino sono importanti i rapporti umani? Cosa cerchi negli altri?
Non sono per le vie di mezzo. Amo la chiarezza a prescindere dalle opinioni. E quindi cosa ti aspetti dagli altri? Non ho nessun tipo di aspettative perché le considero una fregatura. Ben vengano se arrivano inaspettatamente.

Un progetto che ti sta a cuore?

Tutti i progetti che affronto hanno la stessa importanza. Non esistono iniziative di serie A o B.

Voglio essere parte solo di cose di cui essere fiero. Come quello di creare entusiasmo, lavoro e stimoli importanti.

Che legame hai con la tua Ascoli?

Ho un rapporto di amore odio. Perché uno e perché l’altro? Amore, perché tutte le volte che ci torno riecheggiano i ricordi pi  belli della mia infanzia e non solo. Odio, in realtà è un sentimento che non ho.

Ovvero potrebbe essere definito come un amore così grande che hai per la tua città che vorresti che fosse sempre celebrata.

È appena cominciato il 2022 dopo due anni difficili. Cosa ti aspetti?

È tutto relativo. Nel senso che sono stati due anni difficili che nel mio caso, posso dire di avere due genitori con un’età importante e che stanno bene sono autosufficienti e sono accuditi con amore da mia sorella. Io sono stato in piedi ed anche se c’è stato il crollo economico e per certi aspetti si fa più attenzione tirando i remi in barca. Ma c’è una frase bellissima che voglio citare del Rabbino Yehuda Berg: Quando si dice che stiamo attraversando tutti questa tempesta, non siamo sulla stessa barca. C’è chi è su una scialuppa, chi in una barca più grande, chi in un transatlantico o chi addirittura vola. Ma c’è anche chi è in mare…

Quindi non la stiamo vivendo tutti allo stesso modo.
E se puoi dare una mano fallo! Ma secondo te questo accade? Per quanto mi riguarda posso dire di avere vicino a me delle persone stupende e questo ha un valore inestimabile.

Intervista di: Gabriele Vinciguerra
Foto credits: Andrea Lombardo
Michele “MAIKID” Lugaresi

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Gabriele Vinciguerra
L’obbiettivo del fashion photographer Gabriele Vinciguerra, è quello di emozionare! Eclettico nell’interpretazione delle esigenze del cliente, attraverso immagini artistiche, accattivanti dall'identity univoca. L’alta moda è il suo focus. Un mondo irrinunciabile, un’ossessione perseverante soddisfatta solo quando fotografa. Le capacità tecniche sono importanti. Tuttavia, l’anima, l’intensità e la sensibilità che ha nel saper cogliere ciò che inquadra con la macchina fotografica, lo rendono diverso. “La fotografia non è un lavoro, è una necessità intrinseca della sua anima. Una maledizione e una fortuna che rendono unica la sua espressione artistica

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