Passione, cuore, cura del dettaglio. Sono questi i principali ingredienti che hanno fatto grande il nostro Paese.
L’Italia, una bellissima dama ricca di contraddizioni infinite, ma che al suo interno è celato un cuore dolce e prezioso. Quasi raro, più che prezioso.
Il carattere del suo popolo è controverso, e controvento vanno le loro idee spesso fin troppo riduttive, per quanti superficiali.
Se non ci soffermassimo su questi dettagli fin troppo puerili, sapremmo coglierne solamente il genio che deriva dall’Arte, dalla creatività, dalla maestria di saper uscire dalle difficoltà attraverso delle vere e proprie catarsi incredibili, quasi ripugnanti, dal carattere magico e quasi inspiegabile.
Il segreto sta soprattutto nella capacità di restare fermi sulle proprie convinzioni, di unire la tradizione all’innovazione, ma soprattutto rinnovare i riti che fanno parte della vita del proprio quotidiano.
In un certo senso l’essenziale è essere se stessi, ed acquisire una certa autonomia di pensiero, tale da rendere più indipendenti verso quello che poi sarà il mondo del lavoro.
È proprio la lentezza, il non correre troppo che farebbe sempre bene al carattere degli Italiani.
Poiché è gente non comune, quasi come provenisse da un altro pianeta, poco adepta ai ritmi industriali e lanciatissima nell’arte dell’artigianato.
La manifattura. Il lavoro con le mani fa parte di quel microcosmo di idee e concetti, che ci hanno reso famosi nel mondo.
Io credo che non basti essere diventati i migliori, o l’essere arrivati tra i primi. Migliori e primi arrivati non fanno più parte delle categorie per poter pensare ad evoluzione futura, più vicina al talento.
Talento che ho sempre considerato un mix tra passione e sacrificio. Un ricucire sogni, più che oggetti o abiti. Se si procedesse su questa linea, anche solo culturale, credendo nelle persone e in ciò che sanno fare meglio, non si smetterebbe mai di pensare che l’Italia è ancora quel “Bel Paese” tanto amato in passato, e da amare in futuro.

Stefano Fiori

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Stefano Fiori
Stefano Fiori. Questo è il nome. Di solito non mi piace scrivere di me, la trovo pura esibizione di se stessi, ma è anche un modo per farmi conoscere ai lettori di ALPI FASHION MAGAZINE. Non mi reputo un ragazzo come tanti, e fin da piccolo ho coltivato l’idea che trascorrere del tempo con se stessi, con la propria individualità fosse un fatto affascinante, e da cui ne sto traendo qualche frutto. Scopri cose di te stesso, che probabilmente mai nessuno saprà mai. Impari che persino il silenzio ti entusiasma, ma non quanto il rumore, che insieme hanno la particolarità di avvolgere la sensibilità che ti sei creato nel tempo. I libri sono sempre stati il mio nutrimento, la mia più grande ispirazione. Mondi nel quale rifugiarsi e vivere quando non sopporti più l’idea di vivere in silenzi immensi. I libri sono colore, uno per ogni stato d’animo. Il sorriso la mia caratteristica. Non c’è una fotografia, un vecchio filmato nel quale io non sorrida. Sono sempre stato un bambino sereno, nel senso che la mia eleganza consisteva, fin da piccolo nel procedere a passi felpati, per paura di disturbare, persino a casa mia, quello che poi sarebbe diventato il più grande regno degli amori, più che di semplici affetti. Col tempo scrivere è diventato quel modo di colmare quei vuoti, nei quali dominava l’inconsistenza più assurda. Un modo per emozionarmi, e talvolta emozionare. Scrivere mi aiuta ad amplificare il dislivello tra l’essere e l’apparire. Ciò che mi definisce, almeno fino a questo punto è una sensibilità maturata col tempo, ed un amore per la bellezza, per l’arte, per i sorrisi. Mi piace pensare che queste tre cose siano collegate e possano in qualche modo rendere più autentiche in quanto più consapevoli le persone, che muovono il mondo e gli danno dinamicità e pregio, gli danno vita. www.newstilepublications.com

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