Parterre Prada full di star americane e non solo. Solo per citarne alcune: Naomi Watts, Uma Thurman, Lucy Boynton, Marc Jacobs, Elle Fanning e Baz Luhrmann.
In un maggio piovoso prende piede la sfilata nella Piano Factory di New York, ex fabbrica di pianoforti che per l’occasione diventa il quartier generale Prada.
Una collezione di abiti “semplici” dove la semplicità appunto diventa per Prada un mezzo di ribellione contro la direzione estrema che il mondo e la vita sta prendendo.
Non più quindi una moda eccentrica, ma un came back verso la linearità.
Un colpo grosso quello di Miuccia da regina dell’estrosità a paladina del rigore e semplicità.
L’obiettivo è rivolto sull’idea di eleganza e sulla capacità di trasmetterla attraverso i vestiti.
Una riflessione profonda del brand ha portata alla nascita di pezzi funzionali, semplici e realizzati attraverso materiali naturali. In primis soprabiti, blazer, gonne leggere e maglioni a treccia estremamente in cotone, gabardine, pelle o scamosciato. Niente eccesso o eccentricità ma linee lineari che annullano i decori.
Abiti naif alla base del nuovo pensiero della maison.
Stampe piuttosto classiche: il gessato o quadrettato. Pochi, rari gli elementi floreali.
Anche il colore non azzarda e resta neutrale.
La sfilata Cruise Newyorkese ha riproposto un accessorio storico della maison: la Bowling bag.
Unica eccentricità in passerella tra giacche e cappotti tradizionali, arriva la sciarpa con paillettes.
Miuccia Prada ha voluto sottolineare chiarezza e linearità in risposta al caos e disordine in cui viviamo e che ci circonda.
“Mio marito mi mette sempre in guardia dall’essere troppo sofisticata. Dice: scendi dal piedistallo, ricomincia dai gradini più bassi, è il modo migliore di aguzzare l’ingegno” ha commentato la stilista.
Da qui il suo bisogno di cambiamento e risposta al quotidiano che ci circonda.
Laura Savini