È attualmente nei nostri cinema Mektoub My Love: Canto Uno. Il film diretto dal franco-tunisino Abdellatif Kechiche, con Shaïn Boumedine, Ophélie Bau e Lou Luttiau. Distribuita da Vision Distribution e Good Films, la pellicola è il risultato di un’importante coproduzione internazionale. Ed è il primo capitolo ispirato liberamente al romanzo di François Bégaudeau La blessure, la vraie (La ferita, quella vera) appena pubblicato nel nostro Paese da Einaudi.
Dopo “La vita d’Adele” , il regista ha deciso di adattare un romanzo di François Bégaudeau
Dopo aver incantato il pubblico, ma anche gli esperti del settore, con la storia di amore saffico di ” La Vita di Adele”, film con cui ha ottenuto la Palma d’oro dalla giuria del Festival di Cannes 2013, il regista ha deciso di realizzare un lavoro con focus sulla parola “destino” (in arabo “mektoub”). Kechiche lo si ricorda anche nel suo ruolo di attore. Ad esempio, come il gigolo di Les innocents di André Téchiné. Ma il suo esordio da regista è arrivato nel 2000 con La Faute à Voltaire, un “ritratto vibrante” di un immigrato clandestino. Nato a Tunisi, ha lanciato molte attrici, fa cui Adéle Exarchopoulos, e ha sempre prediletto un stile di recitazione naturalistico, e poco accademico.
Il protagonista è Amin, un aspirante sceneggiatore alla ricerca, ancora una volta, del senso dell’esistere
Il protagonista è un aspirante sceneggiatore e fotografo che ha appena lasciato i suoi studi di medicina per scrivere il suo film. Si chiama Amin (Shaïn Boumedine). Amin si è trasferito a Parigi, ma torna nella sua città natale, una piccola comunità di pescatori sulla costa Mediterranea del sud della Francia, per le vacanze estive. Mentre i suoi genitori sono impegnati a gestire il loro ristorante di specialità tunisine, la bellissima amica storica Ophelie (Ophélie Bau) di cui si innamora e l’eccessivo cugino Tony (Lou Luttiau) lo accompagnano nella sua ricerca d’ispirazione tra le spiagge, amori e bellezze femminili e i soleggiati bar di quartiere. Ma c’è qualcosa che il protagonista scopre…quello che il destino ha in serbo per lui…
Kechiche: “E’ un inno alla vita, al corpo, al nutrimento”
«E’ un inno alla vita, al corpo, al nutrimento questo film», ha dichiarato il regista sul senso di questo film diviso in tre parti. Ma di cui non si sa se, e quando, usciranno gli altri due capitoli. Un ultimo piccolo appunto per il lettore: il film dura tre ore, e i dialoghi sono lunghissimi, ma di una naturalezza che desta stupore. E’ stato già definito “masterpiece”.
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