Matthew McConaughey e Camilla Alves

Editoriale di: Gabriele Vinciguerra

Non tutte le storie iniziano con un “C’era una volta”. Alcune iniziano con un “Adesso basta”.
Basta compromessi. Basta dire sì quando dentro senti no. Basta correre dietro a copioni scritti da altri.
Matthew McConaughey la chiama Greenlights. Non un libro. Una lente. Una grammatica di scelte. Infanzia texana, padre duro, madre presente e assenza che brucia. Carriera fatta di “sì” comodi, finché il coraggio di dire “no” ha cambiato tutto. Da lì la curva in discesa. La libertà di correre.

E nel mezzo, l’incontro. Camila Alves. Brasile addosso, inglese imparato inciampando, lavori piccoli, sogni grandi. Una donna che non recita. Che non si lascia incantare da Hollywood, ma la smonta con la concretezza delle mani. Insieme hanno scelto di non essere vetrina, ma laboratorio. Tre figli, un matrimonio in Texas, progetti cuciti a metà strada tra impresa e cura.

Lui, l’attore che all’Oscar non ringrazia il caso ma il suo sé del futuro. L’idea di inseguire un domani che ti costringe a crescere. Lei, la donna che trasforma un portale online, Women of Today, in comunità. Educazione, ricette, libri per l’infanzia. Non glamour, ma presenza. Non promessa rapida, ma sostanza lenta.

E poi il coraggio di sporcarsi con il reale. Dopo Uvalde, i due fondano la Greenlights Grant Initiative. Non slogan, non conferenze. Manuali, tutorial, assistenza per scuole che non hanno risorse per scrivere progetti. Un semaforo verde regalato a chi vede solo strade sbarrate. Prima di tutto prevenzione, prima di tutto cura.

Accanto, la fondazione just keep livin. Un motto semplice, diventato programma educativo. Studenti delle scuole pubbliche, sport, benessere, disciplina quotidiana. Allenare corpo e mente per conquistare libertà di scelta. Psicologia che non resta nei manuali, ma entra nelle palestre della vita.

Non basta. Perché serve anche gioco. E allora nasce Pantalones, tequila biologico prodotto a Jalisco. Qualità seria, comunicazione autoironica. Un brindisi che è filosofia: prendere sul serio le cose giuste, ridere di tutte le altre.

La coppia però non vive solo di progetti pubblici. C’è un dettaglio che racconta tutto. Matthew ha detto che dormire su un letto più piccolo li ha avvicinati. Non metafora. Geometria intima. Meno spazio per allontanarsi, più possibilità di toccarsi. Una scelta fisica che diventa verità emotiva. La psicologia chiama questo “ingegneria relazionale”. Io lo chiamo: cura dell’amore.

Questa storia non è favola. Non è Hollywood che ti illude. È metodo. È disciplina cucita con ago e filo. Riconoscere i tuoi rossi. Non scappare. Attendere. Poi progettare i tuoi verdi. Uno alla volta. Non serve l’epifania. Serve la costanza.

La coppia è un organismo che respira solo se lo nutri. Il talento muore se non lo alleni. L’umorismo lo rende umano. La filantropia gli dà radici.

C’è un’immagine che resta. Matthew che dice Alright, alright, alright. Non è più un sorriso da poster. È un respiro lento. È il promemoria che la vita non si vince in un giorno, ma si abita bene. Accanto a qualcuno che non ti aggiusta la storia, ma ti costringe ad abitarla fino in fondo.

Non cercare la favola. Progetta il tuo prossimo semaforo verde. Una piccola scelta. Domani mattina. Poi un’altra. E un’altra ancora. È così che la favola diventa vita.

Nota del Direttore

Ci sono storie che sembrano scritte per il cinema. E poi ci sono vite che ti costringono a credere che non serve la sceneggiatura.
I semafori verdi di McConaughey mi hanno insegnato che non è fortuna, è disciplina. È il coraggio di fermarsi davanti ai rossi, di non scappare, di restare.
E poi c’è Camila. Non come ornamento, ma come radice. Lì dove l’amore non salva, ma ricuce. Non promette, ma costruisce.

Questa coppia mi ricorda che la vita non è fatta di colpi di scena, ma di scelte che si ripetono. Ogni giorno.
E allora sì, forse l’unica favola vera è questa: imparare a stare dentro la propria storia fino in fondo.

Gabriele Vinciguerra

Qual è la tua reazione?

emozionato
0
Felice
1
Amore
0
Non saprei
0
Divertente
0
Gabriele Vinciguerra
Gabriele Vinciguerra è un artista visivo e psicologo. Fotografa l’anima prima ancora dei volti. Ogni scatto è un atto di verità, un frammento di silenzio che vibra, un incontro autentico tra la sua sensibilità e l’essenza umana di ciò che ritrae. Le sue immagini non decorano, scavano. Non mostrano, rivelano. La moda è il suo lessico estetico: un universo che abita da anni, dove eleganza e identità si fondono in visioni che superano la superficie. Ma la macchina fotografica, per lui, è solo il mezzo. Il fine è più alto: far sentire, toccare, ricordare. Laurea in Psicologia, con un focus sulla psicologia sociale e sul potenziale evolutivo dell’essere umano. Questo non è un dettaglio biografico, è un orizzonte che trasforma il suo modo di guardare, ascoltare, raccontare. Le sue opere non parlano solo agli occhi, ma alle parti invisibili che ci compongono. E poi ci sono le parole. Le usa come una seconda lente, forse la più affilata. Ogni parola per lui pesa, pulsa, incide. Perché sa che quando immagine e linguaggio si incontrano, nasce qualcosa che può toccare profondamente, cambiare prospettiva, lasciare un segno. Il suo lavoro è questo: un intreccio di visione e coscienza, di luce e psiche. Un viaggio dentro l’umanità, per chi ha il coraggio di guardare davvero.

Ti potrebbe piacere anche

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.

More in:Cinema