Partenza ore 9.10 da Milano Centrale, destinazione: la nuova mostra del Museo della Città di Livorno, alla riscoperta di un’importante collezione di dipinti di Mario Puccini (Livorno 1869 – Firenze 1920), grande pittore nel solco dei Macchiaioli. Fu definito da Emilio Cecchi, nel 1913, un Van Gogh involontario”, di cui la mostra vuole celebrare il valore storico artistico, ponendo al contempo una riflessione su opere mai presentate prima o raramente esposte in passato.

Curata da Nadia Marchioni affiancata da un Comitato scientifico formato da Vincenzo Farinella, Gianni Schiavon e Carlo Sisi, l’esposizione celebra il centenario della morte del pittore del 2020 e amplia le ricerche avviate in occasione dell’esposizione del 2015 al Palazzo Mediceo di Seravezza.

La collezione permette di seguire lo sviluppo della carriera artistica di Puccini dal suo esordio, a partire dai rari ritratti della fine degli anni Ottanta dell’Ottocento, in cui si evidenzia il legame con l’ambiente artistico fiorentino di fine secolo e con i maestri Fattori e Lega, alla maturità dell’istintivo colorista, così come si manifestò dopo i cinque anni trascorsi negli ospedali di Livorno e Siena, dove, ricoverato per “demenza primitiva”, fu dimesso dagli psichiatri nel 1898 e affidato, “non guarito”, alla custodia del padre, permettendogli di riacquistare la libertà.

La malattia mentale, oltre all’appassionato utilizzo del colore, ha contribuito a suggerire già ai contemporanei  l’ipotesi storico-critica di un legame fra la pittura di Puccini e quella di Van Gogh, la cui opera il livornese aveva effettivamente ammirato, assieme a quella di Cézanne, nella celebre collezione fiorentina di Gustavo Sforni, con il quale entrò in contatto grazie all’amico Oscar Ghiglia.

“Il suo aggiornamento in senso europeo – afferma la curatrice Nadia Marchioni era probabilmente già avviato nel 1910, grazie al confronto diretto con i dipinti di Van Gogh, Cézanne, Gauguin osservati, fra gli altri, alla celebre Prima Mostra fiorentina dell’Impressionismo e stimolato dagli esempi di Alfredo Müller e Plinio Nomellini, come lui  cresciuti nell’orbita di Fattori. Da questo momento la carriera artistica di Puccini fiorì grazie allo stesso Sforni, a Mario Galli ed altri raffinati collezionisti che commissionarono e acquistarono le sue opere. L’esposizione dell’opera di Puccini, assecondando la cronologia, segue anche un criterio tematico, con i dipinti più rappresentativi fra tutti i generi prediletti dall’artista: ritratti, nature morte, vedute del porto di Livorno e, soprattutto, paesaggi, nei quali il lirismo cromatico raggiunge vertici di altissima sensibilità”.

Con oltre centoquaranta opere divise in otto sezioni, “la mostra è l’occasione – prosegue la curatrice – per far dialogare i capolavori della citata collezione con una serie di altri selezionatissimi dipinti provenienti da diverse raccolte e da prestigiose istituzioni museali come la Galleria Nazionale dArte Moderna di Roma e le Gallerie degli Uffizi, per illustrare il percorso dell’artista nella sua completezza e attraverso i lavori di più alta qualità formale, permettendo al pubblico e agli studiosi di confrontarsi con opere rare o mai viste precedentemente e aggiungendo preziosi tasselli alla conoscenza dell’enigmatica figura di un artista “senza storia” e del vivacissimo panorama artistico toscano fra la fine dell’Ottocento e i primi venti anni del Novecento”.

La prima sezione è dedicata agli esordi di Puccini in un contesto tardo ottocentesco dove in Toscana giganteggiavano le figure di Fattori e Lega. La seconda sezione documenta l’interruzione forzata del giovane pittore dovuta alla crisi psichica che portò al suo ricovero, ventiquattrenne, all’ospedale di Livorno ed in seguito al  Manicomio di San Niccolò di Siena, dove fu recluso dal 1894 al 1898.

La terza sezione è dedicata all’ideale legame profondissimo che unì per tutta la vita Puccini al maestro Fattori e al superamento del suo insegnamento, favorito dall’aggiornamento in senso europeo della pittura in Toscana fra Ottocento e Novecento, quando artisti come Nomellini e Müller urtarono la sensibilità dell’anziano artista cercando Oltralpe nuove suggestioni fra impressionismo, divisionismo e simbolismo.

Dopo il silenzio che regna nell’arte di Puccini nella seconda metà degli anni Novanta, la quarta sezione mostra il suo ritorno alla pittura, in una veste completamente mutata; lattenzione dellartista non è più concentrata sullo studio della figura umana, ma si allarga al paesaggio che lo circonda.

La quinta sezione prosegue l’indagine sul dinamico panorama culturale cittadino, presentando due importanti e vasti dipinti eseguiti da Puccini raffiguranti Il Lazzaretto di Livorno, uno dei quali eseguito, assieme ad un grande disegno a carboncino, per la decorazione di una sala del Caffé Bardi, una sorta di Caffè Michelangelo dei postmacchiaioli, ritrovo di intellettuali ed artisti dal 1909.

La sesta sezione mostra l’artista a confronto con diversi paesaggi: le rare opere eseguite a Digne, nelle Alpi Marittime, dove Puccini si reca nel 1910 e nel 1912, caratterizzate da cromatismi di inedita freschezza, quelle eseguite in Versilia e a Seravezza, dove lo studio del trasporto dei marmi riconduce agli esempi dei candidi buoi fattoriani, che acquistano nel più giovane artista una smagliante colorazione azzurra, e i dipinti della campagna fra Livorno e Pisa, i dintorni di Castiglioncello, la Maremma.

La settima sezione analizza lumanità prediletta di Puccini: il mondo quotidiano del popolo e dei lavoratori; bambini seduti in ozio davanti alla porta di umili abitazioni, contadini intenti al lavoro nei campi.  L’ottava sezione presenta una scelta di ritratti e nature morte, queste ultime eseguite in gran numero da Puccini, che dal 1911, grazie anche ad una società per la commercializzazione delle sue opere costituita dagli amici Benvenuti e Pierotti della Sanguigna, comincia ad ottenere un certo successo nelle vendite.

Una mostra dunque affascinante per scoprire, o ri-scoprire, un pittore di grande caratura, presenza importante nella storia dell’arte italiana.

Qual è la tua reazione?

emozionato
0
Felice
0
Amore
0
Non saprei
0
Divertente
0
Marina Greggio
Innamorata delle lingue e colleziono instancabilmente viaggi. Nel tempo libero scrivo, leggo, corro e mangio. Milano e Londra sono le mie due case, i due posti in cui il mio cuore si divide.

Ti potrebbe piacere anche

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

More in:Arte