Le sere di dicembre, immerse in una città che sembrano riflesse sui nostri occhi, ci regalano un enorme scintillio di luci accarezzando delicatamente l’asfalto, e una quiete quasi sospesa che segue i consueti convenevoli. Questa quiete ci avvolge quando stiamo di fronte allo specchio, con il buio che ci avvolge in un’atmosfera di complicità. In questo momento lento e quasi sacro, il make up non è semplicemente un ornamento, ma un rituale intimo che ci restituisce a noi stessi, un rito di appartenenza e desiderio.
Ma come dovremmo comporre una routine di trucco per le festività senza cadere nell’ostentazione o nel ripetere monotonamente? Probabilmente, la risposta è da cercare in quel confine ambiguo tra ricordi e cambiamenti, dove il rituale di cura della pelle incontra un gusto estetico consapevole e ragionato.
L’essenziale rinascita
Questa non è una stagione di eccessi. Ritorniamo a percepire la pelle respirare, costruendo lentamente la nostra base: un velo di crema idratante ricca (preferibilmente formulata con elementi sostenibili ed estratti con rispetto), massaggiata fino a fondersi con la nostra carnagione. Applicando poi un fondotinta leggero e trasparente, usato solo per riequilibrare, suggerire ma non cancellare.
Luminosità che non abbaglia
Le applicazioni di un illuminante dorato non sono più un desiderio di mascherarsi, ma di riflettere la luce. Piccole pennellate di luce ai punti chiave del viso: zigomi, sopracciglia e l’arco di Cupido, per restituire una tridimensionalità al volto, con un gioco tranquillo di ombre e luci che si completano.
Lo sguardo, mirino d’incontro
Lo sguardo, divenuto ora protagonista, sottolinea un’epoca in cui la comunicazione consiste nel fermarsi e nel veramente ascoltare. Gli occhi diventano l’accessorio principale. Ombretti cremosi dalle tonalità profonde quali rame, muschio, vino, sfumano delicatamente con i polpastrelli, evocando pensieri fluidi come quelli di fine anno. L’uso del mascara? Solo quanto basta per elevare l’aspettativa, senza mai appesantirla.
Rouleau di ricordi: labbra e colori
Il rossetto durante le festività è più di una semplice richiesta: è una memoria infantile che promette di farci sentire presenti. Il rosso si adatta al contesto, diventando bordeaux trasparente o legno di rosa, tonalità che non impongono, ma invitano alla festa. Viene applicato delicatamente con il polpastrello, creando contorni sfumati, come se la gioia fosse un’impronta lasciata dopo un brindisi, non un segno da esibire.
Il tempo della cura, non del controllo
La routine di dicembre richiede lentezza e attenzione. Non c’è spazio per le prestazioni, ma per la tenerezza: una maschera rigenerante alla fine di un lungo giorno, un’essenza profumata che promette di rimanere sul cuscino.
Quindi, il trucco festivo diventa un atto gentile di ascolto, una celebrazione silenziosa della nostra presenza mutevole. Non ci sono istruzioni da seguire o dottrine da replicare: solo la libertà di assecondare le proprie emozioni, accettando che anche il volto può raccontare una storia diversa ogni volta che la notte si illumina.
E forse, nelle velature e nelle pause di questa nuova bellezza, risiede la vera essenza della festa: un antico rituale che lascia ancora spazio per l’ignoto.













