A volte nella vita succedono cose apparentemente singolari, che successivamente si rivelano a te come un tornado di emozioni che non ti aspettavi. Tutto nasce da una telefonata che ricevo da parte di un caro amico che mi invita ad andare a vedere assolutamente la mostra fotografica di questa artista emergente. Dicendomi: rimarrai stupito.

Conosco Stefano da più di vent’anni e so quanto sia attento e preciso nel suo lavoro di Graphic and Interior designer, che non posso che accettare l’invito e visitare la mostra.

All’ingresso vengo accolto dalla fotografa che senza preamboli comincia a raccontarmi le immagini esposte. E più l’ascoltavo, più mi emozionavo. Questo sentimento era alimentato dall’associazione tra il taglio dell’immagine e prospettiva, soggetto fotografato e fotografo. Capisco che vi chiederete: non ci hai detto nulla di particolare. Detta così, effettivamente non fa una piega, se non per il fatto che la fotografa in questione ha 9 anni. Proprio così. Un gigante scricciolo che con la sua macchina fotografica compatta, ha saputo immortalare istanti unici e di grande intensità.

Il titolo della mostra non poteva che essere: “Attimi di Giulia”. Niente di più adeguato. Un titolo che racchiude in sé un percorso fotografico emotivo che rappresentato da una giovane e talentuosa artista di 9 anni, non può che lasciarci senza parole.

Lara, la mamma di Giulia, ci permette di sbirciare nell’anima di sua figlia rispondendo ad alcune domande.

Da cosa nasce l’interesse per la fotografia?

Giulia, trascorre molto tempo della sua prima infanzia in compagnia di nonno Riccardo, musicista classico. Si avvicina alla fotografia, come tante volte accade, emulando papà e mamma a soli 7 anni. Ma sarà, l’arteterapia a permetterle di fare “ordine” nella sua curiosità.

Cosa vuol dire?

Essa utilizza le potenzialità, che possiede ogni persona, di elaborare creativamente tutte quelle sensazioni che non si riescono a far emergere con le parole e nei contesti quotidiani. Per mezzo dell’azione creativa l’immagine interna diventa immagine esterna, visibile, condivisibile comunicando all’altro il proprio mondo interiore emotivo e cognitivo.

L’ultima immagine della mostra ha come titolo: Riccardo. Che cosa rappresenta?

E’ tra le persone più importanti e fondamentali per Giulia. E’ la persona con la quale ha passato la maggior parte della propria infanzia. Lui è l’artista, lui è colui che le ha instillato quell’emozionalità e sensibilità che la musica può fare. Riccardo è il nonno! Musicista classico che ha saputo creare attraverso la musica un feeling speciale, unico indissolubile.

Cosa spinge una bambina di 8 anni verso la fotografia di reportage e ritratto?

La possibilità di viaggiare con la sua famiglia diventa l’occasione per catturare volti e luoghi lontani e proprio al ritorno da un viaggio di famiglia, nasce con Monica (terapista artistica) l’idea di realizzare la sua prima mostra.

Giulia espone le sue fotografie nella prima personale “Attimi di Giulia”, mostra che diventerà itinerante. Una raccolta di ritratti, in bianco e nero, che sono il racconto di un progetto, di un approccio all’immagine, di un’esperienza.

Le manine di Giulia, che scattano voraci, diventano per lei la necessità per acquisire uno sguardo autonomo e libero sull’altro.

Che significato attribuisce nella scelta del bianco e nero. Una caratteristica di identity, una scelta di genere o altro?

In questo primo anno, si è concentrata in esperienze fotografiche “incrociate”. Direttamente, come soggetto dell’inquadratura e indirettamente con la sua capacità naturale di entrare in contatto con tutto quello che di significativo lievita nell’essere umano.

Le prime foto di Giulia, coincidono non solo con la scelta della “materia”, ma anche con l’inizio del “viaggio” nel mondo. Esperienze nuove, fatte di sguardi, volti, colori lontani e apparentemente diversi.

Si discute spesso se la fotografia può essere o meno considerata un lavoro artistico comparabile alla pittura o alle creazioni plastiche. Giulia è una fotografa, niente di più. Perché le sue immagini si differenziano da ciò che di solito si produce in questo campo. Non cerca di fare arte, ma “oneste” fotografie, senza distorsioni. Non cerca l’effetto artistico, cerca l’effetto umano. “Onesta”, perché prodotta in quell’istante, in quel presente, basata solo su ciò che esiste oggettivamente, cioè le persone.

Penso che la sensibilità di questa artista sia tale da rendere indiscussa sicuramente una lucidità nel saper rappresentare ciò che l’Io mostra ai suoi occhi. Ribadisco un talento ed un’anima pura e artistica di cui abbiamo bisogno. Un giorno volgeremo lo sguardo indietro, sereni nel sapere che talenti come lei esistono ancora.

Articolo di: Gabriele Vinciguerra
Foto di: Giulia Santamaria

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Gabriele Vinciguerra
L’obbiettivo del fashion photographer Gabriele Vinciguerra, è quello di emozionare! Eclettico nell’interpretazione delle esigenze del cliente, attraverso immagini artistiche, accattivanti dall'identity univoca. L’alta moda è il suo focus. Un mondo irrinunciabile, un’ossessione perseverante soddisfatta solo quando fotografa. Le capacità tecniche sono importanti. Tuttavia, l’anima, l’intensità e la sensibilità che ha nel saper cogliere ciò che inquadra con la macchina fotografica, lo rendono diverso. “La fotografia non è un lavoro, è una necessità intrinseca della sua anima. Una maledizione e una fortuna che rendono unica la sua espressione artistica

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