La tendenza di tutti gli indicatori forniti dalla protezione civile è in calo. Diminuiscono i nuovi casi, così come i ricoveri in ospedale e in terapia intensiva. Inoltre, chi è ricoverato in ospedale presenta condizioni meno gravi rispetto ai casi dei mesi passati. La situazione sicuramente va meglio. Questo significa che il virus è meno aggressivo? Purtroppo no. Su oltre 400 varianti di RNA virale analizzati, nessun ceppo è risultato meno virulento, cioè “più debole”. La differenza tra i casi attuali e quelli passati può essere individuata nella carica virale.

Mamma e figlia con mascherina
La virulenza del covid19 non è cambiata

Per prima cosa è fondamentale distinguere la virulenza del SARS-CoV2 dalla sua carica virale. Possiamo immaginare la virulenza come la forza e la gravità con cui un virus provoca una patologia, o più semplicemente la sua “aggressività”. Questo dipende dalle informazioni contenute nel codice genetico del virus stesso. Alcuni possiedono le istruzioni per costruire e attaccare con una pistola, altri solamente con una fionda. Questa differenza nel codice genetico è alla base della diversa virulenza dei virus.
La diminuzione dei ricoveri in ospedale e della gravità dei pazienti ricoverati potrebbe far pensare che il virus abbia diminuito la sua virulenza, che sia diventato meno aggressivo e più debole. Per verificare questa teoria, i ricercatori hanno analizzato il codice genetico del virus attraverso il cosiddetto metodo di “sequenziamento”. In questo modo non c’è margine di errore, come identificare una persona dalle sue impronte digitali. Sono stati identificati oltre 400 ceppi di SARS-CoV2, ma nessuno di loro possiede una minore virulenza. Cioè tutti questi ceppi sono in grado di creare armi identiche per combattere. Questo risultato è in linea con i principi evoluzionistici: come potrebbe un’organismo mutato in una forma “più debole” sopravvivere e addirittura eliminare l’organismo “originale” e “più forte”?
Per spiegare il miglioramento dell’emergenza sanitaria dobbiamo considerare la carica virale del virus.

Anziana, mascherina

La carica virale del covid19 è diminuita

La carica virale è semplicemente la quantità di virus in circolo, la quale indirittamente indica il rischio di infettarsi. I tamponi eseguiti sui pazienti indicano chiaramente che la carica virale è diminuita. Il virus è esattamente identico a due o tre mesi fa, ma le persone entrano a contatto con minori quantità, pertanto i sintomi sono meno gravi. Il motivo di questa diminuzione dipende da numerosi fattori. Il lockdown, le misure di distanziamento ancora in atto e i dispositivi di protezione hanno dato un grande contributo nel diminuire la quantità di virus in circolazione, per cui ci sono meno malati. Questi vengono curati meglio rispetto ai mesi precedenti perché i medici imparano a conoscere il covid19 sempre di più, per cui ci sono meno morti. Da notare anche che il bacino delle persone più fragili è stato già colpito, e che i ventilatori e i posti in terapia intensiva sono aumentati. Per tutte queste ragioni, possiamo dire che la carica virale è diminuita, mentre la virulenza del virus rimane identica.

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Benedetta Muda
Sono laureata in Biotecnologie Mediche alla Statale di Milano. Studiando nella capitale della moda non ho potuto che cedere alla follia del Fashion System: da anni lavoro come assistente fotografa per uno dei più affermati Fashion photographer in Italia. Scrivo con l'accuratezza e il rigore della scienza, lasciandomi guidare da quell'emozione propria solo all'arte.

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1 Commento

  1. […] di rinunce, anche perché nelle corsie dei reparti destinati ad accogliere i pazienti affetti da Covid-19 non c’è stato un attimo di sosta. E, in modo particolare nel nord Italia. Ad ammalarsi, […]

Rispondi a Nicola De Marco, testimonianza di un infermiere per Covid Annulla risposta

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