Accanto alle opere più conosciute dell’artista Michelangelo Buonarroti, esposte nei musei fiorentini, c’è la stanza nascosta della Sagrestia Nuova della Basilica di San Lorenzo, pochi ne hanno sentito parlare, ma ormai è quasi una certezza che aprirà al pubblico nel 2020; ad annunciarlo è stata Paola D’Agostino del museo Bargello dal quale dipendono le cappelle medicee.
Il celebre artista vi si rifugiò per oltre due mesi durante l’assedio di Firenze, nel 1530, per sfuggire alla vendetta dei Medici, in esilio dopo il suo tradimento in favore dei ribelli della rivolta popolare che li aveva spodestati.
La stanzetta, sette mq per due, è rimasta segreta dal Rinascimento fino al 1975, anno in cui fu scoperta dall’allora responsabile delle Cappelle, Paolo Del Poggetto.
Infatti, «durante i lavori di restauro del complesso di San Lorenzo, sulle pareti di questa cantina alla quale si accede dalla Sacrestia Nuova – seguendo la storica d’arte Sara Filippi – emersero dei segni realizzati a carboncino che l’allora direttore delle Cappelle Medicee, Paolo Dal Poggetto, fece scoprire e attribuì a Michelangelo Buonarroti».
Lo spazio è impreziosito, come si vede dalle immagini, da diversi disegni sulle pareti laterali e frontale, “vergati sulle anguste mura dallo stesso Michelangelo per sconfiggere la noia della sua permanenza forzata nel nascondiglio”. La stanza non è accessibile ai visitatori, ma è divenuta un “museo” d’arte in miniatura e preziosissimo: un tesoro che veramente pochi addetti ai lavori hanno potuto visitare. È possibile entrarci al momento solo con le moderne tecnologie.
Le pareti della stanza, come detto, sono state usate dal Buonarroti come supporto per realizzare diversi disegni con carboncino.
«Ci sono studi delle statue della Sacrestia Nuova, una testa di cavallo, la testa del Laoconte, ripensamenti sul David e altri soggetti – scrive Filippi – Michelangelo nei giorni che passò in questo luogo angusto non smise di essere Michelangelo, studiò, ricordò, pensò e rimuginò sul suo lavoro e su ciò che aveva visto, realizzato o progettato».
Perché un artista è sempre un artista.