L’arte che nasce dallo scarto
Al Corner MAXXI di Roma debutta per la prima volta in Italia Chris Soal, giovane artista sudafricano tra le voci più interessanti della scena internazionale, con la mostra “Spillovers: Notes on a Phenomenological Ecology”.
Dal 19 ottobre al 27 novembre 2025, il museo si trasforma in un laboratorio sensoriale dove stuzzicadenti, tappi di bottiglia, cemento e carta vetrata si liberano dalla loro funzione originaria per diventare organismi visivi, proliferazioni cellulari, paesaggi geologici in miniatura.
Il concetto di tracimazione
La parola chiave è spillover: tracimazione. I materiali debordano, superano confini e categorie, mutano in nuove entità. La percezione stessa è chiamata a tracimare, spingendoci oltre ciò che conosciamo.
Le opere di Soal sono gesti di accumulazione e stratificazione, ma soprattutto atti poetici che rimettono al centro il ciclo naturale vita-morte-rinascita, mettendo in crisi le logiche lineari del consumo.
Un ecosistema in miniatura
L’allestimento, curato da Cesare Biasini Selvaggi e prodotto dalla Fondazione D’ARC con la collaborazione di Piero Atchugarry Gallery e Montoro12 Gallery, costruisce un ecosistema scultoreo: un mondo che vibra tra rigore formale ed esplorazione immaginativa, dove la materia inerte si fa organismo.
È una fenomenologia del riuso che invita a guardare alla materia non come residuo, ma come promessa di trasformazione.
Un artista in ascesa internazionale
Classe 1994, con base a Città del Capo, Chris Soal ha già esposto al Brooklyn Museum di New York, alla Norval Foundation in Sudafrica e al FRAC MECA di Bordeaux. Ha collaborato con la maison Christian Dior per la quinta edizione del progetto Lady Art e le sue opere fanno parte di collezioni museali come il De Young Museum di San Francisco e il Museum of Old and New Art in Tasmania.
La sua ricerca intreccia scultura, ecologia e poesia, trasformando ogni scarto in nuova possibilità.
Un invito a fermarsi
Spillovers è più di una mostra: è un esercizio di attenzione. Ci chiede di guardare alle cose con occhi diversi, di ascoltare la vita che scorre anche in ciò che appare spento o inutile.
È un invito a lasciarsi attraversare dalla fragilità e dalla forza della materia, scoprendo che tutto – persino un tappo di bottiglia – può raccontare il mondo che viviamo.