Era da molto tempo ormai che non riprendevo più la nostra rubrica londinese, ma eccomi qua, sono tornata! Vi ricordate il mio ultimo post? Vi parlavo di Greenwich! Continuiamo il nostro tour!

Partiamo allora con le nuove piccole chicche che ho esplorato questo inverno, quando sono tornata a Londra per Natale. A dirla tutta non è stata poi una così intelligente scelta quella di tornare per soli 5 giorni, contando che la Vigilia, a Natale ed a Santo Stefano i mezzi, come alcune parti della città sono dormienti. Eppure vederla durante Natale, anche se per poco, è stato emozionante.

Un po’ come nei classici film natalizi americani che ogni anno ci propinano alla televisione: decorazioni e musichette ovunque, si riesce a respirare aria di vacanze, eccetto per i poveri lavoratori destinati a lavorare, i quali però non si lasciano abbattere e affrontano il periodo più delirante dell’anno con il sorriso. Difatti il 26 dicembre è il Boxing Day, che da ufficialmente inizio agli sconti, nonostante vengano ormai anticipati di un mese rispetto i nostri, perché si sa che gli inglesi sono più furbi di noi sugli affari.

Tornando a noi, sono atterrata il 22 mattina e nel pomeriggio ovviamente, nonostante l’alzataccia ero già a caccia di Lei, il mio piccolo grande amore, per citare Baglioni un po’ fuori contesto. Ho raggiunto subito il Leadenhall Market, un mercato coperto in zona Bank/Monument, molto stile Harry Poter, con negozi di vini pregiati e formaggi. L’aria natalizia pervadeva tutta l’area. Un grande albero attirava tutte le attenzioni insieme al grande rimbombo di voci dei lavoratori usciti nella pausa pranzo per un pasto veloce o qualche birra. Mi sono decisa a mangiare in un posticino molto carino ed easy: coreano, il Bibimbap. Nome impronunciabile, ma non avevo mai provato la loro cucina e devo ammettere che mi è piaciuta molto. Si sono possono creare le proprie zuppe o il proprio riso, i piatti vegetariani o di carne, insomma super consigliato!

Questa zona di Londra, non l’avevo ancora battuta a piedi e inutile dirlo il mio sguardo si perdeva in ogni minimo dettaglio. Come non poter riprendere i giochi tra palazzi vecchi e nuovi, loro uno accanto all’altro come due amanti in simbiosi, che non si vergognano di essere così diversi, anzi si amano per questo, ed infondo Londra è così anche con le persone: le differenze le accoglie, non le respinge, le ama, non le odia.

In realtà il tutto è per dire, che mentre cercavo di raggiungere il The Royal Exchange mi sono persa. Ovviamente girando un po’ in tondo, gira di qua e di là sono riuscita a trovare questo stupendo edificio. Nella sua storia, come potrete vedere, ha ricoperto qualsiasi tipologia di ruolo, da banca a magazzino, per essere ora un lussuoso centro commerciale e area di ristoro per coloro che lavorano nei dintorni. Anche se ero del tutto fuori luogo, la mia curiosità era troppo grande per non entrare, infondo è un luogo per turisti anche quello, nonostante sia poco conosciuto.

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Ammetto che, probabilmente quando non era un luxury mall, poteva avere maggiore fascino, ma anche così vi stupirà. Quando entro in un edificio, moderno o antico che sia guardo sempre il soffitto, non so il perché, tendo a farlo anche quando esco di casa, scruto il cielo, quasi volessi cogliere un segno o semplicemente constatare che c’è ancora, che va tutto bene. Il cielo ti dice se piove o c’è il sole, per me i soffitti raccontano molte più storie dei muri e dei pavimenti. Questi li può ricoprire spesso, ma un soffitto no. Il soffitto resta e ha colto tutto. Da quando è lì ha visto tutti passare, ha visto il mutare delle funzioni, ha visto la gente innamorarsi, ridere, piangere, lottare. Come il cielo, lui c’è sempre. Il The Royal Exchange mi ha lasciato questa sensazione di storia che non se ne è andata nonostante i negozi di lusso.

Ormai si avvicinava l’ora del tramonto, così attraversando Albert Bridge sono corsa al The Shard. Era da tempo che volevo salire per vedere Londra dall’alto. Non sapete il coraggio che mi ci è voluto. Io e le altezze non andiamo per nulla d’accordo. Soprattutto se riesco a vedere quanto in alto sono. Ma le paure prima o poi vanno affrontate e fatelo, perché ne vale la pena, magari fate i furbi come me e non avvicinatevi troppo ai vetri!

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La vista era da togliere il fiato. Il tramonto aveva reso la città di un rosso fiammante, forse un po’ i colori con cui appariva nell’incendio del 1666. La luce irradiata dal sole, il quale pian piano stava dando spazio alla notte, si fondeva con lo skyline dei palazzi e la luce delle vie, degli instancabili uffici dei lavorati. St. Paul si ergeva fiera tra i colori del fuoco, insieme a Westminster. Più in là, non di meno conto, ecco anche la Tower of London e Tower Bridge, il cui colore blu acceso si perdeva nelle sfumature della scarsa luce ancora disponibile, eppure sembravano rivendicare un posto in quel magnifico gioco di luci, come a dire hei fuoco, ci sono anche io.

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Marina Greggio
Innamorata delle lingue e colleziono instancabilmente viaggi. Nel tempo libero scrivo, leggo, corro e mangio. Milano e Londra sono le mie due case, i due posti in cui il mio cuore si divide.

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