Il problema più diffuso che ho riscontrato con la lettura delle Carte, è l’eccessivo individualismo portato spesso all’estremo. Indagarsi, è un punto di partenza importante: questo atteggiamento mentale però viene sviluppato a livelli ingestibili, dove il soggetto alla fine vede solo se stesso. Il sapersi relazionare diventa poi il punto debole di fondo, per chi eccede in questo egocentrismo assoluto. Per imparare ad evolvere in tale ottica, bisogna in effetti partire da un autoanalisi che deve interrompersi per dare spazio anche agli altri. L’equilibrio di saper dosare chi e cosa siamo noi, in sinergia con l’ambiente che il prossimo, darà la base, per maturare un percorso costruttivo. Un caso emblematico fu di una cliente, dove le sue sofferenze erano sempre al centro di tutto: poteva viaggiare, divertirsi con le amiche, andare a teatro ed avere mille altri impegni e svaghi, dove alla fine non si gustava nulla, perché anteponeva ossessivamente senza tregua, solo se stessa. Ogni interazione con l’ambiente esterno era disturbato al suo “io assoluto“: dal “lamentare che sentiva caldo, piuttosto che freddo, se poi ad esempio era con gli altri, proponeva solo monologhi delle sue disgrazie o ansie. Insomma sempre e solo lei: sia nel bene che nel male. Questo modo di essere, porta alla pura alienazione. Infatti i Tarocchi non riuscivano a dare una risposta ai suoi vari quesiti, se non insistentemente al blocco generalizzato, dato dall’Arcano Maggiore dell’Appeso. Era prigioniera di se stessa in ogni contesto e per questo, poi insoddisfatta perennemente. Gli altri dovevano però preoccuparsi per lei in tutto e se non riceveva tale trattamento, andava in crisi. Il vero problema era fondamentalmente nel suo malsano protagonismo proiettato su tutto e tutti. Un continuo “io” ridondante che comporta alla solitudine nel non saper accogliere ed ascoltare il resto all’infuori di se…
Stefania Merello