Christine Bleny è un’artista francese che per oltre 25 anni ha dipinto presso diversi Atelier. Dopo un’infanzia in cui aiutava la madre a dipingere fu notata dall’artista ed insegnante d’arte Alain Maymo è diventata la migliore sua discepola, scoprendo pian piano il suo talento. Il  suo spirito artistico è profondamente influenzato dall’impressionismo e dal realismo francese, che si evince nei suoi dipinti, in cui emerge l’attenzione verso i volti e i corpi femminili, la natura e il cosmo, con particolare spicco verso l’utilizzo di colori come il rosso e il blu cobalto tendente al violaceo. In questi giorni Christine espone assieme all’artista siciliano Lorenzo Chinnici all’Open Your Art di Milano. Alpi Fashion Magazine l’ha intervistata per ripercorrere le origini del suo talento e del suo modo di esprimersi attraverso un dipinto che è una finestra aperta sul mondo.

Lei dipinge da quando ha 17 anni. A cosa si ispira?

In realtà è un po’ prima di 17 anni, non ho aggiornato la data sul mio sito, ma lo farò sicuramente nei prossimi giorni. Da adolescente, ho scoperto la passione per l’arte grazie a mia madre come attività terapeutica per aiutarla ad uscire dalla depressione. Lei realizzava copie dei grandi capolavori classici di Rembrandt, Courbet, Renoir e molti altri maestri. Io ero solita studiare i libri dei Grandi Maestri e la aiutavo a scegliere il soggetto di cui ne avrebbe realizzato una copia e correggevo gli errori che notavo. Da allora ho iniziato a sviluppare uno spirito di osservazione e a nutrire amore verso l’arte. Il momento vero in cui ho deciso di iniziare a dipingere è stato quando ho incontrato il mio ex marito. Avevo 28 anni ed egli era un insegnante di arte, un artista e un poeta, da quel momento ho avuto una reale voglia di dipingere e da allora non ho più smesso. Ci sono tanti aspetti della vita quotidiana da cui traggo ispirazione. Per esempio, una passeggiata sul lungo mare o in un bosco, una storia, una bella persona, un tramonto i colori  e tanto altro. L’arte è prima di tutto un veicolo di comunicazione dall’artista verso il pubblico. Non mi pongo limiti, dipingo ciò che sento e questo credo che si evinca dai miei quadri.

Quali sono i soggetti e le tecniche preferite?

Preferisco raccontare storie di donne, quella che io chiamerei arte narrativa. Può essere una donna che emerge da un bosco con una sensazione eterea (vedi Golden Girl) o una donna che assume la forma di un albero, l’albero che diventa la sua casa (vedi Leaving Home). Può essere un sogno o un momento particolare nella vita del soggetto, un momento di riflessione (vedi i mei dipinti “Deep Thoughts”) o un momento di dubbio (see Miss Coquelicot). Nei miei quadri uso i pennelli ad olio, resto quindi fedele agli antichi maestri! Amo anche dipingere paesaggi, per questi uso la tecnica della spatola. Da un paesaggio mi piace catturare la sua energia con i colori e la pasta ruvida e veloce del coltello.

Quali sono i tuoi punti di riferimento del passato e del presente?

Come accennato brevemente, la mia formazione artistica è iniziata con lo studio degli antichi maestri, attraverso una profonda osservazione dei colori, contrasti, forme e composizioni. Io stessa ho realizzato imitazioni dei capolavori per imparare e migliorare la mia tecnica. La mia insegnante d’arte era un fan di Salvador Dalì, da allora sono stata incuriosita dallo stile surreale e la precisione del suo lavoro. Vorrei utilizzare lo stile surrealista di dipingere un concetto o il messaggio che intendo comunicare. Ad esempio, “Jad’or” è uno dei dipinti che presento in questa mostra. Qui ho voluto dimostrare che dietro le apparenze sociali si trova la persona vera, che mostra con una maschera scrostata la sua pelle. Amo anche i colori di Gauguin, l’impressionismo e la leggerezza di Claude Monet, i modelli che circondano i soggetti di Gustave Klimt, la linea e le figure di Sandro Botticelli, il modo di dipingere di Lorenzo Chinnici, con i colori vivaci e l’uso delle luci, l’espressione dei volti e le attività dei soggetti. La mia serie preferita sono i Bambinos, soprattutto i “bambini in bici”.

Come è iniziata la collaborazione con Lorenzo Chinnici?

È iniziata non molto tempo fa, nel 2015 quando l’ho incontrato durante una esposizione artistica c’è stato un piccolo incidente riguardante il dipinto “Evasione”. Essendo entrambi appassionati di arte, abbiamo avuto un disaccordo. Ma penso che nella vita conta il futuro e non il passato ed è importante guardare avanti verso i nostri obiettivi. Ogni cosa può essere superata, anche i disaccordi, trovando le giuste parole. Ho incontrato nuovamente Lorenzo Chinnici all’esposizione “Fire on water” sul lago di Como, nell’estate 2016, dove abbiamo sigillato la nostra nuova amicizia, programmando un tour di esposizioni nel 2017 che inizia a fine mese nella città di Milano. Lorenzo Chinnici è diventato il mio mentore e mi ha dato tanta fiducia osservando nella mia arte potenza, energia e il marchio del mio stile personale. Avere un mentore è un dono prezioso perché mi guida nella mia carriera artistica, che non è un percorso facile, richiede non solo essere creativi, ma anche tenaci. Come artista ci sono momenti in cui si può dubitare di se stessi, Lorenzo mi aiuta a superare i dubbi e ad uscirne più forte.

Qual è il significato simbolico del dipinto Evasione che sarà presentato all’Open Your Art di Milano?

Ho giudicato un dipinto, che in quel momento non ho capito, ho sentito che era un dipinto incompiuto. Chi sono io per giudicare o criticare un dipinto di un maestro? Da allora ho capito ciò che l’artista voleva comunicare, un uomo in fuga da un buco profondo e uscendo trova la luce che si affaccia alla fine di quel momento buio. Il messaggio è che, nonostante il buio di una situazione, la luce può essere ritrovata e trasformata in un futuro ancor più luminoso. Ho il privilegio di partecipare ad una mostra di un maestro che apre la porta ad un futuro artistico ancor più luminoso.

Continuerà a lavorare con Lorenzo Chinnici?

Sarebbe per me un onore dipingere al fianco di Lorenzo Chinnici e ascoltare i suoi preziosi consigli, abbiamo programmato di incontrarci quest’estate in Sicilia. Abbiamo ancora molte co-mostre programmate per quest’anno.

Quali sono i tuoi programmi per il futuro?

I miei piani sono di continuare a fare arte con propositi edificanti, inviando attraverso meravigliosi dipinti il messaggio che abbiamo un grande potenziale che credo sia inesplorato, perché siamo spesso intrappolati giorno dopo giorno nei nostri problemi.

Marianna Gianna Ferrenti

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Marianna Gianna Ferrenti
Sono una giornalista pubblicista lucana. Dopo alcune esperienze sul territorio, ho allargato gli orizzonti, affacciandomi nel 2012 al mondo del social journalism. Laureata magistrale in Scienze filosofiche e della comunicazione, dopo un corso di Alta Formazione in Graphic Design ed Editoria digitale, finanziato dal Fondo Sociale Europeo, ho arricchito il mio background con competenze tecniche nell'ambito della scrittura digitale

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