Sembra di scorgere le cime di qualche montagna e all’improvviso ritrovare in quelle stesse montagne dalle cime incerte, smussate dal tempo o ancora ripide, quella che si potrebbe definire la metafora del mondo: il vecchio e il nuovo che si ricongiungono e danno vita ad un panorama da toglier il fiato, inimitabile e difficilmente rappresentabile per quanto ineguagliabile.

È il lento frusciare di un fiume, di una tecnica mai dimenticata. Il tempo può distruggere, creare, ma anche innovare e tenere saldo tutto ciò che è tradizione e quindi classificato come qualcosa di prezioso, come qualcosa detentore di un immenso valore.

Questo è il Made in Italy che racconta non solo dei semplici prodotti lavorati interamente in Italia, ma qualcosa di autentico che racconta una maturità acquisita col tempo, storie di uomini e di donne che mossi dalle loro passioni e ingegno artistico e tecnico hanno dato vita a qualcosa che non è solo utile, ma nella maggior parte dei casi unico ed elegante.

1512461_1400777056841989_1749787711_nIn tutto questo walzer di maestria, gusto ed eleganza, i ballerini che sono i principali attori protagonisti il più delle volte inciampano, quando la tenacia del loro lavoro non è ripagata al prezzo giusto da dei mostri che comunemente vengono denominati mercato e burocrazia.

Viviamo in un mondo in continuo movimento e le scelte più difficili sono proprio quelle che ti consentono di restare immobile a ripetuti sbalzi e vincere con la tradizione che ci ha sempre contraddistinti.

Tradizione e innovazione sono parole che molto spesso giocano un ruolo da protagonisti insieme e lo fanno con quel filino di orgoglio che è consecutivo ai successi che proprio perché tali arrivano da sacrifici e lavoro di una vita.

Era il 1922 quando Paolo Mariani, in un piccolo paesino del Marchigiano, sfidò le sorti del tempo e le fece congiungere al lavoro, e alla volontà, la determinazione di costruire realmente qualcosa di buono.

Il tempo è stato fedele ed ha dato i suoi frutti, soprattutto emotivi. Il 1922 appartiene ad un passato non troppo distante, ma neanche prossimo al tempo che oggi stiamo vivendo, ma rivive nel lavoro di suo nipote che attento e scrupoloso fa risorgere nel suo lavoro ma soprattutto nei prodotti che si manifestano in maestria e una sorta di spiritualità, la stessa particolare voglia di creare emozioni per chi, ancora nei giorni nostri, ne riesce a dare il valore che merita.

Nei mestieri nei quali si fa viva l’arte e la necessità di consegnare a qualcuno un prodotto che rispecchi emotivamente il carattere di chi lo indosserà o ne farà uso, è una sorta di “vincolo” il passaggio del testimone che nella maggior parte dei casi è la vitalità, il carburante per far partire il motore dei sogni delle generazioni che verranno. Anche in questo caso gli affetti giocano un ruolo di primo piano e lo fanno in un modo elegante e senza troppo peso.

1743476_1400764873509874_1929962024_nPerché viviamo in un tempo nel quale per le aziende è una sorta di obbligo quello di cercare costantemente il modo di stare al passo coi tempi e “innovarsi”, trovare costantemente il compromesso per arrivare al momento in cui non vi sono più possibilità di ascesa.

Il lavoro dell’artigiano è dato da un misto di passione e sacrificio, che proprio come il talento è in grado di dare vita non a semplici prodotti da vendere ad un mercato che non da reale valore alla bellezza, ma aprirsi ad un mondo di esplosioni di emotività ineguagliabili.

Le reali sfide sono quelle che aiutano a definire ciò che siamo e ciò che vorremmo diventare e questo Paolo lo ha capito bene, dando vita a una bottega che mette insieme passione, sogni, e tanta arte.

Dal tempo ha imparato solo delle tecniche nuove che gli consentono di perfezionare i propri prodotti, che sono realizzati interamente con materiali organici, ma ciò che è riuscito ad affinare maggiormente è l’autenticità del suo carattere, del suo lavoro del proprio io dominante che proprio perché tale da vita a reali emozioni.

www.bottegapaolomariani.it

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Stefano Fiori
Stefano Fiori. Questo è il nome. Di solito non mi piace scrivere di me, la trovo pura esibizione di se stessi, ma è anche un modo per farmi conoscere ai lettori di ALPI FASHION MAGAZINE. Non mi reputo un ragazzo come tanti, e fin da piccolo ho coltivato l’idea che trascorrere del tempo con se stessi, con la propria individualità fosse un fatto affascinante, e da cui ne sto traendo qualche frutto. Scopri cose di te stesso, che probabilmente mai nessuno saprà mai. Impari che persino il silenzio ti entusiasma, ma non quanto il rumore, che insieme hanno la particolarità di avvolgere la sensibilità che ti sei creato nel tempo. I libri sono sempre stati il mio nutrimento, la mia più grande ispirazione. Mondi nel quale rifugiarsi e vivere quando non sopporti più l’idea di vivere in silenzi immensi. I libri sono colore, uno per ogni stato d’animo. Il sorriso la mia caratteristica. Non c’è una fotografia, un vecchio filmato nel quale io non sorrida. Sono sempre stato un bambino sereno, nel senso che la mia eleganza consisteva, fin da piccolo nel procedere a passi felpati, per paura di disturbare, persino a casa mia, quello che poi sarebbe diventato il più grande regno degli amori, più che di semplici affetti. Col tempo scrivere è diventato quel modo di colmare quei vuoti, nei quali dominava l’inconsistenza più assurda. Un modo per emozionarmi, e talvolta emozionare. Scrivere mi aiuta ad amplificare il dislivello tra l’essere e l’apparire. Ciò che mi definisce, almeno fino a questo punto è una sensibilità maturata col tempo, ed un amore per la bellezza, per l’arte, per i sorrisi. Mi piace pensare che queste tre cose siano collegate e possano in qualche modo rendere più autentiche in quanto più consapevoli le persone, che muovono il mondo e gli danno dinamicità e pregio, gli danno vita. www.newstilepublications.com

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